I segreti della fantascienza umanistica e credente

Un libro di Antonio Scacco rivela una letteratura non nichlilista

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 7 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Esiste una fantascienza umanistica e credente? Oppure la fantascienza deve essere necessariamente catastrofista? E qual è il rapporto con la scienza e la tecnologia, mitizzazione o luddismo?

A queste e altre mille domande sulla natura, storia e percorso della letteratura fantascientifica, cerca di rispondere Antonio Scacco, fondatore e direttore editoriale della rivista di fantascienza cattolica “Future Shock” (www.futureshock-online.info/index.html), con il libro appena pubblicato Critica pedagogica della fantascienza (Boopen, Pozzuoli-NA, pp.177).

Il volume offre una lettura controcorrente della fantascienza. Smentisce infatti il luogo comune secondo cui la fantascienza sarebbe la letteratura della contestazione e della demitizzazione, ed è un utile strumento di consultazione non solo per quei genitori che volessero regalare o consigliare un romanzo o un film ai propri figli, ma anche per quei docenti che desiderassero vivacizzare la loro attività didattica con la lettura di un testo di narrativa o con la visione di un film.

Per approfondire un tema così interessante, ma allo stesso tempo così trascurato dai mass media, ZENIT ha intervistato Antonio Scacco.

Perché questo libro?

Scacco: Il motivo per cui ho scritto Critica pedagogica della fantascienza, è duplice. Da un lato, ho cercato di indicare, ai lettori neofiti, i romanzi e i film più significativi della fantascienza e, dall’altro, di valorizzarne la funzione ammonitrice ed educativa, di cui erano ben consapevoli i suoi scrittori più rappresentativi, come si evince da questa affermazione di Robert A.Heinlein: «[…] tutta la fantascienza prepara la gioventù a vivere e sopravvivere in un mondo di perenne mutamento, insegnando che il mondo cambia».

Che cos’è veramente la fantascienza?

Scacco: Per capire veramente la sua natura, bisogna risalire alle sue radici, che non affondano né nel romanzo fantastico, né nelle opere utopiche e neanche nei resoconti dei viaggi, ma nello shock culturale causato alla nostra società dall’impatto della scienza moderna. Come notava Isaac Asimov, i cambiamenti nell’era pre-scientifica erano molto lenti; dopo l’avvento della scienza, i cambiamenti diventano all’ordine del giorno. L’uomo moderno è, perciò, costretto a chiedersi: come sarà il futuro? Da ciò, la nascita della fantascienza o science fiction.

Quale scopo dovrebbe avere?

Scacco: La fantascienza ha, anzitutto, uno scopo istruttivo, in quanto, in forma narrativa, rende il lettore consapevole delle grandi questioni della scienza: la vita extraterrestre, il volo spaziale, gli universi paralleli, l’ingegneria genetica, l’intelligenza artificiale… Ma svolge anche un ruolo psicologico da non sottovalutare, in quanto, con la molteplicità dei futuri alternativi prospettati, è una specie di antidoto alla malattia del nostro tempo, che il sociologo americano Alvin Toffler indicò con il nome di future shock e da cui, se non curato adeguatamente, derivano i mali che oggi ci affliggono: scetticismo, relativismo, nichilismo, terrorismo… L’uomo che, tramite la fantascienza, è vaccinato ai cambiamenti, non si sente disorientato e capisce che, se tutto cambia, la morale naturale e i valori tradizionali (patria, famiglia, religione) non cambiano.

Si è soliti pensare che la fantascienza mostri solo il lato catastrofico dello scientismo, favorendo l’atteggiamento giacobino che indica gli scienziati solo come “stregoni malvagi” e la tecnologia come qualcosa di minacciosa che tende a sostituirsi agli umani. Ma è proprio così?

Scacco: Nella fantascienza, lo scienziato, a volte, veste i panni dell’antieroe, della persona presuntuosa e malvagia, del folle; ma, a volte, ricopre il ruolo dell’eroe dotato di viva responsabilità morale, che non si lascia intimorire dal potente di turno ed è disposto a rischiare la propria vita, purché la verità trionfi.

Un esempio del primo tipo lo troviamo nel Frankenstein di Mary Shelley; del secondo, in Correnti dello spazio di Isaac Asimov. In genere, la scelta del topos dello scienziato malvagio o buono dipende dal giudizio che si dà della scienza: o fonte dei nostri mali o strumento benefico di progresso.

Ovviamente, lo scrittore-scienziato tenderà a mettere in luce positiva l’uomo di scienza, mentre lo scrittore-letterato seguirà il procedimento opposto. La soluzione? Valorizzare la dimensione umanizzante della scienza, messa in rilievo dallo scienziato-filosofo Enrico Cantore S.J. nel suo monumentale saggio L’uomo scientifico.

A partire da Herbert George Wells sembra aver prevalso una fantascienza neomalthusiana che vede gli umani come la minaccia dell’universo. Esiste una corrente non catastrofica di fantascienza?

Scacco: Nella fantascienza, non c’è un filone specificatamente malthusiano o neomalthusiano. Uno che ha qualche aggancio con la teoria dell’ecclesiastico anglicano Thomas Robert Malthus, è quello catastrofistico.

Non per niente lo scienziato e romanziere Roberto Vacca lo ha definito il “primo rovinografo” della fantascienza. Gli autori che maggiormente rappresentano l’umanità come una minaccia dell’universo e ne descrivono, quasi con gusto sadico, la scomparsa dalla faccia della Terra, sono in genere quelli di formazione letteraria.

Gli scrittori-scienziati sono, invece, più “misericordiosi”. Si prendano, ad esempio, i romanzi di Gregory Benford, Città di stelle, e di Nancy Kress, Mai più umani, entrambi recensiti in Critica pedagogica della fantascienza. Il primo ha un finale sostanzialmente positivo, il secondo è del tutto negativo: l’uomo, infatti, per effetto dell’ingegneria genetica, diventa un incrocio tra un troll e una tartaruga.

La fantascienza è utile alla fede?

Scacco: La risposta non può che essere affermativa sia in prospettiva apologetica che in quella evangelizzatrice. Si pensi ai problemi di cruciale importanza per l’uomo d’oggi che vengono dibattuti nei romanzi di fantascienza: il potere della scienza, l’eutanasia, l’immortalità dell’anima, l’origine dell’universo, la Chiesa cattolica, l’incarnazione di Cristo, l’esistenza di Dio… Spesso, questi temi vengono affrontati da scrittori lontani dalla fede, con le conseguenze che sono facili da immaginare.

Certo, non mancano esempi di fantascienza cristiana: tra gli stranieri, ricordo la “trilogia interplanetaria” di Clive S.Lewis e Un cantico per Leibowitz di Walter M.Miller Jr; tra gli italiani, Quare di Mauro Leonardi e Al di là della luce, al di là delle stelle di Paolo Pugni.

Ma è un numero piuttosto sparuto. In genere, i credenti trascurano la fantascienza e, secondo me, fanno male. Ad esempio, la rivista di fantascienza cattolica da me fondata, “Future Shock” (www.futureshock-online.info/index.html), ha una vita stentata.

In vent’anni, non è riuscita ad avere più di cento lettori. Eppure, vanta collaboratori ben preparati sia sul piano letterario, che teologico: Ilaria Biondi, Enrico Leonardi, Elisabetta Modena, Guido Pagliarino, Luigi Picchi, Guglielmo Piombini. Due di essi, Modena e Pagliarino, continuano a tenere viva, con passione e serietà, la tradizione della narrativa cristiana di fantascienza. Auguriamoci che il loro esempio possa essere seguito da altri credenti!

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ZENIT Staff

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