I problemi ambientali possono essere risolti con l'ecologia umana

Pubblicato lo Statement del Workshop congiunto della Pontificia Accademia per le Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali su ‘Umanità sostenibile, natura sostenibile: la nostra responsabilità’

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È stato pubblicato ieri sulla pagina web della Pontificia Accademia delle scienze Sociali lo Statement del Workshop congiunto della Pontificia Accademia per le Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali su “Umanità sostenibile, natura sostenibile: la nostra responsabilità”.

Secondo quanto discusso dai membri delle due Pontificie Accademie “i progressi nella produttività misurata in tutti i settori – agricoltura, industria e servizi – ci permettono di immaginare la fine della povertà, la condivisione della prosperità, e un aumento ulteriore dell’aspettativa di vita. Tuttavia, le strutture sociali ingiuste (Evangelii Gaudium) sono diventate un ostacolo all’organizzazione appropriata e sostenibile della produzione e all’equa distribuzione dei suoi frutti, che sono entrambi necessari per raggiungere tali obiettivi”.

Lo statement sostiene che “le sole forze di mercato, prive di etica e di azione collettiva, non possono risolvere le crisi interdipendenti di povertà, esclusione e ambiente”. E il fallimento del mercato è andato di pari passo con quello delle istituzioni, che non hanno sempre puntato al bene comune.

Così la crescita del Prodotto Interno Lordo è stata accompagnata da divari inaccettabili tra ricchi e poveri fino al punto che il cinquanta per cento circa dell’energia prodotta e disponibile è fruibile da un miliardo scarso di persone, mentre tre miliardi di persone hanno così scarso accesso all’energia moderna da essere costrette a cucinare, riscaldarsi e illuminare le proprie case usando metodi dannosi per l’ambiente e per la loro salute.

Dal punto di vista alimentare poi, un miliardo di persone soffre di fame cronica mentre un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, il che, come ha detto Papa Francesco, equivale a “rubare dalla tavola dei poveri e degli affamati”.

I membri delle Pontificie Accademie hanno ricordato che “in considerazione della povertà persistente, dell’ampliamento delle disuguaglianze economiche e sociali, e della distruzione continuativa dell’ambiente, i governi del mondo hanno chiesto l’adozione, entro il 2015, di nuovi obiettivi universali, denominati Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS)”.

“Il raggiungimento di questi obiettivi richiederà una cooperazione a livello globale, innovazioni tecnologiche (la maggior parte delle quali già esistenti) e, a livello nazionale e regionale, politiche economiche e sociali di sostegno, quali la tassazione e la regolamentazione degli abusi ambientali, l’imposizione di vincoli all’enorme potere delle imprese transnazionali e un’equa ridistribuzione della ricchezza”.

Le Pontificie Accademie sono convinte che “le basi tecnologiche e operative per ottenere un vero sviluppo sostenibile sono già disponibili o alla nostra portata” e per questo motivo “si può mettere fine alla povertà estrema con investimenti mirati a favorire l’accesso all’energia sostenibile, all’istruzione, alla sanità, agli alloggi, alle infrastrutture sociali e ai mezzi di sostentamento per i poveri”.

“Le disuguaglianze sociali possono essere ridotte grazie a misure volte a difendere i diritti umani, lo stato di diritto, la democrazia partecipativa, l’accesso universale ai servizi pubblici, il riconoscimento della dignità personale, il miglioramento significativo dell’efficacia delle politiche fiscali e sociali, una riforma etica della finanza, politiche di creazione di lavoro dignitoso su vasta scala, l’integrazione dei settori economici informali e popolari, e una collaborazione nazionale e internazionale per debellare le nuove forme di schiavitù quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale”.

“I sistemi energetici possono essere resi molto più efficienti e molto meno dipendenti dal carbone, dal petrolio e dal gas naturale, in modo da proteggere gli oceani, ed eliminare dall’aria le sostanze inquinanti generate dal carbone”.

“La produzione alimentare può essere resa molto più proficua e meno dispendiosa in termini di consumo di acqua e di suolo, più rispettosa dei contadini e delle popolazioni indigene e meno inquinante. Lo spreco di alimenti può essere drasticamente ridotto, con vantaggi sia sociali che ecologici”.

Per le Pontificie Accademie “la sfida più grande risiede forse nella sfera dei valori umani. I principali ostacoli al raggiungimento della sostenibilità e dell’inclusione umana sono la disuguaglianza, l’ingiustizia, la corruzione e la tratta di esseri umani”.

Vi è quindi una forte necessità di cambiare convinzioni e atteggiamenti, e di combattere la globalizzazione dell’indifferenza con la sua cultura dello scarto e l’idolatria del denaro.

Gli scienziati chiedono  di “rafforzare la famiglia e la comunità e onorare e proteggere il Creato come responsabilità fondamentale dell’umanità nei confronti delle generazioni future” e per questo indicano nell’ecologia umana per “instaurare un rapporto di reciproco beneficio: l’economia ha necessità di essere permeata dai veri valori, mentre il rispetto per il Creato dovrebbe promuovere la dignità umana e il benessere”.

Su questi temi lo statement sostiene che “tutte le religioni e tutti gli individui di buona volontà possono essere d’accordo”. “Il nostro messaggio – concludono gli scienziati delle Pontificie Accademie – è anche di speranza e di gioia. Un mondo più sano, più sicuro, più giusto, più prospero e più sostenibile è alla nostra portata. I credenti tra noi chiedono al Signore di darci il nostro pane quotidiano, in quanto cibo per il corpo e per lo spirito”.

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ZENIT Staff

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