Ida Giganti racconta dell'ascensore di Dio (Prima parte)

La lettura di un articolo critico suscita curiosità e fa nascere un apostolato del Regnum Christi in Sicilia

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Riportiamo di seguito la prima parte della testimonianza di Ida Giganti al convegno internazionale “La primavera della Chiesa e l’azione dello Spirito”, che si è svolto a Roma all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

***

Buongiorno a tutti. Innanzitutto mi presento.

Sono Ida Giganti, abito a Palermo, ho 47 anni, sono sposata da ventuno anni con Alfredo Sansone, abbiamo un figlio, Roberto, faccio l’avvocato penalista.

Sono veramente onorata di essere stata invitata a rendere la mia testimonianza in questo convegno così intenso a partecipato, ricco di contributi suscitati dallo Spirito Santo in tanti movimenti che hanno chiamato e chiamano persone da tutto il mondo a servire Cristo e la Chiesa.

Preparare questo intervento mi ha aiutato a riflettere sulla mia adesione al Regnum Christi ed a rendermi conto di come il Signore abbia preso un mio desiderio di bene e ne abbia fatto un progetto, che è andato molto oltre ogni mio pensiero.

Il Regnum Christi è iniziato a Palermo per frutto di una Provvidenza che ha agito in modo veramente fantasioso…. Ha preso spunto da un articolo di stampa, pubblicato sull’Espresso, un giornale che non compro mai, perché non ne condivido l’impostazione editoriale.

Eppure mi sono ritrovata a leggerne un numero, proprio quello da cui nasceva tutto,una copia  abbandonata in un corridoio di un ospedale nel 2004, mentre attendevo l’iter fastidioso di un lungo esame diagnostico che non avevo nessun desiderio di eseguire.

Apro una parentesi.

Nel 2001 per caso o per meglio dire per mano di Dio, mi diagnosticavano tempestivamente un carcinoma alla mammella. Una forma molto grave a causa della quale dovevo sottopormi ad un intervento chirurgico e ad una chemioterapia fortissima.

Una grande prova, con mio figlio che si preparava alla prima comunione e la sua mamma lontana ricoverata in ospedale.

In una parola posso dire che questa prova è stato l’ascensore di cui si è servito Dio per condurmi più  vicino a Lui e farmi rendere conto che oltre a lavorare per la professione e la famiglia, avrei potuto assumere incarichi specifici per Suo conto….

Torniamo all’esame del 2004.

Mi dispiaceva di non aver portato nulla da leggere, per cui ho messo tra le mani quella copia dell’espresso che, constatavo, risaliva anche a diverso tempo prima.

Mi colpiva un articolo in cui si stigmatizzavano proprio nuovi movimenti all’interno della Chiesa e si parlava malissimo di questi “Legionari di Cristo”, di cui non avevo mai avuto alcuna notizia.

Quello che più mi restava impresso era il grande numero di vocazioni, proprio perché in quel periodo ero a contatto con sacerdoti vecchi e stanchi.

Dove avevo lasciato vivacità, entusiasmo, iniziative, fedeltà al magistero, avevo ritrovato stanchezza, compromessi e sconfitte.

Ero già andata via dal reparto, ma sono tornata indietro a riguardare il giornale per ricordarmi bene questo nome strano. Legionari di Cristo.

Lo dico subito. Ero mossa da un interesse personale, quello che mi stava a cuore sopra ogni cosa. La formazione di mio figlio Roberto, ormai in preadolescenza e che, lo vedevo chiaramente, non avrei potuto più sostenere soltanto con la forza e la buona volontà di mio marito e mia. C’era un mondo contrario a tutti i principi alla luce dei quali  lo avevamo educato, pronto ad attaccare e sapevo che da soli non ce l’avremmo potuta fare. Insomma ero a caccia di aiuto, un aiuto che fino a quel momento non avevo trovato.

Torno a casa e mi collego ad internet, visito il sito di questi strani preti col nome battagliero e mi trovo in assoluta sintonia con il mio cammino personale, ma non capisco se c’è qualcosa per me che non ero affatto un sacerdote o un potenziale seminarista.

Mi affido ad una mail, mi telefonano, entriamo in contatto, scopro che esiste il movimento dei laici e che si chiama Regnum Christi, che si occupa di tantissime realtà in cui portare con ogni mezzo Cristo e che hanno anche delle attività di formazione per i ragazzi. Ecco! Quello che mi serviva!

Come tutte le cose belle della mia vita condivido questa scoperta con mio marito Alfredo e con i miei genitori, Filippo e Lina Giganti che abitano a Naro, piccolo paese in provincia di Agrigento, ed anche loro si sentono attratti da un messaggio intenso ed entusiasmante che trasuda dai primi contatti con questo mondo nuovo di origine messicana.

Ma il momento in cui tutta la mia volontà si è dedicata a cercare di fare venire questi sacerdoti speciali a Palermo viene quando mi reco al seminario di Roma, dove gioventù, entusiasmo, accoglienza, amore, fanno battere il mio cuore.

Un cuore che trova in mezzo a quei giovani meravigliosi, quell’entusiasmo per Cristo e la Chiesa che sembrava sparito dal mio orizzonte. Trovo quell’ottimismo, quella forza, quell’energia apostolica e quella grande apertura allo Spirito Santo che tanto avevo cercato.

La svolta operativa vera e propria è l’incontro con P. Miguel Cavallè, che avviene proprio a Naro, a casa dei miei genitori .

Dopo avere trascorso con lui e P. Alfonso Lopez qualche ora, mio figlio mi chiede: mamma, ma quando tornano questi sacerdoti simpatici?

Beh, se piacevano a lui, sarei riuscita ad avere a Palermo gli strumenti perché Roberto potesse giovarsi di questo grandissimo progetto di bene, ad ogni costo.

(La seconda e ultima parte segue domani, domenica 19 maggio)

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ZENIT Staff

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