"I figli sono un valore, è irresponsabile una società non aperta alla vita"

Regina Florio, consigliera dell’Associazione nazionale famiglie numerose, parla del suo libro scritto con Mario Sberna ‘Il ritorno della cicogna’. E plaude al “monito” del Papa sull’aereo al rientro dalle Filippine

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La cicogna, leggiadro pennuto dal candido colore, non allieta più i nostri sguardi. La sua presenza in campagna è ormai un remoto ricordo, scacciata dal rumore e dall’aria non più salubre come un tempo. Sarà per questo che nascono pochi bambini, al punto che in Italia l’indice di natalità è scivolato sotto la soglia di riproduzione. Eppure, nel mezzo di questo desolante scenario, qualche avvistamento di cicogne sembra inizi ad esser registrato.

È così a sentire Regina Florio, giornalista e consigliera nazionale dell’Associazione nazionale famiglie numerose, autrice insieme al fondatore dell’Anfn Mario Sberna del libro Il ritorno della cicogna (Ed. Cooperativa Firenze). Il duo Florio-Sberna ha già dato alla luce, nel 2007, al volume Tutti vostri? Viaggio nel mondo delle famiglie numerose (ed. Messaggero Padova).

“Ai tempi ci si sentiva proprio come mosche bianche, quindi scrivemmo quel libro per far conoscere la nostra realtà”, spiega a ZENIT la Florio. Oggi, a qualche anno di distanza, Il ritorno della cicogna vuole invece fare il punto sulla situazione delle famiglie numerose in Italia, un modo anche per celebrare il decennale dell’Anfn.

Ogni capitolo si apre con uno spunto offerto dalle allegre vignette di Francesco Rizzato e raccolto con una riflessione o una testimonianza da parte di quelli che vengono definiti “amici di penna”. I vari contributi, diversi per stile e contenuti, sono accomunati dal taglio elogiativo della dimensione familiare extra-large. “Nella nostra Italia stanca, vecchia, ripiegata su sé stessa e sempre meno innamorata dei bambini, noi sentiamo di costituire un segno di cambiamento positivo”, commenta la Florio.

Certo le difficoltà non mancano. “Ci siamo resi conto che stiamo vivendo a dei ritmi molto elevati, poiché questa società frenetica non contempla la presenza di prole numerosa”, spiega. Ma ne vale comunque la pena. “Si tratta di una grande fatica, è vero, ma una fatica che non è superiore alla soddisfazione che ci dona questa realtà – aggiunge -. Ogni mamma di tanti figli sa che, pur arrivando stremata alla sera, non cambierebbe mai una virgola della sua vita”.

Fatica che non viene offerta soltanto sull’altare del focolare domestico, poiché le famiglie numerose rappresentano un valore per tutta la società. Nel libro, come spiega la Florio, viene posto l’accento su questo punto: “La nostra scelta – dettata talvolta da motivi di fede, talvolta dalla presa di coscienza che viene con ogni nuovo figlio, talvolta dai casi della vita – ha delle ripercussioni sociali molto importanti, forse che vanno anche al di là delle nostre intenzioni”.

Del resto, la famiglia è una scuola di umanità che educa alla convivenza. “Le relazioni inter-generazionali, il rispetto per gli anziani, i legami affettivi con i nonni, l’accoglienza, la condivisione, nonché la sopportazione: sono tutte esperienze che in una famiglia numerosa si praticano quotidianamente”, afferma la Florio.

Famiglie numerose che contribuiscono un po’ a riscaldare quell’inverno demografico che rischia di far morire assiderata l’Italia. Un contributo a cui risponde però l’ingratitudine della quasi totale assenza di politiche familiari. “Ci sembra spesso di essere percepiti come un peso, nonostante siano innumerevoli gli studi scientifici che dimostrano come ogni figlio rappresenti un beneficio anche finanziario allo Stato”, spiega la Florio.

Un peso quando non addirittura un bersaglio di vere e proprie campagne ideologiche. Nell’ultima parte del libro si affronta anche la questione antropologica, intorno alla quale si gioca oggi una battaglia fondamentale. La diffusione della teoria gender nelle scuole mina alle basi il presupposto biologico della famiglia. Definendolo una “colonizzazione ideologica”, del tema ne ha parlato anche papa Francesco, durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalle Filippine.

La destrutturazione antropologica insegnata a scuola è “una preoccupazione che ci sembra molto presente tra le famiglie”, dice la Florio. Che commenta a tal riguardo: “Viviamo in una società che offre già così poche certezze, se togliamo ai nostri figli anche quella dell’identità sessuale rischiamo davvero di mandarli in grande confusione”.

Confusione a cui possono condurre le interpretazioni creative che la stampa offre, sovente, delle dichiarazioni di papa Francesco. A proposito del richiamo del Santo Padre a una “paternità responsabile”, sempre nella conferenza stampa a bordo dell’aereo, la Florio ha le idee chiare: “Il Papa riesce sempre a stupirci, ma è importante che gli spunti che offre siano letti nella loro versione integrale…”.

La Florio ci tiene a sottolineare che il Papa ha anzitutto parlato di “apertura alla vita” quale “condizione per il sacramento al matrimonio”. E il suo monito alla responsabilità? “Proprio perché ne ho avuti diversi di figli – commenta l’autrice del libro – so bene quanto la responsabilità sia un elemento chiave per dei genitori”.

“Semmai – aggiunge – è irresponsabile non raccogliere l’appello del Papa all’apertura alla vita. Se non si fanno figli, siamo destinati all’estinzione”. Figli che “sono un valore anche e soprattutto per le popolazioni più povere”. È dunque “assurdo” – prosegue – il “ricatto” che le organizzazioni internazionali pongono ai Paesi del Terzo Mondo: controllo delle nascite in cambio di aiuti.

E anche di questo, “del neo-malhtusianesimo universale che è in corso”, ha parlato papa Francesco sull’aereo. Ad ascoltare Regina Florio con l’entusiasmo che la contraddistingue come mamma di famiglia numerosa, sembra però che il ‘novello Malhtus’ sia destinato a scomparire sotto il battito d’ali della rediviva cicogna.

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Federico Cenci

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