"I viaggiatori di oggi sono più pellegrini che in passato"

L’intervento di monsignor Timothy Verdon al VII Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo

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di Luca Marcolivio

CANCUN, martedì, 24 aprile 2012 (ZENIT.org) – Al suo debutto, il VII Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo è stato segnato dal messaggio di auguri di papa Benedetto XVI ai partecipanti. Le parole del Santo Padre sono state commentate dal presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il cardinale Antonio Maria Vegliò.

In accordo con il pensiero del Papa sul turismo come “fenomeno caratteristico della nostra epoca” e “segno dei tempi”, il cardinale Vegliò, ha citato la Dichiarazione dell’Aja sul turismo, del 1989, che ne individua “un’attività essenziale nella vita degli uomini e delle società moderne” ed un “veicolo delle relazioni umane e dei contatti politici, economici e culturali richiesti dall’internalizzazione di tutti i settori della vita delle nazioni”.

È quindi amaro constatare che molte persone in tutto il mondo siano “ancora escluse da questo diritto” e che in molti luoghi l’attività turistica “si presenta sicuramente come qualcosa di remoto e parlarne può anche apparire come una realtà frivola”.

Sebbene non si sia sviluppata ancora una vera e propria pastorale turistica, ancora assente in diverse diocesi e conferenze episcopali, essa è necessaria e non può essere considerata un “accessorio”, ha commentato Vegliò. “Questa azione ecclesiale dovrà essere indirizzata a tutte le persone che vi sono coinvolte: i turisti, coloro che lavorano in questo settore, la comunità che accoglie, coloro che ne subiscono le conseguenze”, ha quindi concluso il porporato.

Durante la prima giornata di sessioni è pervenuto al congresso il videomessaggio di Taleb Rifai, Segretario Generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) che ha definito il turismo “indiscutibilmente uno dei settori importanti dell’economia mondiale” ma soprattutto “un potente strumento per costruire ponti fra le persone, le religioni, le culture, ed un veicolo per instaurare il dialogo, celebrare la diversità e promuovere la cooperazione fra le società”.

La capacità del turismo di “ridurre pregiudizi, diffidenze ed ostilità” è propria in modo particolare del turismo religioso, “una delle maggiori motivazioni che spingono milioni di persone a viaggiare”, ha osservato Rifai.

Il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, monsignor Gabriele Bentoglio, ha illustrato nei dettagli le attività e le funzioni del Dicastero Vaticano. Il presule ha poi sottolineato i tre aspetti che papa Benedetto XVI ha raccomandato di affrontare nell’ambito nella pastorale turistica e che sono oggetto specifico delle sessioni del congresso: il turismo in generale, il turismo religioso e il turismo dei cristiani.

Il turismo in generale concerne aspetti di competenza dei laici e delle autorità civili, in cui comunque la Chiesa può apportare un contributo significativo e che riguarda in particolare “l’etica nel turismo, il turismo come risorsa economica per i Paesi in via di sviluppo, la lotta contro il turismo sessuale, la difesa del patrimonio storico-artistico e ambientale, o la ricerca di un turismo equo, sociale e responsabile”.

Il secondo aspetto, quello del turismo religioso, implica soprattutto la comprensione del “vero significato” dei luoghi sacri “che sono il risultato di una esperienza di fede, mentre possono anche diventare una piattaforma di evangelizzazione”.

Infine, l’aspetto relativo al turismo dei cristiani, si manifesta in particolare nell’accompagnamento pastorale dei fedeli “nel loro tempo libero, affinché questa sia un’occasione di crescita umana e religiosa”, ha aggiunto monsignor Bentoglio.

Il patrimonio culturale della Chiesa al servizio del turismo e dell’evangelizzazione è stato l’oggetto della relazione di mons. Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio Diocesano per l’arte sacra e il Patrimonio culturale presso la Diocesi di Firenze.

La via pulchritudinis, ha spiegato mons. Verdon, è parte tutt’altro che secondaria del patrimonio culturale cristiano, che abbraccia la totalità dei suoi due millenni di storia e che “arricchisce nello stesso tempo credenti e non credenti”.

Le immagini sacre o raffigurative di soggetti sacri, come afferma il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, può esprimere, in particolare nella civiltà dell’immagine, “molto di più che le parole stesse, data la straordinaria efficacia del suo potere di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico”, ha ricordato lo studioso d’arte cristiana.

Pertanto la presenza di opere d’arte e luoghi sacri in Europa e non solo, rappresenta una parte non minoritaria del “turismo che fa la differenza”. Lo stesso beato Giovanni Paolo II, nella sua Lettera gli Artisti del 1999, ricordò che Cristo “ha fatto ampio uso di immagini nella sua predicazione, in pieno accordo con la sua scelta di diventare egli stesso, nell’incarnazione, icona del Dio invisibile”.

Quindi il patrimonio artistico della Chiesa rappresenta “un’estensione nel tempo della Chiesa del progetto del Padre, realizzato nella Parola fatta carne”, ha commentato Verdon.
Non solo l’arte può avere una “funzione pastorale” ma esiste, come sottolineato a suo tempo da Benedetto XVI, un “legame profondo tra bellezza e speranza”.

Nelle opere immortali di tanti geni della scultura, dell’architettura e della pittura, è possibile, dunque, “discernere la fedeltà di Dio-artista, che ha definito come ‘molto buona’ la creazione, uscita dalle sue mani”.

Tornando al tema del turismo in senso stretto, monsignor Verdon ha dichiarato: “Forse i viaggiatori di oggi sono pellegrini più che in passato: al travagliato inizio di questo terzo millennio, in un momento di transizione difficile – fatto di situazioni economiche e sociali in rapida evoluzione, colorate da nuove possibilità scientifiche che a loro volta sollevano questioni spinose di morale ed etica – molte persone vogliono interrogare il passato e cercare risposte nella storia, nella speranza di trovare forme di continuità tra passato e futuro”.

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ZENIT Staff

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