I centri estivi: un’opportunità per accompagnare i giovani

Queste strutture rappresentano una novità assoluta che rispecchia il cambiamento della nostra società

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La chiusura delle scuole segna una nuova stagione per la vita della famiglia. I figli, che durante l’anno trascorrono con regolarità le loro giornate tra i banchi di scuola, durante i mesi estivi hanno un lungo tempo a disposizione per le vacanze.

Se un tempo le vacanze si vivevano principalmente nella cerchia familiare o con i vicini di casa, la radicale mutazione della famiglia e della società ha condotto ad un cambiamento sul dove e sul con chi passare i mesi estivi per le nuove generazioni.

I centri estivi sono una novità assoluta che rispecchia il cambiamento della nostra società. Queste strutture di accoglienza dei bambini e degli adolescenti sono esistite anche nei decenni passati ma in questi ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni e connotati differenti. In passato esistevano le cosidette “colonie”, che rappresentavano delle vere e proprie vacanze organizzate, dave i figli dei dipendenti di alcune aziende potevano trascorrere un tempo di riposo e di divertimento, accompagnati da animatori specializzati all’interno di strutture alberghiere o all’interno di campeggi.

Oltre alle colonie, erano molto diffusi i campi scuola, nei quali venivano organizzati corsi di formazione o specializzazione per una data attività sportiva.

Ora assistiamo al fenomeno di massa dei centri estivi, i quali nascono principalmente con l’intento di aiutare i genitori che lavorano, trasformandosi in luoghi di accoglienza per i bambini durante l’orario lavorativo dei genitori.

Tanti centri estivi sono organizzati dalle parrocchie, le quali hanno colto questa opportunità, trasformandosi in un centro di aggregazione dei giovani e in un valido sostegno per le famiglie. In un tempo storico nel quale le istituzioni pubbliche sono sempre più distanti verso i bisogni reali delle famiglia, la Chiesa ha colto questa opportunità offrendo il suo contributo per il bene dei figli e dei loro genitori.

Normalmente l’organizzazione dei centri estivi è sullo stile dei vecchi oratori, anche se si sono arricchiti di tante attività sportive e ricreative. La grande opportunità che offre il centro estivo è quella del vivere insieme. In una società nella quale i giovani trascorrono la quasi totalità del loro tempo libero tra televisore e internet, avere l’opportunità di passare del tempo con altri coetanei è davvero un occasione favorevole, per risvegliare la gioia del vivere insieme. La Chiesa, mettendo a disposizione i propri spazi fisici e la generosità dei propri animatori, diventa un luogo di accoglienza e di condivisione dove testimoniare la bellezza della fraternità.

Se l’esperienza dei centri estivi è molto diffusa per i giovani della scuola elementare, per i ragazzi delle scuole medie o dei primi anni delle scuole superiori è nettamente meno comune. Questo è un vero “buco dell’accoglienza” che necessità di essere colmato, perchè quei ragazzi che frequentavano da piccoli i centri estivi, è molto probabile che vivano da adolescenti la stessa di situazione di solitudine durante l’orario di lavoro dei loro genitori.

Anche se è più difficile ed impegnativo l’organizzazione e la gestione di un centro estivo per i ragazzi, urge per la Chiesa non lasciarsi sfuggire questa occassione per impegnare e aggregare questi giovani, sottraendoli dai pericoli e dalle insidie della strada.

Una forma di impegno per questi giovani sarebbe quella di impegnarli come animatori per i più piccoli, ma anche con tornei sportivi, attività di formazione artistiche e musicali, e un impegno fattivo per i bisogni della vita del quartiere.

Quante necessità esistono specialmente nei quartieri di periferia delle nostre città o nei piccoli centri urbani. Anziani lasciati nella quasi totale solitudine che sarebbero contenti di raccontare la loro vita alle nuove generazioni. Malati afferrati da una profonda angoscia all’intero di un ospedale che cercano qualcuno che gli rimaga accanto. Giovani, che stanno vivendo difficili situazioni familiari, che avrebbero bisogno di confidarsi con un loro coetaneo.

Non bisogna avere paura di coinvolgere i giovani. Molto spesso il problema non è dei giovani, ma di coloro che non osano chiedere il coinvolgimento delle nuove generazioni, che hanno dalla loro parte l’entusiasmo e la vitalità, due risorse molto preziose per la Chiesa e la società.

Un centro estivo per i più grandi è sicuramente uno spazio di aggregazione, ma si può trasformare anche in un luogo dove uscire, per andare incontro all’esigenze dell’altro. Le esperienza di solidarietà e di servizio possono diventare il provvidenziale seme dal quale si formano e si maturano delle amicizie destinate a durare nel tempo, perché sono edificate sulla virtù della carità.

Chiaramente i giovani non possono essere lasciati da soli durante questi loro impegni, ma hanno bisogno di essere accompagnati. L’accompagnamento è la vera finalità di questi centri estivi, che sono un imperdibile occasione per la Chiesa per vivere accanto a questi ragazzi, che sono troppo piccoli per essere lasciati soli e troppo grandi per stare tutto il tempo con i loro genitori.

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Osvaldo Rinaldi

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