I due Papi Santi e l'Europa

I contributi di Marco Roncalli e Piotr Mazurkiewicz su Eurcom per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

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In occasione delle canonizzazioni di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, Eurcom (www.eurcom.org) propone uno speciale con i contributi di Marco Roncalli, giornalista, autore di “Papa Giovanni il Santo” tradotto in sei lingue, e Piotr Mazurkiewicz della Università Cardinale Stefan Wyszynski di Cracovia.

«Secondo Giovanni Paolo II – scrive il pronipote di Roncalli – l’Europa è un continente di cultura e suoi confini coincidono con i confini dell’evangelizzazione. “L’identità europea è incomprensibile senza il cristianesimo”, ha detto a Santiago de Compostela. Altre correnti hanno co-creato l’identità europea, ma senza di loro la cultura europea sarebbe più povera, senza il cristianesimo non sarebbe mai stata formata». «Giovanni Paolo II ha usato due metafore: dei due polmoni (cristianesimo orientale e occidentale) e dell’Europa dall’Atlantico agli Urali. In entrambi i casi – vale sottolineare – questo include paesi come l’Ucraina e la Moldavia».

«Giovanni Paolo II – conclude il giornalista – era molto deluso per la mancanza del riferimento a Dio nella Carta dei diritti fondamentali e nel Trattato costituzionale. La smemoratezza di Dio conduce alla smemoratezza dell’uomo e della sua dignità. Tuttavia, la Chiesa non può mai lasciarsi utilizzare strumentalmente ai fini di una demagogia antieuropea. “Dunque non c’è altra alternativa per un’Europa unita” (1997)».

Da giovane prete, Giovanni XXIII «s’interroga – scrive il prof. Mazurkiewicz – sulla contrapposizione tra la vecchia Europa e la civiltà nuova dell’America» e, «quando visita qualche Paese europeo accanto al vescovo di Bergamo di cui è segretario, monsignor Giacomo Maria Radini Tedeschi, dimostra di ben comprendere che il suo sguardo sul mondo e la sua preghiera devono andare oltralpe e oltreoceano».

«Roncalli è stato l’inventore per così dire dell’ostpolitik, dell’apertura all’Est dell’Europa che doveva portare, anche dopo la Conferenza di Helsinki, a una maggior libertà di professione religiosa. Quest’apertura non ha forse favorito, a distanza, la possibilità per questi Paesi, svincolati dal gioco di regimi totalitari, di appartenere all’Europa della democrazia? Non ha forse anticipato l’idea dell’Europa che respira con due polmoni, l’Oriente e l’Occidente, contro i particolarismi e gli egoismi che persistono? E che dire della solenne affermazione, proprio durante il pontificato circa “siffatto bene comune europeo” che “esiste Uno e universale” e “per sua stessa definizione non potrebbe favorire una nazione a detrimento di un ‘altra”?».

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ZENIT Staff

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