I sette milioni di Manila si fanno sentire anche a Roma

Il Papa mostra la dimensione della Chiesa sociale e tutti devono tenerne conto

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Ad un certo punto del suo viaggio nelle Filippine, il Papa ha messo da parte sia l’italiano che l’inglese, ed ha cominciato a parlare in spagnolo.

Se c’è al mondo un Paese che assomiglia all’America Latina, è il grande arcipelago dell’Asia, dove il cattolicesimo è stato impiantato certamente dal dominio coloniale spagnolo, prendendo dalla madrepatria certe forme esteriori ma si è anche radicato nell’originario substrato indigeno, generando una identità ed una cultura meticcia.

E se nell’America Latina ciò ha dato anche luogo a fenomeni di sincretismo con i culti ancestrali anteriori alla Conquista, nelle Filippine la contaminazione si è prodotta piuttosto con la vicenda civile del Paese: nelle absidi delle chiese viene sovente raffigurato, come fosse un santo, o addirittura Gesù, l’eroe della guerra di indipendenza, Aguinaldo, personaggio certamente lontano dai canoni ecclesiastici della santità, per il quale nessun processo di canonizzazione è stato mai iniziato.

Un simile fenomeno sarebbe impensabile nel Continente creolo, dove i libertadores erano tutti personaggi profondamente laici, non alieni da qualche venatura di anticlericalismo: la loro venerazione rimane ristretta nel campo delle memorie civiche, senza debordare in quello della religione.

Eppure – fatte salve le differenze – la radice comune del cattolicesimo latino-americano e di quello filippino si manifesta oggi in un comune anelito, in un comune impegno verso il riscatto sociale, inteso ad un tempo come completamento dell’indipendenza e come realizzazione in terra dell’ideale cristiano.

Una ex bambina della strada, riscattata dalle organizzazioni cattoliche dedite all’assistenza, ha posto al Papa l’eterna domanda, che ogni credente, in qualche momento della vita, ha posto al sacerdote, e soprattutto a se stesso: perché c’è il male nel mondo?

Davanti a questo interrogativo, il sottile teologo gesuita ha risposto che non sapeva dare una risposta.

Certamente siamo di fronte ad un grande mistero della fede, ma davanti al dialogo del Pontefice con una ragazza del popolo si stendeva una miriade di persone – sette milioni – quale mai si era veduta nella storia, non soltanto della Chiesa, ma dell’umanità.

Il miracolo del Papa è consistito nel trasformare questa quantità in qualità, nel dimostrare, con l’attrazione della sua presenza, che quel male che non si può spiegare lo si può tuttavia combattere e vincere.

Ad una condizione, però: che quella moltitudine di persone sia accomunata da una stessa coscienza, si riconosca in una stessa causa.

Si è detto tante volte che la Chiesa sociale, la Chiesa dei poveri delineata dall’allora cardinale Bergoglio fin dall’incontro degli Episcopati dell’America Latina ad Aparecida, riflette le aspirazioni di quei popoli: oggi potremmo dire piuttosto che le indica, che le anima, che offre loro quella struttura e quel prestigio che permettono alla potenza di tradursi in atto, alla speranza di divenire realtà.

Ritornando a Roma, Bergoglio potrà far valere nel confronto che lo attende con chi resiste all’ispirazione del suo pontificato la spinta dei sette milioni di Manila: la Chiesa non può tradirli senza tradire se stessa, e senza tradire Gesù Cristo.

Il bagno di folla cui si è sottoposto il Papa è quanto di più lontano dalla demagogia, perché quella gente venuta ad esprimergli il proprio appoggio è portatrice di una coscienza, è portavoce di una rivendicazione che attende una risposta: davanti a una simile manifestazione non è possibile una risposta negativa, o anche soltanto dilatoria.

Oggi si può dire che il pontificato di Bergoglio sia entrato nel vivo, perché il Papa ha gettato sulla bilancia non solo il peso numerico di quanti lo appoggiano, ma anche il valore morale della loro rivendicazione.

Potrà la Chiesa mantenersi unita, quando dall’altra parte c’è chi rovescia la direzione ed il senso della sua missione, c’è chi ritiene di doversi chiudere in un silenzio claustrale dove non lo possa raggiungere il grido delle moltitudini.

Le due strade sono ora irrimediabilmente divergenti ma il Papa, che tanto cosciente entusiasmo ha saputo suscitare, non tornerà certamente indietro.

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Alfonso Maria Bruno

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