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I cattolici come “vigilanti” della storia

Il meeting “Pellegrini nel Cyberspazio” di Grottammare ribadisce l’insostituibile funzione della stampa di “dare voce a chi non ha voce”

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La sessione conclusiva del meeting Pellegrini nel Cyberspazio, svoltasi presso la Sala Kursaal di Grottammare il 18 giugno, ha costituito il coronamento – e in qualche misura anche una sintesi – dei molteplici spunti di natura editoriale, spirituale ed emozionale, che hanno caratterizzato le due giornate precedenti del meeting.
In apertura è stata annunciata l’apertura al pubblico di Orbisphera (www.orbisphera.com), socialnetwork a vocazione culturale, che punta a realizzare una piattaforma di riferimento per il mondo cattolico, dove i giornali diocesani e gli enti religiosi potranno diffondere i loro contenuti, in un’ottica partecipativa volta a coinvolgere, in particolare, le nuove generazioni. “Abbiamo annunciato il progetto Orbisphera qui a Grottammare lo scorso anno – ha detto il relatore Massimo Nardi – e in questa stessa sede siamo lieti di ufficializzare la fase di avvio”.
Ercole Amato, esponente del Cesab, istituto di ricerca che opera in sinergia con l’Università Europea di Roma, ha illustrato il progetto Parrocchie in rete (www.parrocchieinrete.org) collegato a Orbisphera. Dal punto di vista della comunicazione, il progetto prevede la fornitura alle parrocchie – a titolo volontaristico e gratuito – di un sito web appositamente pensato per le comunità parrocchiali. Dal punto di vista dell’ambiente, il progetto si sostanzia nella proposta di buone pratiche in campo ambientale, economico e sociale, attraverso un percorso di sviluppo e formazione.
È stata poi la volta di un dibattito sul tema Gesti e parole che hanno cambiato la storia, lo stile della comunicazione in Italia ai tempi di Papa Francesco, moderato da Giovanni Tridente, responsabile comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce.
Paolo Ruffini, direttore di Tv2000, ha posto al centro del suo intervento un interrogativo sollevato da Papa Paolo VI: “A che serve dire la verità se gli uomini del nostro tempo non la capiscono?”. Un interrogativo posto ben prima dell’avvento del web e dei social network e che conserva tuttora una sua forte attualità, dove convivono fattori di rischio e motivi di speranza. “Bisogna parlare il linguaggio di chi ascolta”, ha commentato Ruffini.
E indubbiamente nessuno sa parlare il “linguaggio di chi ascolta” meglio di papa Francesco che, in virtù del suo spontaneo trasporto per la “famiglia umana”, è capace di entrare in sintonia con la gente senza bisogno di alcuna strategia di comunicazione. A tale proposito, Ruffini ha ricordato una serie di “gesti” di Francesco che non sono “i gesti rumorosi della comunicazione laica”, ma l’espressione di “una profondità d’impegno che lo fa amare da subito”: il Papa che si inginocchia per confessarsi, il Papa che mangia col vassoio alla mensa, il Papa che augura “buongiorno” nel modo più normale eppure straordinario… “La sensazione che se ne trae – ha concluso Ruffini – è che il Papa potrebbe fermarsi davanti a noi e guardarci negli occhi…”.
Francesco Zanotti, presidente della FISC (Federazione italiana settimanali cattolici), ha sintetizzato il ruolo della stampa cattolica con una efficace definizione che racchiude il senso del suo radicamento territoriale: “avamposto della missione della Chiesa”. Ed è in questa funzione – “dare voce a chi non ha voce” – che si sostanzia la finalità educativa e sociale di una branca dell’informazione, quale quella cattolica, che opera a di là dei condizionamenti delle leggi di mercato, ha sottolineato Zanotti.
Giovanna Chirri, vaticanista dell’Ansa, ha ricordato il suo “scoop” relativo alle dimissioni di Papa Ratzinger, che consentì all’agenzia di diffondere la notizia per prima. Più che il dato giornalistico, la Chirri ha però voluto raccontare la reazione emotiva che la travolse in quel momento, fino ad avvertire un malessere fisico di fronte alla conferma di una notizia cosi straordinaria, e al tempo stesso così drammatica, come le dimissioni del Pontefice.
Un’analoga emozione ha percorso il pubblico presente in sala nell’ascoltare la testimonianza di Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico dell’eparchia di Hassaké-Nisibi, che ha raccontato le sofferenze della popolazione travolta dalla guerra. All’intervento dell’arcivescovo, moderato da Marta Petrosillo, responsabile stampa della fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre, Zenit ha dedicato un approfondimento nell’articolo intitolato: Mons. Hindo: “Non c’è un Islam moderato ma io accolgo tutti”.
Dario Gattafoni, presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche, ha posto in rilievo la funzione di garanzia esercitata dal giornalista in merito alla veridicità dei contenuti. Una funzione ancora più importante nel “caos informativo” che caratterizza il cyberspazio. Anche nel quadro di grave crisi che sconvolge l’editoria – ha sottolineato Gattafoni – il giornalismo continua ad essere una indispensabile “mediazione intellettuale tra il fatto e la notizia”.
Il meeting si è quindi avviato a conclusione con un avvincente dibattito tra il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. “L’informazione è spesso così veloce che si perde il senso della persona che soffre”, ha dichiarato il cardinale; i giornali cattolici svolgono una fondamentale funzione nel “conservare l’attenzione sulla persona, nel dare una prospettiva alla dimensione oggettiva della storia. Nel dare una speranza. Questo è il nostro compito di cristiani”.
“Il flusso delle notizie è così continuo – ha confermato Tarquinio – da farci dimenticare l’importanza delle ‘notizie di durata’. Un flusso che condiziona anche la politica, soggetta al condizionamento degli interessi immediati, al gioco dei poteri”: un allarme che Papa Francesco ha sollevato in modo aperto nell’enciclica Laudato si’ e dinnanzi al Parlamento Europeo.
A sua volta Menichelli ha ricordato un pensiero di Francesco: se passa un povero, gli chiediamo i documenti, mentre le armi passano da ogni parte. “Non si pensa più alla cultura – ha commentato il cardinale – e questo è un rischio per le nuove generazioni che metabolizzano tutto con una sorta di noncuranza… Si avverte l’esigenza di una rivoluzione collettiva capace di far diventare storia le parole del Papa”.
Il confronto si è poi spostato sulle responsabilità della finanza nell’attuale crisi economica e sociale. E Tarquinio ha spiegato che anche il singolo investitore può fare la sua parte nel contrastare un “sistema assassino”, verificando le modalità con cui le banche investono i suoi soldi ed evitando di acquistare titoli di imprese che lavorano per la guerra. “L’economia è un problema che interpella le nostre coscienze – ha detto il direttore di Avvenire – in un tempo in cui il lavoro dell’uomo viene mortificato. Oggi la Chiesa è chiamata da Francesco ad immergersi nel tempo, e la solidarietà è il tema da cui ricominciare: un tema sul quale la stampa cattolica può fare molto…”.
L’esortazione di Tarquinio è stata condivisa dal cardinale Menichelli, le cui parole hanno affidato un compito e una speranza ai partecipanti al convegno: “L’uomo deve ritrovare la consapevolezza che sta nel giardino della creazione non per fare ciò che vuole, ma per fare il bene di tutti. Noi cattolici siamo i ‘vigilanti’ della storia perché abbiamo una profezia da compiere”.

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ZENIT Staff

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