I laici dell'Asia ribadiscono il loro impegno nel continente

Nel Messaggio finale del Congresso di Laici celebrato a Seul

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SEUL, martedì, 7 settembre 2010 (ZENIT.org).- I partecipanti al Congresso di Laici svoltosi nella capitale della Corea del Sud dal 31 agosto al 5 settembre hanno ribadito la propria vocazione a impegnarsi nello sviluppo dell’Asia.

“Sentiamo la chiamata ad essere sale e luce del continente asiatico”, affermano nel Messaggio finale dell’incontro, convocato dal Pontificio Consiglio per i Laici sul tema “Proclamando Gesù Cristo in Asia oggi”.

“Siamo pochi, ma al tempo stesso siamo presenti ovunque, mossi dall’amore per tutti i fratelli in Asia, senza eccezioni né discriminazioni”, sostengono i circa 400 partecipanti.

“Siamo orgogliosi della ricchezza delle nostre antiche tradizioni culturali, e motivati a condividere la nostra fede in Gesù Cristo, compimento di ogni aspirazione umana”, aggiungono, consapevoli dell’importanza del contributo cristiano alla società attuale.

Nel Messaggio finale, i laici si definiscono “un piccolo gregge che non soffre di un complesso o di una paura di essere una minoranza”, e aggiungono: “Non vogliamo essere contenuti entro le mura della Chiesa, ma sentiamo la chiamata ad essere sale e luce del continente asiatico”.

“Vogliamo essere attivi protagonisti nella vita della Chiesa locale in comunione con i nostri Vescovi”, sottolineano.

Il Messaggio, del quale si è fatta eco la “Radio Vaticana”, spiega che l’Asia vive un processo senza precedenti di crescita e trasformazione sociale, economica e demografica, ma bisogna ancora affrontare i problemi della promozione della libertà, della giustizia, della solidarietà e dello sviluppo di condizioni di vita più umane.

Di fronte a questa realtà, i laici ritengono “unico ed essenziale” il contributo cristiano per il bene del continente e si impegnano a rinnovare i loro sforzi per condividere l’esperienza cristiana nella società.

In questo senso, il documento segnala che “non si tratta di marketing strategico o di proselitismo fanatico, bensì semplicemente del frutto dell’incontro con Gesù”, che fa scaturire naturalmente “il desiderio di portare questa grazia agli altri”.

Anche di fronte alla realtà dei martiri, delle vittime del fondamentalismo e dei perseguitati a causa della loro fede in Asia, il Messaggio segnala la necessità di “prendere coraggio” e “lasciarsi affascinare da Cristo” attraverso l’ascolto della sua Parola, perché ognuno possa diventare un “collaboratore indispensabile nella vita della Chiesa”, tracciando “nuove vie per il Vangelo nella società”.

“Siamo portatori del bene supremo per il popolo dell’Asia di oggi e di domani”, aggiunge il testo. “Siamo invitati a condividere con gli altri questo grande tesoro che è Gesù Cristo”.

Lettera al Papa

I partecipanti al Congresso di Laici hanno voluto anche dimostrare il proprio impegno e affetto al Papa attraverso una lettera di ringraziamento per la sua sollecitudine verso la Chiesa in Asia.

“Santità, siamo stati toccati dal Vostro paterno affetto e dalla Vostra vicinanza”, si legge nella lettera.

Per loro, l’affetto e la vicinanza sono una dimostrazione “del ministero universale e della cura missionaria instancabile del Successore di Pietro”.

“Pur immersi in una società che sta vivendo profonde trasformazioni, siamo consapevoli del nostro contributo nella costruzione della comunità cristiana, della nostra vocazione alla carità per il bene di tutti in Asia”, continua il testo.

I laici dell’Asia chiedono anche al Papa di ricordare nelle sue preghiere tante eroiche testimonianze di fede che con speranza e amore proclamano nel continente la Parola di Dio.

Atmosfera cattolica

Il Congresso si è svolto in un’atmosfera cattolica e universale, ha affermato l’Arcivescovo di Seul, il Cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, nella Messa conclusiva di questa domenica, che ha presieduto in una Cattedrale di Myongdong letteralmente gremita.

“Si può dire che oggi qui è radunata l’intera Chiesa dell’Asia, in comunione effettiva e affettiva con il nostro santo Padre, attraverso il Pontificio Consiglio per i Laici”, ha detto nella sua omelia, raccolta dall’agenzia AsiaNews.

Il Cardinale Cheong ha parlato della vita della Chiesa coreana, che negli ultimi 30 anni è aumentata del 66%, arrivando a quasi 6 milioni di fedeli, il 10% della popolazione.

Il porporato ha sottolineato il “servizio di carità alle persone nel bisogno e la netta e decisa affermazione della Chiesa nei campi della giustizia, difendendo i diritti dei lavoratori sotto i regimi autoritari”.

“L’evangelizzazione dell’Asia non è una ‘missione impossibile’”, ha riconosciuto. “La Chiesa dell’Asia ha profondo bisogno di nuovi apostoli, ben istruiti sulla dottrina sociale della Chiesa, capaci di esprimere la loro missione nel dialogo e nell’evangelizzazione”.

“Un nuovo millennio, una grande primavera dell’evangelizzazione è sorta in Asia. È tempo per i nuovi apostoli di agire come testimoni di Cristo, senza paura, consacrando l’Asia come continente della speranza per il mondo”.

Libertà religiosa

Uno dei temi sottolineati nel Congresso è stato quello della libertà religiosa.

I partecipanti hanno constatato, citando un rapporto dell’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, i limiti di questo diritto in ampie zone del continente.

Di fatto, in una lista di 13 Paesi del mondo con “gravi limitazioni alla libertà religiosa”, dieci si trovano in Asia.

Altre 15 Nazioni asiatiche sono inoltre tra quelle che registrano “limitazioni alla libertà religiosa”.

Durante il Congresso sono stati poi ricordati i tanti martiri che hanno dato la vita per amore di Cristo e dell’uomo in Asia.

In questo senso, è stato rimarcato l’impegno della Chiesa coreana nel culto dei martiri, e si è indicato che in circa 100 anni almeno 10.000 cattolici sono stati assassinati per la loro fede.

La devozione nei loro confronti è tale che il mese di settembre è del tutto dedicato alla memoria dei martiri.

I cattolici coreani ricordano quindi i missionari della Francia e di altri Paesi martirizzati nel loro Paese.

Volontari

Il Congresso è stato un successo, in gran parte grazie all’impegno gratuito e instancabile di decine di laici volontari che hanno gestito l’organizzazione con professionalità e dedizione.

Molti di loro hanno sacrificato le proprie vacanze, che in Corea durano tre o quattro giorni all’anno. Membri dei Focolari e del Cammino Neocatecumenale si sono occupati delle traduzioni simultanee degli interventi in italiano, inglese e coreano.

Giovani delle parrocchie di Seul hanno offerto a turno il servizio dei canti per la liturgia nella Cattedrale e nella sala per gli incontri.

Madri di famiglia e giovani hanno preparato con dedizione orientale tutti i servizi di accoglienza, pulizia e decorazione, suscitando la riconoscenza dei partecipanti.

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ZENIT Staff

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