I vescovi del Sud-Est Europa pregano per i morti nel Mediterraneo

Al vertice di Bucarest, i rappresentanti degli episcopati di Bosnia-Ezregovina, Bulgaria, Albania e Grecia, hanno approfondito il tema della famiglia, in particolare i matrimoni misti catto-ortodossi

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Riprendendo una tradizione durata oltre dieci anni (2002-2012), i presidenti delle Conferenze episcopali dei paesi del Sud-Est Europa si sono incontrati dal 17 al 21 aprile 2015 a Bucarest (Romania). L’incontro, realizzato nell’ambito delle attività del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), si è svolto in Romania su l’invito dell’Arcivescovo Metropolita di Bucarest e Presidente della Conferenza Episcopale Romena, mons. Ioan Robu.

La somiglianza delle sfide pastorali e della situazione della chiesa cattolica in questi paesi è la ragione di questi incontri. Due sono gli scopi: rafforzare i rapporti di comunione ecclesiale condividendo le sfide pastorali comuni e approfondire alcune questioni riguardo al tema della famiglia in vista del prossimo Sinodo Ordinario dei Vescovi (ottobre 2015) e alla luce del Sinodo Straordinario del 2014.

Nel dialogo-confronto sul tema della famiglia, i Presuli si sono soffermati sulle seguenti sfide pastorali:

1) Sui matrimoni misti tra cattolici e ortodossi. Esistono sfide e problemi a causa delle diversità nel modo di concepire il matrimonio e la sua sacramentalità; ma bisogna accompagnare le coppie in un cammino di fede, perché le differenze non conducano a un relativismo e un’indifferenza religiosa. Ben vissuti, i matrimoni misti sono un’esperienza di un autentico dialogo ecumenico. Questo tema era già stato oggetto di un’approfondita riflessione in un loro incontro a Sofia (Bulgaria) del 2008.

2) Sull’economia globalizzata che non ha cura né attenzione per i poveri né per i giovani e che spesso obbliga la gente di questa regione dell’Europa a cercare lavoro in altre regioni del mondo. Le migrazioni sono una grande sfida per la famiglia che esige una speciale attenzione da parte della Chiesa. Molte famiglie sono divise a causa dell’emigrazione. Si spera una più stretta collaborazione pastorale tra i paesi di origine e quelli di arrivo, come per esempio, per quanto riguarda la preparazione al matrimonio: le comunità cattoliche dei paesi che accolgono gli emigrati dovrebbero garantire una preparazione e poi un accompagnamento delle coppie giovani che vengono a sposarsi nei loro paesi di origine.

3) Sulla preparazione al matrimonio deve essere in ogni caso molto seria e seguita in una logica pastorale di accoglienza, perché ciascuno si senta accolto e disponibile per un cammino di preparazione che sia anche un tempo d’incontro con Gesù e la fede. Occorre non dimenticare le sfide poste da una cultura digitale che, permettendo l’accesso a una vasta informazione, non sempre è integrata in una personalità matura capace di prendere decisioni definitive e assumere la responsabilità di una famiglia.

4) Sulla pastorale della famiglia, che non può essere una pastorale di massa ma piuttosto una pastorale di vicinanza e di contatti personali. Nei paesi del Sud-Est Europa, il senso della famiglia è molto vivo. La famiglia è apprezzata e desiderata dai giovani. Per tale pastorale sono importanti sia i sacerdoti, ma anche le coppie di sposi che hanno un ruolo importante nell’accompagnamento nei momenti felici e nelle prove.

5) Sui gruppi di famiglie. I partecipanti hanno notato con soddisfazione e come motivo di speranza la presenza di gruppi di famiglie e di quei movimenti che hanno un carisma speciale dedicato alla famiglia e che costituiscono una risorsa fondamentale della pastorale della famiglia.

6) Infine i partecipanti hanno voluto ricordare che la famiglia cristiana si fonda, cresce e si sviluppa con “l’Eucaristia domenicale, quando con tutta la Chiesa, la famiglia si siede alla mensa del Signore. Egli si dona a tutti noi, pellegrini nella storia verso la meta dell’incontro ultimo quando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11)”. (Papa Francesco, Messaggio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi).

Alla fine i partecipanti, impressionati per la pericolosa costruzione illegale di un palazzo edificato accanto alla Cattedrale di San Giuseppe, dichiarata Monumento storico d’interesse nazionale e internazionale nel 1955, hanno firmato una dichiarazione, testimoniando la loro solidarietà con gli sforzi della Chiesa Cattolica di Bucarest per risolvere la questione. Auspicano che le Autorità Pubbliche rispettino le decisioni irrevocabili della Corte di Appello di Ploiesti e della Corte Suprema di riallestire il parco che esisteva previamente.

Durante i giorni di permanenza a Bucarest, il Mare Mediterraneo ha vissuto una ulteriore tragedia, inghiottendo la vita di più di 700 persone, in cerca di una vita più dignitosa e che sono state sfruttate da gente senza scrupoli. I partecipanti all’incontro hanno pregato per loro e per tutti quelli che hanno perso la vita in modo simile e per i loro familiari, unendo la loro voce a tutti quelli che rifiutano di rassegnarsi alla violenza e sfruttamento ribadiscono che ogni uomo sia rispettato nella sua dignità di figlio di Dio.

All’incontro hanno partecipato il cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo e Presidente della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina, mons. Angelo Massafra ofm, Arcivescovo Metropolita di Scutari-Pult e Presidente della Conferenza episcopale di Albania e Vice-presidente del CCEE, Fragkiskos Papamanólis (OFMCap), Vescovo emerito di Syros-Creta-Santorini e Presidente della Conferenza episcopale della Grecia; e mons. Christo Proykov, Esarca Apostolico di Sofia e Presidente del Conferenza episcopale di Bulgaria.

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ZENIT Staff

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