I giovani prolife: "Se vuoi la pace difendi la vita" (Prima parte)

Questo il tema del 30° Seminario di formazione del Movimento per la Vita a Maratea

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Si svolgerà dal 28 luglio al 4 agosto a Maratea (in provincia di Potenza) la trentesima edizione del Seminario “Vittoria Quarenghi” dei Giovani del Movimento per la Vita italiano in collaborazione con la FederVita della Regione Basilicata. Il tema di quest’anno è “Uno di noi. Se vuoi la pace difendi la vita” punta, nell’anno della Iniziativa dei cittadini europei, a recuperare la centralità del valore della vita umana nel pensare tanto ai diritti quanto al futuro dell’umanità. Allo stesso tempo richiama anche all’impegno nel mondo del volontariato per la vita. Ne abbiamo parlato con Tony Persico che, insieme a Leo Pergamo, è responsabile dei giovani del Movimento.

Cos’è il Seminario “Vittoria Quarenghi”?

Tony Persico: Per gli amici è semplicemente il Quarenghi un appuntamento annuale aperto a tutti i giovani, con lo scopo di scoprire, approfondire, dibattere, cantare e testimoniare la cultura della vita. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Maratea, dalla Diocesi di Tursi-Lagonegro e dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, si snoda nel corso di una settimana ricca di incontri e testimonianze. L’edizione di quest’anno è dedicata all’Iniziativa dei cittadini europei in difesa dell’embrione umano, e sarà l’occasione per conoscere da vicino le attività di volontariato e promozione culturale portate avanti dal Movimento per la Vita italiano. Un modo tutto speciale di impegnarsi al servizio degli altri fondato sulla difesa dei più indifesi: la madre in difficoltà, il bambino concepito, il malato terminale. Tutte persone che sempre più sono viste dalla società con rifiuto anziché con il desiderio dell’accoglienza.

Cosa significa il titolo di questa trentesima edizione?

Tony Persico: Il titolo sintetizza in modo efficace l’impegno dei giovani prolife per la grande mobilitazione all’insegna dell’Iniziativa europea “Uno di noi”, una campagna che, come ha ricordato la portavoce del comitato italiano Maria Grazia Colombo, “pone al centro la persona, nella sua totalità e nel suo diritto a crescere, a vivere, a essere cittadino a pieno titolo del mondo”. La raccolta firme è ancora in corso e si può aderire attraverso il sito: www.firmaunodinoi.it. “L’embrione umano è uno di noi” sono le parole impiegate dal Comitato Nazionale di Bioetica quando nel ’96 si è pronunciato sull’identità e lo statuto dell’embrione. Da qui, da questa affermazione che ogni madre e ogni figlio sente innata, vogliamo intraprendere il nostro percorso per far ricordare come solo dalla difesa della vita si può costruire la vera pace, è questo il senso della frase di Paolo VI che accompagnerà i ragazzi.

Con tante emergenze sociali perché interessarsi alla bioetica?

Tony Persico: Il perché della bioetica è racchiuso proprio nel binomio vita-pace… È facile al giorno d’oggi parlare di pace, invocando la fine delle povertà ed evocando l’orrore della guerra. Non è altrettanto facile parlare di difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, ma è questo quello che vogliamo fare con i ragazzi e le ragazze del “Quarenghi”. La relazione tra pace e vita ci è stata spiegata da una testimonial d’eccezione, Madre Teresa, che ritirando il premio Nobel non ha esitato a ricordare al mondo intero che “il più grande distruttore di pace nel mondo è l’aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te dall’ucciderci reciprocamente?” La suora di Calcutta non esitava a considerare proprio il bambino nel grembo materno “il più povero tra i poveri”.

E i giovani capiranno questo legame?

Tony Persico: Sono sicuro di sì: non solo i giovani di oggi, ma anche i giovani delle generazioni che ci hanno preceduto. I giovani hanno da sempre quello sguardo limpido capace di scorgere la strada della pace come la strada dei più indifesi, dei piccoli e degli ultimi. Ogni generazione si è spesa, a suo modo, in questo grande percorso dell’umanità. Per i giovani oggi la sfida generazionale è la difesa del concepito e della vita terminale: le condizioni della vita umana che sono ancora sottoposti, oltre all’attacco della violenza, al fuoco dell’ideologia e delle logiche utilitariste.

Ma guardando le notizie recenti non vi sentite una minoranza?

Tony Persico: Non sempre i numeri restituiscono la vera forza di un movimento, ma se guardiamo alle 700.000 adesioni all’Iniziativa dei cittadini europei “Uno di noi” forse anche le cifre ci consolano, ma ancora di più il numero dei bambini salvati dai Centri di Aiuto alla Vita in Italia: oltre 100.000. Tuttavia, è vero, questi mesi hanno visto una serie di attacchi ai valori della vita, della maternità, della famiglia, sia sul piano culturale sia della giurisprudenza, oltre che sul piano della politica, spesso indifferente alle richieste dei cittadini per la costruzione di una reale civiltà accogliente nei confronti della vita umana. Ma ci sono anche segnali positivi che ci dicono che l’isolamento dei prolife inizia a rompersi: il Nobel a Gurdon e Yamanaka per la ricerca sulle “staminali etiche”, le sentenze della Corte Suprema americana e della Corte di Giustizia Europea che vietano la brevettabilità dell’essere umano, sono solo alcuni esempi. Siamo all’inizio di un risveglio culturale fondato sulla ragionevolezza della difesa della dignità dell’uomo, sul legame tra difesa della vita e promozione della pace che proporremo anche ai nostri giovani.

(La seconda parte segue domani, giovedì 18 luglio)

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ZENIT Staff

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