I cristiani potranno forse pregare a Tarso senza restrizioni

Il permesso concesso nell’Anno Paolino potrebbe essere esteso

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KÖNIGSTEIN, venerdì, 10 luglio 2009 (ZENIT.org).- Il permesso per i cristiani di pregare nell’antica chiesa di San Paolo a Tarso potrebbe essere esteso indefinitamente.

Durante l’Anno Paolino, le autorità turche hanno assicurato una speciale licenza perché nel tempio del sesto secolo si potessero svolgere la Messa e altri servizi.

Parlando all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che si occupa dei cristiani perseguitati e sofferenti, il Vescovo Luigi Padovese, Vicario Apostolico per l’Anatolia, ha spiegato come i nuovi sviluppi significhino che i cristiani potrebbero continuare ad assistere alle celebrazioni nella chiesa, anche se su base provvisoria.

In precedenza il tempio era stato trasformato in museo – dopo che nel 1943 il Governo se ne era impadronito – e le celebrazioni cristiane erano permesse solo a determinate condizioni. Chi voleva partecipare alla Messa doveva pagare il biglietto d’ingresso al museo.

“Sono fiducioso che la chiesa di Tarso possa presto passare da museo a centro di pellegrinaggio spirituale”, ha confessato il Vescovo Padovese.

La città di Tarso ha accolto un numero record di pellegrini cristiani durante l’Anno Paolino. Secondo il presule, in questo periodo 416 gruppi di pellegrini di 30 Paesi hanno visitato la città natale dell’Apostolo.

“Per la prima volta i musulmani turchi hanno visto i cristiani non come turisti, ma come pellegrini in preghiera”, ha detto il Vescovo ad ACS, aggiungendo che la devozione di quanti si sono recati nei luoghi paolini ha colpito molto il popolo turco.

“E’ ormai chiaro che San Paolo verrà venerato a Tarso e che il luogo in cui è nato non verrà considerata solo un museo dai cristiani”.

Le difficoltà riguardanti i servizi nella chiesa di San Paolo fanno parte di problemi più complessi che la minoranza cristiana in Turchia si trova a dover affrontare.

I 500.000 cristiani turchi, che rappresentano meno dell’1% della popolazione, subiscono spesso discriminazioni e vessazioni, un problema aggravato dal fatto che la loro religione appare sulla carta d’identità.

Il Vescovo Padovese ha chiesto ai cristiani europei di continuare a esercitare pressioni affinché in Turchia ci sia una maggiore libertà religiosa, affermando che nel Paese “si può spesso ottenere di più dal di fuori che dal di dentro”.

Le richieste per la fine delle restrizioni al culto cristiano sono giunte da figure di spicco come il Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia.

Per monsignor Padovese “una certa pressione pubblica è utile, ma solo se nasce dall’amore per la Turchia e da un autentico desiderio che la libertà religiosa possa aumentare nel Paese”.

Il futuro dei cristiani in Turchia, ha aggiunto, non sarà ad ogni modo certo finché non si potranno aprire e gestire seminari. “Nel lungo periodo deve essere possibile in Turchia, come ovunque, che i sacerdoti si formino nel proprio Paese”.

La decisione finale sulla possibilità di continuare le celebrazioni nella chiesa di San Paolo a Tarso spetterà ora alle autorità locali.

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ZENIT Staff

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