I politici e il Successore di Pietro

Le parole di Bergoglio di ieri ai parlamentari italiani reclamano la vigenza di una norma morale

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“Il peccatore può redimersi e cercare il perdono, ma i corrotti sono fissati nel loro errore”. Così ha detto il Papa ad una platea di politici italiani, ieri, nell’omelia della Messa nella Basilica vaticana. Il Papa della misericordia, colui che ricorda sempre come non vi sia peccato tanto grande da non poter essere rimesso da Dio a chi lo ha commesso, questa volta sembra aver tracciato un limite insuperabile: quello tra l’immorale, che viola la norma divina pur riconoscendolo ed essendo conscio della propria trasgressione, e l’amorale, che viceversa ignora o non riconosce la norma.

Per troppo tempo siamo stati abituati a scrutare le parole dei Pontefici per vedere a chi – tra la destra e la sinistra – potevano riferirsi le loro critiche, usandole poi nella polemica contingente per definire chi aveva ragione e chi aveva torto, se non addirittura per etichettare i Vescovi di Roma in base alle nostre categorie ideologiche.

Ora, quanto meno, nessuno tra quanti sono usciti bastonati dalla residenza pontificia può  tentare una simile operazione. Operazione che comunque, quando ancora risultava – o veniva quanto meno ritenuta possibile – rivelava in chi la compiva una enorme arretratezza culturale.

Don Primo Mazzolari, che avrebbe potuto – senza tema di smentita da parte di chicchessia – dire di sé stesso che era “di sinistra”, o viceversa avrebbe potuto sentire la necessità di giustificarsi – erano gli anni di Pio XII – da una tale “accusa” disse una volta che non si collocava né a sinistra, né a destra, bensì “al di sopra”: e questa definizione vale certamente per il Papa.

Essa vale anzi per i diversi Papi.

L’anticomunismo di Giovanni Paolo II venne usato sia per alimentare l’ostilità nei suoi riguardi, solleticando il vecchio riflesso anticlericale, sia per dare un sommario giudizio sul suo presunto “fallimento”, dato che il muro di Berlino sembrava – al principio – resistergli.

Chi formulava simili valutazioni riteneva che il tardo imperialismo sovietico, carceriere di una prigione dei popoli ben peggiore dei vecchi Imperi caduti con la Grande Guerra , fosse “di sinistra”, e fossero invece “di destra quanti affermavano anche nei suoi confronti il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Poi la storia ha dimostrato chi avesse ragione.

Questa volta, nell’apparente – solo apparente – sommarietà del giudizio del Papa si stenta di nuovo a capire da che parte stia Bergoglio. E così ci si dimentica che a volte non è una parte politica, ma è tutto l’insieme della politica, una intera classe dirigente, a trovarsi spiazzata dalla storia.

La Roma classica conobbe congiure, guerre civili, colpi di stato: Catilina cercò di abbattere il regime aristocratico della Repubblica, e la “damnatio memoriae” – complice il conservatorismo di Cicerone, che lo denunziò in Senato – lo fece ricordare appunto come un capo di congiuratori: eppure già Sallustio cominciò a rendergli giustizia riconoscendo che aveva un progetto politico, sia pure sbagliato, o soltanto prematuro: quello che sarebbe riuscito poco dopo a Cesare, abbattitore quale capo dei “populares” del vecchio regime. E a loro volta i suoi nostalgici lo avrebbero ucciso: qui il genio artistico di Shakespeare dice di più di tante ricerche storiografiche.

Nel Basso Impero non c’era più contesa politica, tutto essendo omologato nella sua corruzione. L’arrivo a Roma di Bergoglio, proveniente dall’oltremare proprio come San Pietro, ci ricorda che altrove la contesa politica mantiene un senso. Ci sarà forse ancora qualcuno “di sinistra” che darà al Papa del qualunquista, e qualcuno “di destra” che gli darà del sovversivo: un leghista pretendeva addirittura un saluto in dialetto per i “fedeli di lingua padana”.

Tutti costoro naufragano, più ancora che nella corruzione, nel ridicolo. Non si rendono conto che vi è un’altra omologazione, forse più grave ancora che quella nella corruzione: l’omologazione nell’incapacità di proporre, di cambiare, di dire qualcosa di nuovo. Una “sinistra” che spaccia per progresso la diffusione del precariato non è meno colpevole di una destra che parla di difesa della famiglia negli intervalli del delle orge con le minorenni.

L’Occidente è alla fine di un ciclo, proprio come il Basso Impero. Per fortuna che c’è un Successore di Pietro molto simile al suo lontano predecessore: un uomo che porta – insieme con la novità di una cultura diversa – il discrimine morale.

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Alfonso Maria Bruno

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