I viaggi di Papa Francesco tra i poveri nel nuovo libro di Pierfrancesco de Robertis

Edito da EMI “Le pecore di Bergoglio”, il volume che raccoglie le testimonianze di gente delle periferie di Buenos Aires che ha avuto rapporti personali, sociali o di impegno pastorale con l’attuale Pontefice

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Ci sono le testimonianze di quando il cardinale Bergoglio celebrava la messa fra travestiti, malati di Aids e omosessuali in un ospedale di Buenos Aires; viene raccontato il sostegno alle vittime della tratta, piaga diffusa in Argentina e da lui più volte denunciata pubblicamente; sono riferiti i tanti aiuti a quanti (cittadini, poliziotti, attivisti…) sono stati minacciati di morte per il loro impegno contro il nuovo schiavismo; vengono intervistati i preti di strada (curas villeros) delle baraccopoli della capitale, il «fiore all’occhiello» dell’impegno pastorale del futuro pontefice che vuole una chiesa «in permanente stato di missione».

È un grande affresco sul campo quello scritto da Pierfrancesco De Robertis, giornalista del Quotidiano nazionale, nel suo libro Le pecore di Bergoglio. Le periferie di Buenos Aires svelano chi è Francesco, pubblicato da Editrice Missionaria Italiana, in libreria da questa settimana. Un’inchiesta con numerosi incontri personali effettuati durante un lungo soggiorno in Argentina alla ricerca di quelle «pecore», ovvero tantissime persone che hanno avuto rapporti personali, relazioni sociali o di impegno pastorale con Jorge Mario Bergoglio.

«Passando per le villas miseria di Buenos Aires, parlando con quanti lo hanno conosciuto, si comprende tutto ciò che Francesco è oggi – scrive De Robertis -: la chiesa dei poveri, la chiesa di prossimità, l’uso di automobili modeste, la croce di ferro, i sacramenti come rimedio e non premio, la comunione ai divorziati, la chiesa come “ospedale da campo”».

Particolarmente avvincenti sono le pagine dedicate all’impegno di Bergoglio contro la tratta di esseri umani. De Robertis riferisce con dovizia e precisione i drammatici racconti di Gustavo Vera, leader dell’ong La Alameda, il principale ente sociale argentino a favore delle vittime; di Nancy Miño, un’agente di polizia che ha denunciato corruzione e complicità delle istituzioni pubbliche; di Lorena Martins, figlia di un tristemente noto trafficante di prostitute.

Per tutte queste persone Bergoglio assicurò protezione, sostegno e appoggio da parte della chiesa. «Bergoglio incontrò pubblicamente parecchie persone minacciate di morte, per garantire loro un riparo, per offrire un sostegno morale e, quando possibile, un aiuto economico – scrive l’autore -. Per fare questo usciva dall’arcivescovado da solo e andava a salutarle nelle case in cui avevano trovato rifugio. Tutto ciò occupava la sua agenda in maniera cospicua».

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ZENIT Staff

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