I pericoli dell'ossessione per le apparizioni

Denuncia al Sinodo del Vescovo di Córdoba (Messico)

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 10 ottobre 2008 (ZENIT.org).- L’attrazione che alcune persone provano nei confronti delle apparizioni o dei miracoli le porta ad abbandonare la Chiesa per cadere nelle mani di gruppi settari, ha constatato un Vescovo messicano in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola.

Monsignor Eduardo Porfirio Patiño Leal, Vescovo di Córdoba, ha preso la parola nella congregazione generale di questo mercoledì pomeriggio per analizzare davanti all’assemblea sinodale il giusto rapporto tra “Rivelazione pubblica e costitutiva del Credo cristiano e le rivelazioni private”.

Queste ultime sono le cosiddette “apparizioni” o rivelazioni straordinarie di Gesù, Maria, ecc.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega al numero 67 che nel corso dei secoli si sono verificate queste apparizioni, “alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa”.

“Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede – aggiunge il testo –. Il loro ruolo non è quello di ‘migliorare’ o di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica”.

Monsignor Patiño Leal ha osservato che la Chiesa “ha riconosciuto ‘rivelazioni private’ che per la congiunzione di segni di credibilità sono suscettibili di un consenso di fede umana”.

“Queste sono state provvidenziali nella storia della fede di molti e hanno rappresentato una grazia attuale che li ha invitati a una conversione e ad accorrere con più decisione alla fonte della verità e della grazia che Dio ha manifestato nella sua ‘unica Rivelazione pubblica’, nella Tradizione della Chiesa”.

Come esempi, il Vescovo messicano ha citato i frutti lasciati dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù o la pietà dei grandi santuari mariani.

Il presule ha considerato che è necessario tener conto dei criteri di discernimento di queste apparizioni o rivelazioni private, come fece Papa Pio XII nell’Enciclica Haurietis Aquas nel caso delle apparizioni del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque.

Un altro documento che aiuta il discernimento, secondo il Vescovo, è la nota esplicativa dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger sul terzo segreto di Fatima.

Il presule ha riconosciuto “con gratitudine 105 frutti spirituali che Dio ha concesso alla Chiesa per la mediazione di queste esperienze religiose”.

Spesso, ha constatato, “l’esperienza religiosa attuale è più emotiva che convinta, a causa della scarsa conoscenza della dottrina”.

“Si sta tendendo piuttosto verso il soggettivo e il gusto di farsi una religione a modo proprio”, ha denunciato.

“Gente semplice e di buona volontà viene attratta da presunte manifestazioni, ma a volte diventano gruppi religiosi isolati all’interno della Chiesa cattolica che propagano devozioni e linee di spiritualità la cui origine risale a ‘messaggi o rivelazioni private’ che devono essere valutate con cautela e devono in ogni caso promuovere la Rivelazione Pubblica integrale nella Tradizione viva della Chiesa”.

“Ancora più preoccupante è il caso di quanti promuovono presunte ‘rivelazioni private’ ancora non soggette a discernimento né approvate e che, tuttavia, vengono ampiamente divulgate”, ha denunciato.

Il presule ha segnalato alcuni fattori che stanno favorendo questo fenomeno: la mancanza di evangelizzazione profonda, l’eco globale dato a questi fenomeni dai mezzi di comunicazione, la povertà e le situazioni di angoscia che facilitano il fatto che la gente si aggrappi a messaggi consolatori.

Il Vescovo ha quindi ricordato l’insegnamento del Concilio Vaticano II presentato nella Costituzione Dogmatica Dei Verbum (che al numero 4 mostra come con Cristo culmini la rivelazione) e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che ai numeri 66 e 67 spiega il motivo delle apparizioni.

La loro funzione “non è quella di ‘migliorare’ o ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma quella di aiutare a viverla più pienamente in una certa epoca storica”, spiega il Catechismo.

Il presule ha dunque chiesto ai pastori di incanalare opportunamente queste esperienze religiose con criteri adattati all’ambiente di mobilità e globalizzazione in cui viviamo.

Per questo motivo, ha suggerito che la Congregazione per la Dottrina della Fede aggiorni i criteri di discernimento in questa materia.

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ZENIT Staff

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