I giovani di Sarajevo chiedono di poter costruire un futuro di Pace

Nelle testimonianze dei ragazzi che hanno accolto il Papa nel Centro “Giovanni Paolo II”, l’impegno per mantenere e alimentare la pace e lo sviluppo nel paese

 

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“Grazie per essere venuto ad incoraggiarci a vivere in pace, perché la vita è un bene comune che può avere successo solo nella pace, a testimoniare solidarietà con i fedeli cattolici, con i fedeli delle altre religioni e con quelli di altre convinzioni, soprattutto con i giovani che sono la primavera della Chiesa, la primavera della nostra patria, il nostro futuro”.

Così mons. Marko Semren, vescovo ausiliare di Banja Luka, incaricato per la pastorale dei giovani, ha accolto Papa Francesco a nome di tutti i giovani della Bosnia ed Erzegovina, e dai paesi vicini, nella sua visita al Centro “Giovanni Paolo II”, ultima tappa del viaggio del Pontefice a Sarajevo.

Il presule ha spiegato che nel paese si incontrano varie confessioni cristiane, diverse religioni e convinzioni, e per questo la visita del Pontefice è molto importante per la pace e per il futuro. “Il processo di pace è in corso, ma non è ancora terminato – ha detto Semren – I giovani vogliono dare il loro contributo e la Chiesa Cattolica vuole essere accanto a loro in questo cammino. Grazie, Santo Padre, per la Sua vicinanza, il Suo sostegno e per le parole che ci indirizzerete!”

In rappresentanza delle nuove generazioni è intervenuto Darko Majstorovic, professore poco più che trentenne di educazione fisica e presidente dell’Associazione degli studenti cattolici Emmaus, dove – ha detto – “ho imparato valori come crescere nella fede, aiutare gli altri, chiedere se hanno bisogno e non chiedere il loro nome”. Questo incontro, ha aggiunto il giovane insegnante, è un invito a “non avere paura di fronte alle sfide delle diversità tra noi, per salvaguardare gli altri, per salvaguardare noi stessi, perché tolleranza e conciliazione siano la carta vincente per un domani migliore”

È intervenuta poi Nadezda Mojsilovic, membro della Chiesa ortodossa serba, coordinatrice del lavoro giovanile attraverso il programma ‘Camminiamo insieme’ del tempio di S.Vasilij Ostroški, nella Sarajevo orientale, nonché collaboratrice del Centro per la pastorale giovanile Giovanni Paolo II. Il progetto ‘Camminiamo insieme’ raccoglie giovani cristiani da tutta la Bosnia ed Erzegovina, appartenenti alle due confessioni religiose, ortodossa e cattolica.

Oltre al fatto di vivere gli uni accanto agli altri, obiettivo del progetto è anche quello di “conoscersi attraverso il lavoro, di riconoscere le somiglianze e di accettare le diversità reciproche con comprensione e tolleranza”, ha spiegato Nadezda, che ha aggiunto: “Solo scavalcando i pregiudizi infatti si alimenta il desiderio di conservare la pace in Bosnia ed Erzegovina”.

In conclusione, la ragazza ha invocato la benedizione di Dio per diffondere la forte convinzione che “la pace è la più alta di tutte le nostre aspirazioni e che preservare le nostre anime è un imperativo affinché l’amore e la fiducia regnino tra noi. E che permangano nei secoli dei secoli”.

Sono seguite esibizioni di danza e di canto in onore al Pontefice, discipline studiate all’interno del Centro “Giovanni Paolo II”, struttura ancora in costruzione finanziata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

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ZENIT Staff

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