I poveri del Libano

La testimonianza di un gruppo di volontari libanesi membri di ‘Oui pour la vie’, associazione con sede a Damour, attiva in favore dei più deboli

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Oltre al dramma di più di un milione e mezzo di profughi siriani, nelle ultime settimane sono già 10mila i profughi iracheni, per la quasi totalità cristiani, che si rifugiano in Libano. Questi sfuggono alla persecuzione che prevede devastazioni violente o esecuzioni capitali anche per gruppi di circa 80 o 90 persone alla volta, come riportano i media libanesi.

Papa Francesco nel corso della preghiera dell’Angelus di domenica 10 agosto ha descritto perfettamente il dramma al quale quotidianamente si assiste in queste terre: “Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e l’umanità. Non si fa la guerra in nome di Dio!”.

Tuttavia c’è chi, in questi posti, non resta a guardare. Come i membri di ‘Oui pour la Vie’, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri. I volontari cercano in tutti i modi, nel loro possibile, di essere vicini a questi rifugiati. “Li vediamo arrivare stremati, assetati – raccontano in una nota inviata a ZENIT – donne, anziani e bambini. Sul loro volto i segni del dramma che vivono, ma anche una ricerca di conforto spirituale, quando esibiscono le immagini sacre delle loro case, che hanno voluto portare con loro per sottrarle alla distruzione. Hanno attraversato le montagne fuggendo spesso a piedi, pregando con i loro canti religiosi”.

L’emergenza alimentare – per la quale l’associazione chiede aiuto e pubblicità – è indescrivibile: “Questi profughi riescono a mangiare solo riso una volta al giorno, ma per non più di 3 volte a settimana”, spiegano i membri di ‘Oui pour la Vie’. “Un quinto dei bambini sotto i dieci anni soffre di anemia per malnutrizione, insieme a tutti gli altri rischi di contagio epidemico e carenza di medicine. Li assistiamo, insieme ad altre minoranze islamiche ugualmente perseguitate, con il ricavato delle nostre costanti rinunce personali”.

Nella nota viene riportato, tra i tanti, il caso di una famiglia siriana composta da tre ragazzi di 8, 10 e 16 anni insieme alla loro mamma malata mentalmente, dopo la perdita del marito in guerra, circa un anno fa. Il ragazzo più grande, Abel, che fa lui ora da padre e anche da madre per i suoi fratelli, veniva a chiedere aiuto all’associazione per il cibo. “Quando però la scorsa settimana, abbiamo organizzato una giornata di giochi per i bambini al mare, nel nostro stile di carità che cerca di rendere visibile il perdono tra famiglie povere di diversi gruppi e religioni, lui aveva paura che noi obbligassimo i piccoli a diventare cristiani e, di nascosto, ha seguito il nostro gruppo”.

Abel – raccontano ancora i volontari – “è rimasto meravigliato quando, ad un certo punto, ha sentito da noi invitare i ragazzi islamici che lo volessero a recarsi in un luogo adatto per la loro preghiera. Questo giovane allora, spontaneamente si è scusato con i nostri volontari e commosso ha detto: ‘Ora sono sicuro davvero che Dio esiste, malgrado la guerra e la povertà che abbiamo vissuto, perché vedo che con voi la mia famiglia è in buone mani’”. Abel ora collabora con ‘Oui pour la Vie’ nel mantenere i contatti con i nuovi arrivati.

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Per maggiori informazioni: www.ouipourlavielb.com/en/mission

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ZENIT Staff

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