I Paesi ricchi non possono fallire nella lotta alla povertà

L’editoriale di padre Federico Lombardi per il settimanale “Octava Dies”

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ROMA, domenica, 26 settembre 2010 (ZENIT.org).- Anche con l’attuale crisi economica mondiale i Paesi ricchi hanno la possibilità e il dovere di aiutare quelli più poveri. Ad affermarlo è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi S.I., nell’ultimo editoriale del settimanale “Octava Dies”, del Centro Televisivo Vaticano.

“Nel suo ormai famoso discorso alla Westminster Hall di Londra – ha ricordato il gesuita –, il Papa ha ricordato un’espressione diventata corrente nel corso della recente crisi economica, quando i governi sono intervenuti massicciamente e tempestivamente per salvare istituzioni finanziarie molto importanti giunte sull’orlo del fallimento”.

“Si è ritenuto necessario intervenire con lo stanziamento di somme enormi – ricordava il Papa – perché queste istituzioni erano ‘troppo grandi per fallire’. L’economia dei Paesi interessati ne sarebbe rimasta pesantemente danneggiata”.

“Il Papa – ha spiegato – intendeva dire: se si è stati capaci di tali interventi per salvare grandi istituzioni finanziarie, perché non lo si è quando si tratta dello sviluppo dei popoli della terra, della fame, della povertà?”.

“Questo sì che è veramente un obiettivo troppo grande perché lo si possa fallire!”.

In questa luce, ha precisato padre Lombardi, va visto il recente summit dei Capi di Stato e di Governo sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), tenutosi a New York.

“Se ne daranno certamente valutazioni diverse – ha detto –. L’impresa è ciclopica e chiama alla collaborazione non solo i governi, ma tutte le forze attive della società, sia nel mondo sviluppato sia in quello in via di sviluppo”.

“Per parte sua vi si impegna anche la Chiesa nelle sue articolazioni, alla luce di una prospettiva spirituale e morale, consapevole e attenta ai valori fondamentali, ben delineata nella enciclica Caritas in veritate”.

“Come riaffermava a New York il cardinale Turkson, presidente del Consiglio per la Giustizia e la Pace – ha poi concluso –: la persona umana deve essere al centro della ricerca per lo sviluppo, non deve essere vista come un peso, ma come parte attiva della soluzione”.

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ZENIT Staff

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