I Vescovi delle Filippine propongono l’utilizzo delle biotecnologie vegetali

di Antonio Gaspari

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ROMA, venerdì, 20 novembre 2009 (ZENIT.org).- L’Ufficio episcopale per la bioetica dei Vescovi filippini sosterrà gli sforzi per sviluppare sementi di riso geneticamente selezionate per ridurre e colmare la carenza di riso in Asia senza danneggiare l’ambiente.

Il domenicano Leonardo Legaspi, Arcivescovo di Caceres, ha detto ad UCANews, (www.ucanews.com) l’agenzia stampa della Conferenza episcopale asiatica, che “la Chiesa guarda con favore all’introduzione di nuove sementi di riso geneticamente modificate, se queste contribuiranno ad alimentare oltre un miliardo di asiatici e africani malnutriti”. 

“Inizialmente – ha rivelato monsignor Legaspi – la Conferenza episcopale cattolica delle Filippine nutriva un certo scetticismo nei confronti degli organismi geneticamente modificati (OGM), quando la tecnologia non era ancora così ben definita”.

Poi però c’è stata “una graduale evoluzione” verso l’accettazione degli OGM, perchè è diventato chiaro che queste sementi “contribuiscono alla sicurezza alimentare nonché alla sostenibilità ambientale”. 

Dopo lo svolgimento del seminario organizzato dalla Pontifica Accademia delle Scienze sul tema “Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo”, svoltosi in Vaticano dal 15 al 19 maggio, “l’opposizione della Chiesa agli OGM non è più così forte”, ha rivelato monsignor Legaspi.

Inoltre il Vescovo ha partecipato insieme a più di 700 scienziati, in occasione del VI° International Rice Genetics Symposium a Manila (16-19 novembre), alle discussioni circa l’utilizzo delle nuovi sementi OGM.

In apertura del convegno, Robert Zeigler, direttore generale dell’International Rice Research Institute (IRRI), ha spiegato che l’obiettivo dei nuovi ceppi di riso OGM che sono stati selezionati è quello di produrre 50 milioni di tonnellate di riso per il 2015 senza incrementare le superfici coltivate.

Zeigler ha spiegato che del miliardo di persone che vivono in povertà nel mondo, oltre il 70 per cento vive in Asia e dipende dal riso come alimento di base.

E’ dimostrato che “come aumenta la produttività, l’incidenza della povertà diminuisce”, e per questo l’IRRI è la “forza trainante per la nostra ricerca”, ha precisato Zeigler.

L’IRRI è il più grande centro di ricerca agricola in Asia, con caratteristiche no-profit. Ha la sede centrale nelle Filippine e uffici in 14 paesi.

La sua missione è quella di ridurre la povertà e la fame, migliorare la salute dei coltivatori e dei consumatori, garantire un’adeguata produzione di riso in un contesto di sostenibilità ambientale.

Il Vescovo di Libmanan, monsignor José Rojas Rojas jr., membro dell’ufficio di bioetica, ha detto ad UCANews che “la Conferenza episcopale cattolica non si è mai opposta ai programmi dell’IRRI perché non sono considerati nocivi per l’ambiente”.

David Mackill, direttore della divisione di Genetica e Biotecnologia dell’IRRI, ha spiegato che “l’ingegneria genetica funziona un po’ come gli agricoltori i quali hanno sviluppato le nuove varietà di colture fin dagli albori, selezionando e incrociando le sementi”.

“Con l’ingegneria genetica – ha concluso – la selezione è mirata e l’impatto sull’ambiente contenuto”.

Il punto di vista dei Vescovi filippini è condiviso anche dalla FAO ( Food and Agriculture Organization), la quale nella Dichiarazione finale del Summit mondiale sulla sicurezza alimentare svoltosi a Roma dal 13 al 18novembre al punto 26 ha scritto:  “Noi riconosciamo che l’aumento della produttività agricola è il principale mezzo per soddisfare le crescente domanda di prodotti alimentari, tenendo conto dei vincoli sull’incremento sull’utilizzo delle terre ed il consumo delle acque utilizzate per la produzione alimentare”.

“Cercheremo – si legge ancora – di mobilitare le risorse necessarie per aumentare la produttività, tra cui l’approvazione e l’adozione di biotecnologie e altre nuove tecnologie e innovazioni che sono sicure, efficaci e ambientalmente sostenibili”.

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ZENIT Staff

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