I problemi dell’Africa sono quelli di tutti gli uomini

L’arcivescovo di Antananarivo, mons. Razanakolona, incontra i giornalisti

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di Chiara Santomiero

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 16 ottobre 2009 (ZENIT.org).- “Affrontando i problemi dell’Africa durante questo Sinodo, ci siamo accorti che sono problemi dell’uomo, di tutti i paesi”: lo ha affermato mons. Odon Marie Arséne Razanakolona, arcivescovo di Antananarivo in Madagascar, incontrando questo venerdì i giornalisti che stanno seguendo i lavori della II Assemblea speciale per l’Africa.

“La necessità della riconciliazione e della pace riguarda tutti gli uomini – ha proseguito Razanakolona – ma oltre il livello umano, un credente è sollecitato dal suo rapporto con Dio a lasciarsi riconciliare da Lui e con i fratelli”.

L’arcivescovo di Antananarivo ha esperienza di conflitti e mediazioni; in qualità di presidente del Consiglio delle Chiese cristiane (Ffkm) del suo Paese – che riunisce cattolici, luterani, riformati ed anglicani -, ha partecipato alla mediazione, nello scorso febbraio, tra il presidente del Madagascar, Marc Ravolamanana e il sindaco di Antananarivo, Andry Rajoelina, protagonisti di una crisi politica che per mesi aveva dato vita nella capitale a proteste, manifestazioni e incidenti tra sostenitori delle parti opposte. La mediazione si è conclusa con la firma di un accordo tra le parti.

Lo stesso Razanakolona aveva spiegato nel suo intervento al Sinodo le ragioni per le quali il Ffkm era stato scelto per mediare: “insieme, i capi religiosi hanno lanciato appelli alla calma”. La conferenza dei vescovi del Madagascar, inoltre “non ha mai cessato di dare l’allarme per attirare l’attenzione del potere in carica sul fatto che la maggioranza delle persone diventa sempre più povera mentre una minoranza si arricchisce; che era in atto una deriva dittatoriale dopo l’adozione di una Costituzione a misura di presidente, che si moltiplicava la vendita di terreni a compagnie straniere, per non parlare dei brogli elettorali”.

“Ognuno – ha detto Razanakolona – vive la propria fede ponendo attenzione alla realtà del posto in cui si trova: questo significa mettere insieme fede e vita”. In Madagascar “l’esperienza ecumenica è molto importante perchè gli appartenenti alle chiese cristiane sono in numero equivalente, ci sono molti matrimoni misti e i rapporti tra di noi hanno un impatto sulla vita sociale. Questo lavorare insieme è uno dei contributi che la Chiesa africana può offrire a tutta la Chiesa”.

Un altro contributo della Chiesa riguarda la mediazione culturale in una società in cui le divisioni etniche hanno un peso rilevante: “Io vengo dal sud – ha raccontato l’arcivescovo di Antananarivo – e sono stato mandato, nella prima destinazione, al nord, a 1400 chilometri dalla mia terra. Dopo sette anni sono stato spostato nella capitale, dove non c’è nessuna delle mie tribù. Ho dovuto imparare molto sulle altre culture ed è quanto la Chiesa cerca di fare a vari i livelli: è la persona che fa l’unità facendo sintesi delle varie culture della realtà malgascia”.

La Chiesa è quindi impegnata in uno sforzo di formazione e di diffusione della conoscenza reciproca, ma non va dimenticato, ha sottolineato Razanakolona che “spesso alla radice dei conflitti etnici ci sono i gruppi e le persone che vogliono dividere la società per potersi meglio impadronire delle risorse e del potere”.

L’arcivescovo di Antananarivo non si è sottratto alle sollecitazioni dei giornalisti su celibato dei preti, valorizzazione del ruolo delle donne e importanza dei media nella Chiesa.

Riguardo ai problemi segnalati nella sua chiesa in merito al celibato sacerdotale, “ se si è scelta una via – ha affermato Razanakolona – occorre rimanervi fedeli, guardando a Cristo come al nostro modello”. Bisogna tener conto anche delle difficoltà di contesto: “è difficile – ha aggiunto Razanakolona – essere sacerdoti così come vivere la coppia e la famiglia in una società che ha altri orientamenti. Lo stesso avviene in Europa. Tutto ciò, insieme alla scarsità di vocazioni, non può non sollevare delle domande e necessita di approfondimenti”.

Per quanto riguarda le donne, “esse in Madagascar rivestono ruoli rilevanti a abbiamo avuto ministre della giustizia e del turismo”. Tuttavia “è molto importante lottare contro la povertà perché questo permetterà alle donne di andare a scuola e di formarsi adeguatamente”.

Infine il ruolo dei media. “Nella mia prima diocesi – ha raccontato Razanakolona – non avevo neanche il telefono. Non si può comunicare se non si hanno i mezzi ed è difficile coprire i vasti territori delle nostre diocesi senza i media. Per questo abbiamo chiesto alla Chiesa universale di metterci a disposizione dei mezzi di comunicazione”.

“La necessità dei media per contribuire all’evangelizzazione – ha confermato don Giorgio Costantino, portavoce del Sinodo per i giornalisti di lingua italiana – è una preoccupazione molto avvertita da tutti i padri sinodali e si è chiesto da più parti che una raccomandazione in tal senso entri in maniera preponderante nel messaggio finale”.

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ZENIT Staff

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