I vescovi del Pakistan si oppongono all'esecuzione di un musulmano

Shoaib Sarwar, in carcere dal ’98 per omicidio, è nel braccio della morte. La Commissione ‘Giustizia e Pace’ dei presuli lancia un appello: “Fermate il boia. Sarwar sarebbe la prima vittima civile dopo sei anni”

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I vescovi cattolici del Pakistan dicono “no” alla esecuzione capitale di Shoaib Sarwar, un detenuto condannato a morte nel 1998 con l’accusa di omicidio, la cui esecuzione sarebbe prevista per domani, 18 settembre, nel carcere di Rawalpindi.

La Commissione nazionale “Giustizia e Pace” (Ncjp) dei presuli cattolici ha lanciato un forte appello all’agenzia Fides, in cui dice: “Urge fermare il boia e non riportare il Pakistan indietro nel tempo. Diciamo ‘no’ all’esecuzione del musulmano Shoaib Sarwar, che sarebbe la prima di un civile dopo sei anni, e chiediamo al governo di intraprendere un percorso per l’abolizione della pena di morte”.

Oltre ai vescovi, diverse associazioni della società civile come la “Human Rights Commission of Pakistan” e anche Ong come Amnesty International hanno alzato la voce chiedendo al governo di fermare il boia, confermando ufficialmente una moratoria sulla pena di morte, passo verso l’abolizione.

La condanna a Sarwar è stata confermata dopo che due appelli sono stati respinti nel 2003 e nel 2006 dall’Alta Corte di Lahore e dalla Corte Suprema. Se giustiziato, sarebbe la prima vittima civile dal 2008 (nel 2012 è stato giustiziato un soldato).

“Come cristiani – afferma a Fides il direttore dala Ncjp, Cecil Shane Chaudhry – chiediamo l’abolizione della pena capitale, che non è uno strumento utile a scoraggiare o combattere il crimine. E’ uno strumento che lede la dignità umana. In Pakistan molti innocenti sono in carcere e potrebbero essere uccisi per errori giudiziari”.

Secondo i recenti dati, attualmente in Pakistan sono oltre 8.000 i prigionieri che si trovano nel braccio della morte, la maggior parte dei quali ha esaurito i processi di appello ed è in attesa di esecuzione. 

Secondo Chaudhry, “il governo di Nawaz Sharif potrebbe essere in qualche modo spinto a ripristinare le esecuzioni capitali su pressione di gruppi estremisti” ma la società civile è contraria. Intanto il 26 settembre, a Lahore, si terrà una Convention organizzata dalla “Human Rights Commission of Pakistan” per coagulare tutti i movimento che si oppongono alla pena di morte, a cui la Ncjp parteciperà.

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ZENIT Staff

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