"I cristiani tiepidi, poverini, sono in grave pericolo…"

A Santa Marta, il Papa indica i due “parametri” di un cristiano: la “memoria” per custodire il primo incontro con Cristo e la “speranza” per andare avanti col coraggio della fede

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Sono due i “parametri” di un cristiano: la memoria e la speranza. “Memoria” – dice Francesco nella Messa a Santa Marta di oggi – per custodire nella mente l’incontro con Cristo, primo amore; “speranza” per andare avanti nella vita, con il “coraggio” della fede.

Come spesso nelle sue omelie mattutine, il Papa prende spunto dalle parole di San Paolo. Oggi, in particolare, è la frase iniziale della Lettera agli Ebrei ad orientare la riflessione del Pontefice, nella quale l’Apostolo invita tutti a richiamare “alla memoria quei primi giorni”.

I giorni, cioè, in cui “avete ricevuto la luce di Cristo”, dice il Papa. Giorni di incontro, giorni di amore, giorni di “gioia grande” che quindi – raccomanda – non vanno assolutamente dimenticati. Anche perché, assieme alla memoria, bisogna custodire il “coraggio”, “l’entusiasmo”, la “franchezza” che nascono dal ricordo del primo amore.

“La memoria è tanto importante per ricordare la grazia ricevuta”, insiste inatti il Pontefice. Perché un rischio c’è ed è anche “tanto grande”: ovvero far evaporare tutto l’amore che Cristo ci ha donato e diventare “cristiani tiepidi”. Sostituire quindi l’entusiasmo col tepore, la piena gioia con una grigia rassegnazione.

“I cristiani ‘tiepidi’… – sospira il Santo Padre –  Eh, ma stanno lì, fermi, e sì, sono cristiani, ma hanno perso la memoria del primo amore. E, sì, hanno perso l’entusiasmo. Anche, hanno perso la pazienza, quel ‘tollerare’ le cose della vita con lo spirito dell’amore di Gesù; quel ‘tollerare’, quel ‘portare sulle spalle’ le difficoltà…”.

“I cristiani tiepidi, poverini, sono in grave pericolo”, afferma ancora il Papa; sono come “il cane che torna al suo vomito”, come li definiva San Pietro. O ancora peggio come coloro che hanno mandato via un demonio dalla loro stanza per seguire il Vangelo, ma poi hanno abbassato la guardia e lo stesso male, ancora più forte, torna e “prende possesso di tutta la casa”.  

“Memoria e speranza”, ribadisce allora Bergoglio, “questi due parametri sono proprio la cornice nella quale possiamo custodire questa salvezza dei giusti che viene dal Signore”. “Richiamare la memoria – soggiunge – per non perdere quella esperienza tanto bella del primo amore, che alimenta la speranza”. Una speranza che tante volte “è buia, ma va avanti. Crede, va, perché sa che la speranza non delude, per trovare Gesù”.

Bisogna fare in modo che “il piccolo grano di senape cresca e dia il suo frutto”, esorta infine Papa Francesco. Perché “danno pena, fanno male al cuore tanti cristiani – tanti cristiani! – a metà cammino, tanti cristiani falliti in questa strada verso l’incontro con Gesù, partendo dall’incontro con Gesù. Questa strada nella quale hanno perso la memoria del primo amore e non hanno la speranza”.

“Chiediamo al Signore – è dunque la preghiera conclusiva del Pontefice – la grazia di custodire il regalo, il dono della salvezza”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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