Il cardinale Bartolucci: una musica scaturita dalla fede

Fu direttore della Cappella Sistina dal 1956 al 1997. Domani le esequie nella Basilica di San Pietro presiedute dal cardinale Angelo Sodano

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Sei papi hanno assistito ai suoi concerti e il suo nome potrà essere annoverato negli annali della Chiesa come uno dei più grandi maestri di cappella. Il ricordo del ministero del cardinale Domenico Bartolucci, scomparso a Roma lunedì scorso all’età di 96 anni, sarà difficile da dimenticare. Domani i funerali nella Basilica di San Pietro, celebrati dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Al termine della funzione, Papa Francesco presiederà il rito dell’Utima Raccomandazione e del Commiato.

Il porporato musicista, “venerato Maestro” nelle parole di Benedetto XVI, ha dedicato quaranta anni all’incarico di direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, dal 1956 al 1997. La musica sacra, però, ha scandito tutti e 96 anni gli anni della sua vita: da quando bambino ascoltava il padre operaio canticchiare Verdi e Donizetti, fino alla stesura della ultima straordinaria composizione, il Christus circumdedit me.

Soprattutto – disse ammirato Papa Benedetto dopo un suo concerto in Aula Paolo VI nel 2011, un anno dopo averlo creato cardinale – è stata la fede “la luce che ha orientato e guidato sempre” la vita del compianto maestro, “che ha aperto il suo cuore per rispondere con generosità alla chiamata del Signore”. La stessa fede – diceva il Papa emerito – da cui “è scaturito anche il suo modo di comporre”.

Nato il 7 maggio 1917 a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, Bartolucci entrò nel seminario fiorentino dedicandosi subito alla musica con Francesco Bagnoli, maestro di cappella del duomo di Firenze. Per questo, venne presto incaricato di accompagnare all’organo le esecuzioni corali in cattedrale. Alla morte di Bagnoli fu lui quindi il naturale successore e, negli stessi anni, iniziò a comporre le prime messe, i primi mottetti o madrigali, le musiche organistiche e cameristiche, ma soprattutto La Tempesta sul Lago del 1935, il suo primo oratorio.

Il 23 dicembre 1939 ricevette l’ordinazione sacerdotale e il diploma in composizione e direzione d’orchestra con Vito Frazzi al conservatorio fiorentino. Si trasferì poi a Roma con l’intento di maturare una conoscenza più profonda della musica sacra. Non trascorrono molti anni dalla nomina a vice maestro della Cappella Sistina, su indicazione dell’allora direttore Lorenzo Perosi. Nel 1952 compose l’oratorio L’Ascensione, con il quale viene inaugurato a Città del Messico il nuovo santuario della Vergine di Guadalupe.   

Morto Perosi nel ’56, è Papa Pio XII a volerlo come direttore perpetuo della Cappella Sistina. Due anni dopo, ricevette da Giovanni XXIII l’approvazione per il progetto di riorganizzazione della Cappella Musicale Pontificia. Ottenne così una sede adeguata per le prove e per l’archivio, e definì l’organico stabile dei cantori adulti, dando vita anche alla Schola puerorum dedicata esclusivamente alla formazione dei ragazzi.  

Il porporato è stato autore di una vasta produzione musicale: oltre 40 volumi pubblicati dalle Edizioni Cappella Sistina, senza dimenticare i sei libri di mottetti, sei di messe, laudi, inni, cantici e una serie di oratori e messe per soli, coro e orchestra. Come “regalo” per il suo ottantacinquesimo compleanno, venne costituita la Fondazione Domenico Bartolucci, per conservare e diffondere il notevole patrimonio musicale da lui composto. Tra gli illustri membri della Fondazione, anche il cardinale Joseph Ratzinger.   

Testimone di una Cappella Sistina in cui “il luogo e il coro erano un tutt’uno”, Bartolucci ricordava gli anni in cui “la musica non era un semplice ornamento, ma dava vita al testo liturgico e il cantore era come un sacerdote”.

“La musica è arte con la A maiuscola” piaceva dire al cardinale. “La scultura ha il marmo, l’architettura l’edificio… La musica la vedi solo con gli occhi dello spirito, ti entra dentro”. “E la Chiesa – affermava – ha il merito di averle dato la grammatica e la sintassi”. Suo desiderio incessante è stato che la Chiesa si riappropriasse di questo ricco patrimonio, proseguendo lo spirito del canto gregoriano, dove il cantore non è semplice artista, ma colui che predica cantando.

Intere generazioni di giovani e adulti, educate in Sistina alla bellezza della polifonia, devono un pezzo della loro anima artistica al maestro Bartolucci. E ognuno dovrebbe essere grato al cardinale, che – come affermarono Papi e cardinali – attraverso le sue raffinate partiture, ha permesso a tutti di avere “una possibilità di incontro con il Signore”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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