Lodare / Pixabay CC0 - LoveToTakePhotos, Public Domain

Ignazio di Catania

Forse gli altri soffrono quando passiamo loro accanto con atteggiamento indifferente o distratto

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Ignazio è proprio un bel tipo, esuberante e sempre ottimista. Ogni volta che avevo occasione di passare per Catania, approfittavo per salutarlo. Vedendomi, correva  verso di me esplodendo in un abbraccio di gioiosa sorpresa e mi attorniava di mille attenzioni.
Erano ormai una decina d’anni che non lo vedevo. Passo per il suo convento e lo vedo in fondo al corridoio, seduto sulla sedia. Come si fa per sorprendere un amico, mi avvicino piano piano e, con un balzo, mi piazzo letteralmente davanti: “Ignazio!!!!”, gli grido festoso.
Ma lui alza gli occhi e, più spaventato che sorpreso, mi dice: “Ma tu chi sei…? Chi sei…? Da dove vieni!!?”. È stato un tuffo al cuore. Superato lo sgomento: “Ma non ti ricordi…? Sono Andrea” e, dopo aver risvegliato la sua memoria, mi riconosce, si alza in piedi di scatto e, come il suo solito e come se fosse la prima volta, mi abbraccia di gioia.
Scambio due parole col suo superiore. “Eh, si… – mi dice – da 2-3 anni attraversa periodi di amnesia totale. Spesso anche a me, che vivo con lui, chiede: ‘Tu chi sei?’. Per vederlo nuovamente gioire come fosse la prima volta, devo lavorare a ridestare in lui la mia identità”.
Io vivo con dodici confratelli. Nessuno di loro me l’ha rimproverato, ma forse qualcuno ne ha sofferto quando gli passo accanto con l’atteggiamento indifferente o distratto. Li ringrazio quando mi destano dalla mia amnesia e mi risvegliano la loro identità: Gesù. È la volta buona che scatto in piedi, nella totale disponibilità per attorniarli di mille attenzioni.
Ciao da padre Andrea
***
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Andrea Panont

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