Il battesimo dell'immaginazione: un viaggio con John Henry Newman

Un conferenza di aggiornamento per gli insegnanti di religione

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di Gabriella Salinetti

ROMA, sabato, 28 aprile 2012 (ZENIT.org).- “L’evangelizzazione e il battesimo dell’immaginazione sono un presupposto fondamentale per l’apertura dell’uomo contemporaneo alla fede e per la riuscita della ‘Nuova Evangelizzazione’ tanto desiderata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”: è quanto sostiene il teologo libanese Robert Cheaib, docente di Teologia presso L’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Durante una conferenza organizzata dalla Diocesi di Civita Castellana, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Trocchi”, ove Cheaib è anche docente. L’incontro, svoltosi lunedì 23 aprile presso la Sala Conferenze della Curia di Civita Castellana ha visto la partecipazione di oltre cento insegnanti di religione della diocesi, di molti studenti di teologia e numerosi uditori.

L’intervento del teologo verteva sul pensiero e l’esperienza umana del Beato John Henry Newman.

La relazione è stata introdotta da una prolusione del Vescovo di Civita Castellana S.E. Mons. Romano Rossi, che ha invitato i presenti a “gustare e interagire” con quanto sarebbe stato detto di lì a poco, cogliendolo come un’occasione per “oggettivare quel percorso personale di lettura dell’evento cristiano, di fede”, per poter trasmettere agli altri, oltre ai concetti, la propria sintesi.

“Queste piste di approccio alla fede – ha continuato il prelato – non sono speculazioni astratte, ma sono oggettivazione del vissuto dei grandi spiriti”, il valore delle quali è di mostrare come la “teologia fondamentale, come fondamento dell’accesso alla plausibilità della Rivelazione, non è un insieme di elaborazioni fatte a tavolino”.

Prendendo la parola, il teologo ha esordito: “Se vuoi conoscere un uomo cerca di capire come prega”, introducendo il suo discorso con una preghiera del Beato Newman, definito “il padre assente del Concilio Vaticano II”.

La relazione, che si è presentata anche come un “invito alla lettura”, ha preso le mosse dai quattro “nemici” che Newman ha affrontato: il razionalismo, considerato dal fellow di Oxford come antirazionale e antiumano perché riduce l’uomo a una delle sue tante facoltà; l’evidenzialismo, che affronta tutto con una mente da laboratorio; il liberalismo, che sotto il velo della benevolenza universale “uccide la fede nella capacità veritativa dell’uomo” e nega ogni valore soprannaturale nella religione; e il sentimentalismo, vale a dire la “privatizzazione della religione e la sua riduzione a sentimento privato”.

La coscienza come testimonium animae e testimonium Dei

Poi il Prof. Cheaib, giornalista dell’agenzia Zenit, è passato a mostrare il percorso tracciato da Newman, partendo dalla fiducia dell’autore nell’umano, dalla “irrinunciabilità dell’intuizione dell’io”, e il passaggio necessario da quest’intuizione esistenziale alla percezione di una “eco” nell’interiorità dell’uomo, l’eco che rimanda a una parola.

Il teologo ha spiegato come per Newman la coscienza, definita come “grande maestra interiore di religione”, è al contempo una testimonianza dell’io dell’uomo (testimonium animae) e un’attestazione di Dio e della sua voce (testimonium Dei).

Il teologo ha poi spiegato la distinzione newmaniana tra “implicit reason e explicit reason che segna un tracciato importante tra la capacità di ragionare e la capacità di argomentare a parole il proprio ragionamento”. Newman è stato un grande difensore della fede dei semplici. Il suo lavoro teologico ha saputo distinguere tra “l’aver ragioni per credere” e la capacità di “dare ragione di questa fede”.

Newman ha incarnato perfettamente la ricerca di equilibrio tra fede e ragione, quell’equilibrio che ben esprime Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”.

Introducendo in seguito il concetto di immaginazione il teologo ha detto: “Newman dedica tanta attenzione al «carattere morale» (moral character) costituito dalle «disposizioni mentali» (habits of mind) indispensabili al successo nell’indagine, sia per l’investigazione filosofica sia per la fede. Senza tali disposizioni è impossibile estendere la sfera della nostra conoscenza”.

Ciò che Newman mette in rilievo, quindi, è “l’interazione tra l’elemento oggettivo e l’elemento soggettivo che si mostra decisivo nella storia personale di conversione”.

La via dell’immaginazione verso Dio

Il passo successivo è stato dunque la spiegazione della cosiddetta “via dell’immaginazione”, inizialmente temuta da Newman come pericolosa per la fede, in quanto “nell’uomo l’immagine tende a prendere il posto del ragionamento”, ma poi rivalutata nel suo ruolo centrale, se ben orientata. L’immaginazione infatti è “radicata nella persona, costituisce l’intera sua capacità percettiva. Se vogliamo convertire le persone dobbiamo battezzare l’immaginazione”.

Il teologo fondamentale ha però messo in guardia i presenti dal comprendere l’immaginazione come “fantasia”, spiegando chiaramente come per Newman essa sia “quella facoltà con la quale formiamo la nostra visione del mondo. L’essere umano ragiona prima per immagini che per concetti. Lungi dall’essere facoltà irrealistica, è la facoltà delle nostre reali percezioni e visioni”.

“Newman – ha continuato il Prof. Cheaib – intuisce questo e dice, parlando di fede, che noi abbiamo due modi di acconsentire a un contenuto di fede: o acconsentiamo astrattamente con la testa; o acconsentiamo realmente, quindi ci coinvolgiamo nel gioco di fede. Orbene, questo assenso reale, Newman lo chiama indistintamente «assenso immaginativo»”.

Si vede qui il genio di Newman: l’uomo non è solo l’intelletto. «L’uomo – scrive Newman – non è un animale razionale, ma è un animale che vede, sente, contempla e agisce».

“Il nostro cuore, il nostro nucleo più intimo, non è raggiunto primariamente dai ragionamenti ma dall’immaginazione”. In quest’ottica, dunque, Cheaib ha invitato a considerare come la “guarigione di una immaginazione ferita” sia “condizione necessaria per accogliere il Vangelo come Buona Notizia”.

Dopo aver parlato della vita di Newman, del suo ritorno in seno alla Chiesa cattolica, del suo cammino di guarigione dell’immaginazione, il brillante teologo ha concluso la sua relazione con tre propositi pratici (che già in un precedente incontro erano stati assai apprezzati soprattutto dagli insegnanti di religione che hanno il compito non sempre facile di “tradurre” la teologia a misura dei propri alunni): ascoltare i ragazzi, ri-attirare l’attenzione sulla coscienza e riaprire la dimensione di meraviglia dinanzi all’umano “immagine e somiglianza di Dio”.

L’incontro di lunedì è stato il secondo di una serie di tre incontri organizzati dalla diocesi di Civita Castellana per gli insegnanti di religione dal titolo: “La fede tra esperienza e sapienza. Il primo incontro, tenutosi a marzo su sant’Agostino ebbe come tema: “La via del desiderio verso Dio. Viaggio con sant’Agostino”. Il prossimo incontro vedrà come protagonista il filosofo cristiano Maurice Blondel e la sua “Via della volontà verso Dio. La questione del senso come domanda teologica”.

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ZENIT Staff

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