I sacerdoti sposati, casi eccezionali da intendersi come tali

Intervista a padre Laurent Touze, della Pontificia Università della Santa Croce

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di Carmen Elena Villa

ROMA, domenica, 7 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il convegno tenutosi il 4 e 5 marzo presso la Pontificia Università della Santa Croce ha offerto l’occasione per riflettere sul tema del celibato sacerdotale.

All’evento accademico, che ha visto la partecipazione di un centinaio di sacerdoti provenienti da Roma e da altre diocesi del mondo, così come di decine di laici e religiosi, erano presenti anche il Cardinale Claudio Hummes, O.F.M., Prefetto della Congregazione per il Clero e mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

Diversi sacerdoti, laici e docenti hanno parlato della natura del celibato, della sua origine e del suo significato così come delle eccezioni che la Chiesa ha permesso, specialmente per alcuni riti orientali e per quei sacerdoti sposati anglicani, che intendono entrare in piena comunione con la Chiesa di Roma.

Per capire meglio il tema affrontato, ZENIT ha intervistato padre Laurent Touze, docente presso la Pontificia Università della Santa Croce, che è intervenuto al convegno con una relazione dal titolo “Il celibato è vincolato al sacramento dell’Ordine? Per una teologia spirituale del celibato”.

Il celibato è un dogma di fede o una disciplina?

Padre Touze: Né l’uno né l’altro. Non è un dogma di fede perché ancora oggi è possibile vedere nella Chiesa cattolica dei sacerdoti sposati come, per esempio, in alcune Chiese cattoliche orientali. Non tutte ma alcune ammettono i sacerdoti sposati oppure, come si è ricordato recentemente con il motu proprio del Santo Padre Anglicanorum coetibus pubblicato il 4 novembre scorso, tra gli ex anglicani che vogliono tornare in comunione con la Chiesa cattolica saranno ammessi i sacerdoti sposati.

Secondo lei un giorno il celibato potrebbe diventare volontario per i sacerdoti di rito latino?

Padre Touze: No, perché la Chiesa sta comprendendo sempre di più la natura del sacerdozio, dell’episcopato e del celibato. E’ qualcosa che assomiglia alla rivelazione di un dogma benché non lo sia e benché in questo momento si tenda sempre di più a capire la necessità di promuovere tra i sacerdoti tutti, persino tra i sacerdoti cattolici orientali, una pratica che sia veramente simile a quella che esisteva già nei primi secoli.

Tuttavia nei primi secoli vi erano molti sacerdoti sposati, tra cui anche gli apostoli.

Padre Touze: Alcuni studi hanno mostrato in modo molto convincente che la vera domanda che dobbiamo porci è: nei primi secoli, sin dall’introduzione dell’ordine sacerdotale, i chierici non vivevano forse la continenza? Secondo me ciò che è stato mostrato in modo molto interessate e difficile da contraddire è che nei primi secoli c’erano uomini sposati che erano sacerdoti o meglio Vescovi ma che dal momento della ordinazione tutti questi uomini dovevano vivere la continenza e quindi chiedevano il permesso alla propria moglie perché divenisse un impegno della coppia.

Allora perché ci sono delle eccezioni?

Padre Touze: A livello storico perché c’è stata una manipolazione dei testi o forse, per dirla più positivamente, una cattiva traduzione da parte della Chiesa orientale che si è separata da Roma. E la Chiesa ha riconosciuto che quanto era stato dichiarato contrariamente alla tradizione si poteva accettare. In questo senso si tratta veramente di eccezioni. La Chiesa ha poi scoperto che aveva la possibilità di ammettere delle eccezioni rispettabilissime, come ha sottolineato il Concilio Vaticano. Nelle Chiese cattoliche orientali ci sono sacerdoti santissimi che hanno contribuito molto alla storia della Chiesa e alla fede in tempi di persecuzione ma ci sono veramente delle eccezioni e devono essere intese come tali.

Per i Vescovi non valgono queste eccezioni. Il celibato episcopale riveste un significato speciale?

Padre Touze: Senza dubbio. E’ molto diverso sia teologicamente che storicamente. Anzi, la Chiesa nel Concilio Vaticano II con la constituzione Lumen Gentium ha definito dogmaticamente che l’episcopato è la pienezza del sacramento dell’ordine. Occorre riscoprire la specificità dell’episcopato e quindi del celibato episcopale. Lo dimostra il fatto che per il celibato o la continenza del Vescovo non sono mai state fatte eccezioni. E’ un tema questo che è stato molto studiato all’interno della Chiesa e sul quale i Romani Pontefici hanno dovuto riflettere in due occasioni durante la storia contemporanea: dopo la Rivoluzione francese, quando alcuni Vescovi, o meglio ex Vescovi, avevano espresso il desiderio di sposarsi. Allora si disse che era impossibile, che non si era mai fatto e che era in gioco qualcosa di dogmatico. O ancora più recentemente con le ordinazioni di uomini e Vescovi sposati nella ex Cecoslovacchia su imposizione o dietro pressione del partito comunista allora al potere. Anche lì la Chiesa si pronunciò sul fatto che il Vescovo doveva essere sempre celibe o che se si era sposato prima della sua ordinazione doveva vivere la continenza sin dal momento della sua consacrazione episcopale”.

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ZENIT Staff

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