I Carmelitani Scalzi sostengono i cristiani in Medio Oriente

Collaborano dando lavoro e sottolineano segni di speranza

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

KÖNIGSTEIN, giovedì, 24 marzo 2011 (ZENIT.org).- I Carmelitani Scalzi del Libano affermano che è fondamentale che i cristiani restino in Medio Oriente, e stanno collaborando a questo scopo fornendo lavoro e dando speranza ai fedeli locali.

Lo ha riferito padre Raymond Abdo, provinciale dei Carmelitani Scalzi del Libano, parlando con l’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

Il sacerdote ha osservato che il servizio più importante che si può rendere ai cristiani del Medio Oriente è aiutarli a non emigrare. Pur ammettendo le difficoltà, ha detto di volere che la sua stessa presenza in Medio Oriente sia una testimonianza del fatto che “è possibile restare”.

Padre Abdo ha sottolineato l’importanza di convincere i cristiani a non vendere le proprie case e proprietà, aggiungendo che il denaro proveniente dall’Iran e dagli Stati del Golfo viene usato per l’acquisto di immobili.

Il carmelitano ha anche rimarcato la necessità di creare opportunità di impiego, dicendo che i cristiani sono spesso discriminati quando cercano un lavoro.

A questo proposito, ha portato l’esempio della collaborazione dei Carmelitani con un uomo cristiano che ha creato una compagnia di software internazionale. Il monastero di Kobayat gli ha fornito un luogo per iniziare a lavorare e sono stati creati 45 posti di lavoro nel villaggio, e se ne attendono altri 100 il prossimo anno.

“Potremo soffrire, avere difficoltà, ma se siamo uniti a Cristo allora stiamo dando testimonianza e speranza agli altri”, ha detto padre Abdo.

“Stiamo dando anche speranza ai musulmani e ad altre comunità, perché senza di noi non avrebbero l’opportunità di conoscere Cristo”.

Il sacerdote ha sottolineato anche i segni di speranza nella collaborazione tra musulmani e cristiani nelle scuole e nelle università. Anche nella politica c’è “un buon dialogo”, ha indicato, anche quando “non sempre si basa su principi del diritto”.

I Carmelitani del Libano hanno sei monasteri con 31 monaci, più della metà dei quali hanno 35 anni o meno. Continuano a sorgere vocazioni, anche se meno che in passato, ha riferito padre Abdo ad ACS.

I giovani del Libano, ha spiegato, sono collegati via Internet e hanno “gli stessi problemi che si riscontrano nel resto del mondo”.

“Quando però Gesù Cristo entra nel cuore di una persona, non chiede il permesso alla sua mente o alla sua cultura, dice semplicemente ‘Vieni!’”.

Una quarantina di anni fa, il Libano era l’unico Paese del Medio Oriente a maggioranza cristiana. Oggi la maggior parte della popolazione è musulmana, e i cristiani rappresentano circa il 45% degli abitanti.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione