I giovani Neocatecumenali in Libano insieme al Santo Padre

Don Gianfranco Vitola, itinerante responsabile del Medio Oriente, racconta l’accoglienza del Cammino Neocatecumenale a Benedetto XVI e l’incontro vocazionale svoltosi domenica scorsa a Beirut

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, venerdì, 21 settembre 2012 (ZENIT.org) –  Sono passati alcuni giorni da quando Benedetto XVI ha lasciato il Libano, ma resta ancora vivo il ricordo della calorosa accoglienza che il popolo libanese ha riservato al Pontefice.

In particolare, all’incontro con i giovani di Bkerkè circa 25.000 ragazzi e ragazze – tra cui numerosi musulmani – erano presenti nel piazzale antistante il Patriarcato maronita, in attesa di ricevere un messaggio di pace e di speranza dal Santo Padre.

Tra questi, buona parte era rappresentata dai giovani provenienti dal Cammino Neocatecumenale, che il giorno successivo, domenica 16 settembre, si sono radunati per il tradizionale incontro vocazionale. Ci ha parlato di questo incontro, don Gianfranco Vitola, catechista itinerante responsabile del Medio Oriente, nella breve intervista per ZENIT che riportiamo di seguito.

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Quanti giovani del Cammino Neocatecumenale erano presenti all’incontro del Santo Padre a Bkerkè?

Don Gianfranco Vitola: All’appuntamento con il Pontefice erano presenti circa 250 giovani appartenenti al Cammino Neocatecumenale. Tale numero era condizionato dal fatto che gli inviti erano limitati per ciascun movimento e che c’era anche un limite d’età che andava dai 16 ai 35 anni.


Dopo l’incontro con il Papa si è tenuto il consueto appuntamento vocazionale delle comunità neocatecumenali?

Don Gianfranco Vitola: Si. L’incontro si è svolto presso il campo sportivo di una scuola cattolica nel villaggio di Rumieh poco sopra Beirut, la sera di domenica 16 Settembre, ultimo giorno del viaggio papale. Kiko non era presente in quanto impegnato nella Convivenza di Porto San Giorgio con i seminaristi di tutto il mondo. L’incontro è stato presieduto quindi dall’équipe itinerante responsabile del Libano. Erano presenti il Corepiscopo Michel Aoun, vescovo di Jbeil-Byblos dei Maroniti (Libano); il vescovo del Kuwait, mons. Camillo  Ballin e il vicario patriarcale copto cattolico, mons. Kyrillos Kamal William Samaan.

In che modo si è svolto l’incontro?

Don Gianfranco Vitola: Dopo una presentazione dei fratelli provenienti dall’estero – ovvero da Iraq, Egitto, Giordania e Cipro – e dei Libanesi che venivano da Beirut, Bcharre, Zgharta e via dicendo, abbiamo celebrato una Liturgia della Parola con l’annuncio del Kerigma tratto dalla seconda lettera ai Corinzi di S. Paolo. È seguito subito la lettura del Vangelo di Giovanni dove Gesù rinnova la sua chiamata a Pietro. Proprio questo è stato il senso della proclamazione della Parola: non vivere più per se stessi, ma per Colui che è morto e risorto per noi. Soprattutto, che la chiamata a seguire Cristo non è basata sulle capacità umane, ma sulla Sua potenza e sulla Sua fedeltà.  

Un chiaro invito, quindi, a non aver paura di donare la propria vita a Cristo. Alla luce di questa parola, quanti ragazzi e ragazze hanno dato la propria disponibilità “alzandosi”?

Don Gianfranco Vitola: In totale si sono alzati 20 ragazzi per il seminario e 18 ragazze per il monastero o l’evangelizzazione.

Il Papa si è rivolto direttamente alle nuove generazioni esortandole a resistere alle tentazioni, ad avere fiducia in Dio e a “lavorare” per un futuro di pace tra Cristianesimo e Islam, in quanto sono loro l’unico mezzo per garantire tale dialogo. Come hanno accolto i giovani del Cammino le parole del Pontefice?

Don Gianfranco Vitola: Con grande entusiasmo ma anche con molta serietà, consapevoli che tutte queste non sono pure e semplici esigenze etiche, ma il frutto di una vera e propria “vocazione” a vivere una vita da figli di Dio, insigniti di una “cittadinanza” celeste che supera, in Cristo, tutte le contrapposizioni che normalmente dividono gli uomini.

Quali frutti ha portato, quindi, la visita di Benedetto XVI nel Paese?

Don Gianfranco Vitola: È presto per dirlo con precisione, tuttavia si è notata sicuramente un’attenzione più forte non soltanto ai temi strettamente politici, ma anche e soprattutto a quelli connessi alla Nuova Evangelizzazione.

Come si può definire la realtà del Cammino Neocatecumenale in Libano?

Don Gianfranco Vitola: Essa é una realtà piccola ma feconda, composta di una trentina di comunità inserite in parrocchie maronite o greco-cattoliche, ricche di famiglie aperte alla vita e con tanti figli. È presente, inoltre, a Beirut un seminario missionario interrituale che ha ordinato già undici presbiteri incardinati o ascritti in diverse Chiese cattoliche di rito orientale.


Cosa si prevede per il futuro dei Neocatecumenali libanesi, in vista, appunto, della Nuova Evangelizzazione e dell’Anno della Fede indetto dal Papa?

Don Gianfranco Vitola: La convinzione a non farsi persuadere dalla “mentalità corrente” che si riversa purtroppo nella fuga emigratoria dal Medio Oriente e nella conformazione ai modelli di comportamento anti-cristiani – la cosiddetta “civiltà della morte” – tanto diffusi oggi nel mondo. Unito a questo, anche un rinnovato slancio missionario da parte di tutti i ragazzi, le ragazze e le famiglie.

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ZENIT Staff

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