Servant of God Carlo Tancredi Falletti di Barolo - Image during a Mass in Santuario della Consolata

Suore di Sant'Anna

I marchesi di Barolo, modelli di carità operosa

Le Suore di Sant’Anna hanno festeggiato ieri la nascita del Fondatore

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Ricorreva ieri, 26 ottobre, per le Suore di Sant’Anna, la festa della Divina Provvidenza, nel giorno della nascita di Carlo Tancredi Falletti di Barolo, loro Fondatore.

La singolare storia del Servo di Dio Carlo Tancredi (26 ottobre 1782 – 4 settembre 1838), torinese, e della venerabile Giulia Colbert (1786-1864), sua amatissima consorte, proveniente da una ricchissima famiglia della Vandea, si colloca nel quadro della sorprendente fioritura di Santi piemontesi dell’‘800 (il Cafasso, don Bosco, il Cottolengo, Santa Maria Mazzarello, il beato Francesco Faà di Bruno e tanti altri) e si intreccia con le alterne vicende del Risorgimento italiano.

Juliette – così il suo nome, in francese – trascorse l’infanzia nel terribile periodo della Rivoluzione e del Terrore: diversi suoi cari furono giustiziati e la sua famiglia dovette lasciare la Patria. Il loro matrimonio – celebrato nel 1807, a Parigi – pur patrocinato da Napoleone stesso per motivi di strategia politica, si rivelò un autentico dono del Cielo. La condivisa sensibilità per “le cose di Dio” e la profonda e vasta formazione culturale favorirono la loro unione, nonostante la grande differenza di temperamento: lei passionale e risoluta; lui di indole pacifica e riflessiva.

Rientrati a Torino, dopo la caduta di Napoleone, si dedicarono con generosità e fervore a innumerevoli opere di carità, contribuendo a risanare il degrado sociale e morale del capoluogo piemontese. Non poterono avere figli propri, ma “adottarono” uno stuolo di poveri -allora a mala pena “sopportati” dalle autorità e spesso disprezzati dai benpensanti- sostenendoli materialmente e spiritualmente e prendendo a cuore il loro destino. La loro casa era aperta alle figure aristocratiche più rilevanti del tempo, ma ospitava sempre anche numerosi bisognosi, sfamati e soccorsi nelle loro necessità “primarie”.

Carlo Tancredi dimostrò le sue qualità nella pubblica amministrazione, rivestendo pure la carica di Sindaco della Città, sostenendo molte attività benefiche e prodigandosi nel campo della educazione e della formazione professionale dei più disagiati.

Al 1834 risale – in accordo con la sua sposa – la nascita della Congregazione delle Suore di Sant’Anna, che avrebbero garantito l’accompagnamento umano e cristiano delle anime loro affidate. Instancabili, i due coniugi proseguirono in questa paziente e ben ramificata opera di assistenza morale e sociale, che comprese anche interventi, da parte di Carlo, sull’ambiente stesso cittadino, reso più bello e più sano da giardini e fontane di acqua potabile.

In seguito a una tremenda epidemia di colera – che flagellò anche Torino e nella quale Giulia e Carlo assistettero i malati, con grande sacrificio, incuranti del rischio che potevano correre – furono invitati a prendersi un periodo di riposo, in Alto Adige. Il marchese, però, morirà durante il viaggio, a Chiari, in provincia di Brescia, agli inizi di settembre del 1838. Giulia vivrà ancora a lungo, proseguendo e dilatando ancor più l’azione caritativa iniziata con il marito, il quale aveva lasciato scritto: “Nomino erede universale la marchesa Giulietta Francesca Falletti di Barolo nata Colbert, mia dilettissima consorte, e ciò in pegno del profondo affetto che io ho sempre nutrito per lei, e della mia alta stima ed ammirazione per le sue virtù, volendo così porla in grado di proseguire l’esercizio a maggior gloria di nostra santa religione, a beneficio dei miei concittadini ed a suffragio dell’anima mia… “.

La pur brevissima ed essenziale traccia biografica, qui esposta, ci invita a riflettere -in questo tempo di vivace dibattito circa l’istituto matrimoniale, il concetto di paternità, la “maternità surrogata”, gli “uteri in affitto” e le tante altre aberrazioni, che riempiono la cronaca quotidiana- sulla straordinaria fecondità espressa nella vita dei coniugi Barolo. Non ebbero una discendenza secondo la carne, è vero, ma furono santi “genitori” ed educatori di una moltitudine di figli; di origine aristocratica, non disdegnarono di servire evangelicamente i più poveri e reietti della società di allora.

Laici “impegnati” nel sociale, diedero vita alle Suore di Sant’Anna e alle Suore di Santa Maria Maddalena, affidando alle religiose, nate dallo Spirito e dalla loro disponibilità illimitata ai progetti di Dio, il compito di proseguire nel tempo la loro straordinaria opera caritativa.

In questo Anno, dedicato alla Vita Consacrata, segnato dal “Sinodo” sulla famiglia e ormai proteso verso l’Anno della Misericordia, questi due sposi-fondatori andrebbero forse riscoperti e riproposti ancor di più, come modelli di tenerissimo amore coniugale, promotori generosi delle “opere di Misericordia” -corporali e spirituali- e interpreti generosi della Volontà di Dio. Se il Cielo sembra chiudere una porta (negando la gioia di essere genitori), in realtà apre, per chi si affida a Lui, imprevedibili prospettive di Bene e una inattesa “fecondità”, che supera ogni nostra immaginazione.

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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