I vescovi baschi chiedono lo scioglimento dell'ETA

Omelia congiunta dei vescovi Asurmendi, Iceta e Munilla

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ROMA, lunedì, 27 febbraio 2012 (ZENIT.org) – I tre vescovi baschi hanno firmato una omelia congiunta sulla fine del terrorismo, nella quale hanno invitato i membri del gruppo terroristico ETA a cercare un “pentimento vero” e che li porti ad una “richiesta sincera” di perdono.

Al contempo hanno chiesto alle vittime del terrorismo di offrire questo “perdono risanante” ai loro carnefici. Ciascuno dei tre presuli ha letto l’omelia, intitolata Cerca la pace e perseguila, nelle loro rispettive diocesi.

Nella loro omelia, i vescovi – Mario Iceta, di Bilbao; José Ignacio Munilla, di San Sebastián; Miguel Asurmendi, di Vitoria – citano le Beatitudini e San Paolo, affermando che “chi è di Cristo è una nuova creatura. Il vecchio è passato, è iniziato il nuovo”.

I vescovi ricordano che Gesù “inaugura e rende possibile un nuovo tipo di relazione umana” e che per “amare in questa nuova maniera, è necessario il rinnovamento profondo del genere umano”.

Affermano che “il mistero pasquale del Signore cambia la ferita in guarigione, la sofferenza in gioia, la morte in vita. Le sue ferite hanno assunto le nostre e, da loro, in Cristo, rinasce una nuova vita piena di vigore e di speranza”.

I presuli ricordano l’apparizione del Cristo risorto ai discepoli, ai quali mostrò le sue ferite, capaci di curare. “Con Cristo – affermano – è possibile che il legno vecchio e secco possa rinverdire. Egli ci offre la possibilità che l’odio, la violenza e la divisione siano superati dall’amore, dal perdono e dalla riconciliazione”.

“Cristo è la Vittima pasquale, e in Lui, le vittime vengono abbracciate dall’amore di Gesù e associate per sempre nella sua consegna, facendo sì che il loro sangue non sia versato inutilmente. La sua memoria, così come l’accompagnamento delle loro famiglie, costituiscono un’esigenza di giustizia, nonché una testimonianza perenne di gratitudine e di riconoscimento e un elemento ineludibile per la riconciliazione sociale”.

“La morte, in Gesù, si trasforma in vita. È la speranza sicura di poter colmare di pace e di serenità coloro che hanno subìto nella propria carne la ferita profondamente ingiusta del terrore e della violenza. In Cristo incontriamo la nostra pace e anche la sofferenza e la morte trovano un motivo per sperare e di essere guarite, restituendoci la vita nuova di Dio”.

“Con Lui – proseguono i vescovi baschi – possiamo guardare indietro alla nostra storia, se uniti a Lui possiamo riconoscere il danno causato, valutare criticamente le nostre azioni ed omissioni, ristabilire la giustizia ed aprirci al perdono e alla riconciliazione”.

“I cristiani delle nostre diocesi, accompagnati dai loro pastori, hanno realizzato un lungo cammino al servizio della riconciliazione, mediante molteplici ed articolate iniziative, con la consapevolezza di esercitare un ministero frutto della volontà e del mandato di Dio, che allo stesso tempo risponde ad un’esigenza della nostra società”.

“La Chiesa ha, come compito primordiale, quello di annunciare questa grazia che esorta alla conversione profonda e ad accogliere e offrire perdono lungo il cammino della riconciliazione”.
“In questa nuova tappa – proseguono i vescovi – la Chiesa desidera rinnovare la sua missione e il suo impegno di essere il servitore della riconciliazione”.

“L’annuncio da parte dell’ETA della conclusione definitiva di ogni azione violenta è stato accolto da noi e dalla società con soddisfazione e speranza ma noi continuiamo auspicando e chiedendo la sua definitiva sparizione. Dopo la cessazione di tutto ciò che minaccia l’integrità fisica o morale degli individui, i sentieri della verità e della giustizia costituiscono l’itinerario per una ricostruzione morale e sociale, che garantisce una convivenza pacifica, dignitosa e rispettosa”.

“In particolare – ribadiscono i presuli – il pentimento e il perdono sono necessari lì dove le aggressioni del terrorismo e di ogni tipo di violenza o ingiustizia, hanno aperto ferite profonde. Chiediamo a Dio che coloro che hanno ferito ed offeso il prossimo sentano la sua chiamata al pentimento vero e alla richiesta sincera di perdono”.

“Cristo ci insegna a perdonare e con il dono dello Spirito ci offre la capacità di praticarlo. Il perdono chiesto e ricevuto libera il cuore dell’uomo e ci rende simili al nostro Padre misericordioso. Per questo, preghiamo anche Dio, che, a coloro che hanno sperimentato l’aggressione e ogni tipo di violenza fisica o morale, conceda la grazia di offrire questo perdono risanante e liberatore che, senza annullare le esigenze della giustizia, la supera”.

“Il Signore ci convoca tutti, istituzioni e cittadini, a collaborare per rafforzare una cultura di riconciliazione e di pace, che promuove e favorisce l’incontro, il dialogo e la riflessione, agendo con saggezza. Impariamo a vivere nel rispetto e nel reciproco apprezzamento, al di sopra dei nostri condizionamenti ideologici, sociali o politici, per poter incontrare rispettosamente coloro che pensano o vivono diversamente di noi, in una società che è pluralistica e complessa ma che vuole vivere in pace e prosperità, guardando al futuro con speranza”.

I vescovi concludono la loro omelia con l’esortazione a sentirsi “nuovamente inviati dal Signore ad essere ministri di riconciliazione, costruttori di pace”.

Il testo completo è accessibile all’indirizzo: http://www.zenit.org/article-41579?l=spanish

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ZENIT Staff

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