Il cardinal Carlo Maria Martini e il “guado della fede”

Con il Vangelo di Giovanni passare dalla manna all’Eucaristia

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Il cardinal Carlo Maria Martini commentò il capitolo sei del Vangelo secondo Giovanni il 22 aprile 1988 alla Convocazione nazionale del Rinnovamento dello Spirito. In tale circostanza mise in evidenza l’invito di tale brano a transitare il “guado della fede”, ossia a passare dalla manna all’Eucaristia, dai doni del Signore al Signore dei doni. Un passaggio determinante nel cammino personale e comunitario, come evidenzia il seguente brano.

Gesù ci ha insegnato nel discorso di Cafarnao a cercare e gustare a partire dalla manna e al di là di essa, quel frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Ci insegna a capire come il vero pane, la vera manna è Lui. Sei tu, Signore, il pane dal cielo, sei tu che dai lo Spirito: il pane e lo Spirito che effonde nei cuori la carità. E a queste cose occorre aspirare anzitutto; sono esse che hanno una irradiazione gioiosa e contagiosa. Gli altri carismi sono tappe intermedie, oasi nel deserto, stazioni di passaggio, aiuti per il cammino, manifestazioni per l’utilità: non sono un punto di arrivo, non sono la terra promessa, non sono lo stesso Cristo Signore, unico premio di coloro che lo cercano. La carità irradiante lode e gioia, ecco dunque il carisma che voi diffonderete nella Chiesa. Quella carità, quindi, che mi piacerebbe qui parafrasare con altre parole (1Cor 13), con parole vicine alla nostra esperienza, quella carità quindi che è scioltezza nella preghiera e nella vita, misericordia, compunzione, pace interiore, senso della tragedia del peccato, e senso della misericordia del Padre, compassione per tutti gli smarriti, coscienza della propria debolezza, disciplina gioiosa del corpo e dello spirito, attenzione alle piccole, grandi necessità altrui, senso vivo della piccola comunità parrocchiale e della più vasta chiesa locale, amore per la comunione tra i fratelli, obbedienza umile all’autorità anche nel discernimento dei propri carismi, prontezza a fare piuttosto l’altrui volontà che la propria, prontezza a perdonare, gioia di essere ritenuti gli ultimi, beatitudine nella persecuzione. Occorre aiutare ogni gruppo, il proprio gruppo, a passare questo guado di Cafarnao, a passare dalle forme più sensibili ed esteriori della preghiera a quella interiorità che è dono dall’alto e che tu o Dio hai preparato in abbondanza per gli ultimi tempi. Occorre anche invitare a passare dalla manna al pane del cielo, nel senso di saper andare oltre i primi gradini della lettura della parola di Dio e della meditazione discorsiva, che rimarranno sempre necessarie e utili, ma che non eserciteranno il loro dinamismo, se non giungeranno al pane celeste dell’orazione interiore, alla contemplazione evangelica, al guardare con adorazione e affetto colui che è stato trafitto.

È qui che si attua li vero e proprio dono dello Spirito: le lingue, le profezie, in qualche senso anche le guarigioni, non sono che riverberi esteriori dello Spirito dato all’intimo del cuore. Esse passeranno anche nel cammino pedagogico del credente e dei gruppi; resterà la carità, l’amore gratuito di Gesù e dei fratelli, la perla preziosa, li tesoro nascosto del vangelo. Questa è la santità popolare laicale che sta nascendo per la Chiesa e nella Chiesa. Non è vista da quelli che hanno occhi e non vedono, orecchi e non odono, ma per quelli che Dio ha chiamato già si manifesta anche in mezzo a voi come forza di Dio e sapienza di Dio, per intercessione di Maria, la Vergine silenziosa e fedele. È il pane dei laici, cioè della gente semplice che non può accedere ai laboratori dei dotti e degli illuminati ma si nutre della presenza di Gesù e si assoggetta al giogo di colui che è mite ed umile di cuore, di colui che ci nutre tutto il giorno col pane del Padre, nella quotidianità della vita ordinaria, al di là di eventi esteriori o interiori, straordinari o folgoranti. È il pane di Elia nella cui forza si cammina quaranta giorni, cioè un’intera generazione nel deserto, verso il Monte di Dio. Si cammina lasciando dietro di sé tutte le immagini, i veli, le figure, i gesti, i simboli, per entrare tremanti e nudi al cospetto della Presenza. Ammettici Signore a questo tuo cospetto, dacci il pane dal cielo, dacci te stesso che sei il pane vero, dacci oggi il nostro pane soprasostanziale. Vieni Signore Gesù.

Il testo completo e approfondimenti in:

http://www.rns-italia.it/news/CardMartini/OmeliaMartini.pdf

http://www.cristianocattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/formazione-e-catechesi/verso-il-giubileo-con-il-cardinal-carlo-maria-martini.html

http://www.cristianocattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/speciali/noi-e-l-islam.html

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ZENIT Staff

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