I figli di Meriam Ibrahim ottengono la cittadinanza statunitense

La donna cristiana del Sudan, condannata a morte nel 2014 per apostasia e adulterio, dovrebbe ricevere ora anche la Green Card

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Hanno ottenuto la cittadinanza degli Stati Uniti Martin e Maya, i due figli di Meriam Yahia Ibrahim Ishag, la donna cristiana del Sudan condannata a morte nel 2014.

Come riferito da alcuni media, tra cui L’Osservatore Romano, la donna dovrebbe ricevere ora anche la Green Card, ossia l’autorizzazione rilasciata dalle autorità statunitensi che consente a uno straniero di risiedere nel Paese per un periodo di tempo illimitato.

Difficile dimenticare la vicenda di questa giovane ragazza, arrestata nel febbraio scorso mentre era incinta di cinque mesi e, a maggio, condannata da un tribunale di Khartum a morte per impiccagione con l’accusa di apostasia e adulterio.

Per i giudici sudanesi, Meriam era colpevole di essersi convertita al cristianesimo sposando, nel 2011, Daniel, un uomo cristiano, nonostante il padre fosse musulmano. Un matrimonio considerato “illegale” secondo la sharia (il diritto islamico), per cui la giovane era stata condannata a subire anche 100 frustrate per adulterio.

I giudici avevano dato tre giorni alla giovane madre per rinunciare alla sua fede cristiana, ma in aula, dopo un lungo colloquio con un religioso musulmano, Meriam ha ribadito la sua fede e la sua innocenza, affermando: “Sono cristiana e non ho mai commesso apostasia”.E’ stata quindi trasferita in carcere insieme al figlioletto Martin di 21 mesi, dove, il 27 maggio, ha dato alla luce, nella clinica interna, la figlioletta Maya.

Il caso aveva indignato il mondo intero, presto mobilitatosi per invocare la liberazione della donna. Numerose le campagne e gli appelli internazionali che, alla fine, hanno portato alla sua scarcerazione e all’annullamento della pena capitale da parte della Corte d’appello del Sudan.

Pronta a lasciare il Sudan e volare verso gli Usa con la sua famiglia, Meriam è stata però fermata dalla polizia all’aeroporto per un cavillo burocratico legato al suo passaporto e bloccata per circa 48 nel paese, rifugiata nell’ambasciata americana a Khartoum.

La vicenda si è conclusa con un lieto fine, con il trasferimento definitivo a New York e il commovente incontro della famiglia con Papa Francesco, il 24 luglio 2014, secondo il desiderio di Meriam. 

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ZENIT Staff

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