I vescovi ortodossi rapiti in Siria sono vivi e fuori dal Paese

Lo ha affermato ieri il Gran muftì dell’islam sunnita, Ahmad Badreddin Hassoun, dopo un incontro a Mosca con un’organizzazione ortodossa russa operante in Medio Oriente

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I vescovi ortodossi di Aleppo rapiti ad aprile in Siria sono vivi e fuori dal Paese. Lo conferma il Gran muftì, Ahmad Badreddin Hassoun, leader spirituale dell’islam sunnita, che ha detto di avere informazioni certe a riguardo. A riferire la notizia è l’agenzia Interfax-Religion, che ha riportato le dichiarazioni di Elena Agapova, vice presidente della Società imperiale ortodossa di Palestina, organizzazione ortodossa russa che svolge un ruolo attivo in Medio Oriente per la consegna di aiuti alla popolazione siriana.  

“Secondo le informazioni del muftì i vescovi sono in Turchia” ha detto la Agapova, aggiungendo che dopo il suo incontro ieri, a Mosca, con alcuni rappresentanti della Società imperiale ortodossa di Palestina, Hassoun ha affermato che “dietro il duplice sequestro vi è la mano dei militanti ceceni”. Durante la sua visita all’Università islamica di Mosca, lo stesso muftì ha denunciato che almeno duemila russi, per lo più provenienti dal Caucaso settentrionale, stanno combattendo nelle fila dell’opposizione armata siriana.

I due leader ortodossi – il metropolita della Chiesa ortodossa di Antiochia, Boulos Yazigi, e il metropolita della Chiesa siro-ortodossa Mar Gregorios Youhanna Ibrahim – erano stati sequestrati ad aprile da un gruppo di militanti, che avevano ucciso il loro autista. I vescovi erano impegnati in lavori di tipo umanitario nel villaggio di Kafr Dael, vicino al confine turco-siriano. 

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ZENIT Staff

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