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Family - geralt, Pixabay

“I sì che aiutano a crescere”, un incontro per genitori ed educatori

Si terrà l’11 e 12 marzo presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino (PG)

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Il mondo in cui vivono oggi i nostri figli non è quello in cui siamo cresciuti noi. Diversi sono i loro linguaggi, i loro gusti, le mode che cercano di imitare, i miti a cui guardano. Per questo sembrano sfuggirci, spesso non sappiamo come comunicare con loro.
Oggi più che mai, nel linguaggio scandito da sms e immagini, da motti e youtubers che spesso non sappiamo decodificare. Solo giudicare, a volte bene, a volte male. Un giudizio non sempre consapevole delle bellezze delle opportunità che i nostri figli, piccoli e grandi, oggi hanno a portata di mano e che permetteranno loro di costruire il futuro.
Nella complessità della società occidentale attuale, educare i figli è diventata un’impresa molto ardua. Non bastano più il buon senso o quello che abbiamo ricevuto a nostra volta dalle famiglie di origine. Può essere utile, però, tornare all’essenziale, centrarsi sull’idea che educare vuol dire donare la vita, e offrire una prospettiva per viverla.
“La vita è un tessuto che intreccia o alterna prosa e poesia” dice il filosofo E. Morin (Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, Milano 2014). I nostri figli sembrano fragili? Sta a noi per primi dimostrare loro come si sta a schiena dritta nella vita, tra la prosa dei momenti difficili e la poesia dei momenti belli. Perché nella vita c’è tutto.
L’educazione è una questione di cuore, diceva san Giovanni Bosco. È sentire e far sentire. È un indispensabile strumento per aiutare a vivere bene la vita. Non solo un insieme di regole da dare per stare in mezzo agli altri, ma una visione di senso per godere appieno delle relazioni con se stessi e con gli altri.
La nostra aspettativa sui figli è che essi possano vivere felici, oltre al tentativo costante di trasmettere loro il nostro amore. Così educare è intrecciare questo fiume di sentimenti con le in-formazioni necessarie al vivere e che molto spesso sono connesse ai “no” (non fare questo, non fare quello, insomma: tracciare per i figli dei confini “salvifici”, ogni volta mutevoli in base all’età). Senza dimenticare la tenerezza, che aiuta i figli a godere delle cose belle. Infatti, senza bellezza non si può vivere.
E cosa c’è di più bello della tenerezza? Quella tendenza propria di ogni essere umano ad andare verso l’altro, a desiderare di amare e di ricevere amore e attenzione, a entrare in relazione con gli altri in maniera armonica?
È questa la missione del Centro Familiare Casa della Tenerezza, che propone nei prossimi giorni (11 e 12 Marzo presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino, Perugia) un incontro dedicato a genitori ed educatori su “I sì che aiutano a crescere”.
Non si tratta dunque di un’educazione permissiva e “leggera”, ma di educare in quel clima di tenerezza nel quale possano passare meglio anche i “no”, in cui i momenti di “prosa” sono vissuti in un sistema familiare che è ricco di affettività in cui il figlio si sente sicuro di essere amato.
Quando si tratta di un figlio piccolo, risulta spesso più facile vivere un clima di coccole tenerezza, ma quando si ha a che fare con un adolescente è difficile trasmettere quei “no” e spesso si perde la capacità empatica della tenerezza. Lo schema però sarebbe piuttosto da rovesciare. Proprio nella delicata età dell’adolescenza, quando un figlio comincia a sperimentare un turbine di emozioni e di sentimenti forti e contrastanti, è allora più necessario ricordarsi di accompagnarlo con parole di incoraggiamento, anche in quei “no” fondamentali, ricordando continuamente ai nostri figli di quale amore tenero essi siano amati.
Ancora Morin nello stesso testo ci dice che ai figli “bisogna insegnare a navigare in un oceano di incertezze, in mezzo arcipelaghi di certezza”: quale certezza è più grande di quella dell’amore dei genitori? Da questa base di partenza (e ritorno) essi sapranno
affrontare la complessità della vita con quel senso di speranza che permetterà loro di percepirsi in ogni caso come persone realizzate, perché amate.

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Mariangela Musolino

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