Il Cardinal Tauran e la triplice sfida per cristiani e musulmani

Il porporato parla di identità, alterità e sincerità ad un convegno a Villeurbanne

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VILLEURBANNE, mercoledì, 2 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Esiste un triplice sfida che cristiani e musulmani devono affrontare, ha affermato il Cardinale Jean-Louis Tauran in una conferenza svoltasi a Villeurbanne (Francia) il 17 novembre.

Si tratta della “sfida dell’identità” (sapere e accettare chi siamo), della “sfida dell’alterità” (le nostre differenze sono fonte di arricchimento) e della “sfida della sincerità” (i credenti non possono rinunciare a proporre la propria fede, ma devono farlo entro i limiti del rispetto e della dignità di ogni essere umano).

Nel suo intervento, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha ricordato che questo dialogo “si basa sulle relazioni di fiducia tra i fedeli di varie religioni per conoscersi, arricchirsi reciprocamente e considerare come cooperare per il bene comune”.

“Ciò non presuppone la rinuncia alla propria fede – ha indicato –, ma di lasciarsi interpellare dalle convinzioni dell’altro, di accettare di prendere in considerazione alcune argomentazioni diverse dalle mie o da quelle della mia comunità”.

Per il porporato, “le condizioni per un dialogo interreligioso fecondo” sono molteplici: “avere un’idea chiara della propria religione”, “essere umili” (riconoscere gli errori di ieri e di oggi), “riconoscere i valori dell’altro” (che non è necessariamente un nemico) e “condividere i valori che abbiamo in comune”.

Nel dialogo interreligioso, “non si pone la propria fede tra parentesi, e quindi si riconosce la propria tradizione”.

“Per essere sincero, il dialogo deve essere realizzato senza secondi fini”, ha proseguito. “I credenti possono offrire ai loro compagni di umanità, in particolare ai responsabili delle società, i valori che possono contribuire all’armonia dello spirito, all’incontro delle culture e alla conservazione del bene comune”.

Il Cardinale non ha mancato di riconoscere le “gravi difficoltà che sussistono”, citando “i leader musulmani più accesi che non sono capaci di riconoscere ai propri compagni di fede la possibilità di cambiare religione secondo la loro coscienza”.

Allo stesso modo, ha indicato che “il nuovo clima che sperimentiamo nell’ambito delle élites non è ancora penetrato alla base della società”.

“Sono certo che è necessario continuare a incontrarsi per ascoltare, comprendere e proporre i modi concreti e modesti che possono aprire la via a dibattiti più profondi”, ha aggiunto.

“La storia delle religioni insegna che c’è solo un futuro possibile: il futuro condiviso”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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