I bambini non sono mai "un errore"!

Nell’Udienza generale, il Papa parla delle infanzie rubate dalle “colpe” e dagli “errori” di noi adulti. E ricorda che ogni bambino abbandonato è un “grido che sale a Dio”

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“Che grande dono sono i bambini per l’umanità” esclamava lo scorso 18 marzo Papa Francesco nella prima parte della catechesi dell’Udienza generale dedicata all’infanzia, che completava il ciclo sulla famiglia. Quello stesso sguardo pieno di luce e di speranza, si rabbuia però nella riflessione di oggi pensando a quelle “ferite che purtroppo fanno male all’infanzia”.

Vere e proprie “storie di passione” che vivono molti bambini nel mondo, osserva il Santo Padre. Sono “tanti” infatti, forse troppi, i piccoli che “fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro”. “Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo”. Ma questo “è vergognoso!”, afferma il Pontefice, “non scarichiamo sui bambini le nostre colpe per favore! I bambini non sono mai ‘un errore’”.

“La loro fame – prosegue – non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono (tanti bambini abbandonati per le strade…) e non lo è neppure la loro ignoranza o la loro incapacità”. Semmai questi “sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità”. Altrimenti “che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?”, s’interroga Bergoglio.

In particolare la domanda si rivolge a “coloro che hanno il compito di governare, di educare”, ma anche a “tutti gli adulti”, che sono “responsabili dei bambini” e quindi chiamati a fare “ciascuno ciò che può per cambiare questa situazione”. Perché “ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi, adulti, abbiamo costruito”, denuncia il Santo Padre.

Proprio questi bambini diventano infatti facile preda dei delinquenti, “che li sfruttano per indegni traffici e commerci, o addestrandoli alla guerra e alla violenza”. E il problema non è solo la povertà: “Anche nei cosiddetti Paesi ricchi – osserva Papa Francesco – tanti bambini vivono drammi che li segnano in modo pesante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane”.

Povere o ricche, tutte questo sono “infanzie violate nel corpo e nell’anima”. Nessuna di esse tuttavia è “dimenticata dal Padre che è nei cieli!”: “Nessuna delle loro lacrime va perduta! – assicura il Pontefice – Come neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi”.

È sempre viva, quindi, la “commovente” risposta di Gesù ai discepoli che allontanavano i bambini che i genitori gli portavano per farli benedire: “Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. “Come vorrei che questa pagina diventasse la storia normale di tutti i bambini!”, sospira il Santo Padre, ed esclama: “Che bella questa fiducia dei genitori, e questa risposta di Gesù!”.

“È vero – soggiunge – che grazie a Dio i bambini con gravi difficoltà trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad ogni generosità”. Ma anche gli stessi genitori “non dovrebbero essere lasciati soli!”: anch’essi hanno bisogno di un’assistenza, di qualcuno che accompagni “la loro fatica”, e che offra loro “momenti di gioia condivisa e di allegria spensierata, perché non siano presi solo dalla routine terapeutica”.

È vero pure che sulle famiglie spesso, e in particolare sui bambini, ripiombano “gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti…”. E sono sempre i più piccoli a pagare il prezzo “di unioni immature e di separazioni irresponsabili”.

“Sono le prime vittime”, afferma Francesco, “subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di ‘smaltire’, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado”.

Per questo la Chiesa, nella nostra epoca come in passato, “mette la sua maternità al servizio dei bambini e delle loro famiglie”, portando “la benedizione di Dio, la tenerezza materna”, ma anche “il rimprovero fermo e la condanna decisa”. Perché “con i bambini non si scherza!”, ribadisce Bergoglio.

E allora bisogna pensarci bene prima di fare qualsiasi passo. Sarebbe una svolta, anzi, se una società decidesse una volta per tutte di stabilire il principio che “quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. “Io dico che a questa società, molto sarebbe perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero”, assicura il Papa.

Il Signore, infatti, “giudica la nostra vita ascoltando quello che gli riferiscono gli angeli dei bambini”, evidenzia il Santo Padre. E conclude esortando a porsi sempre questo assillante ma fondamentale quesito: “Che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini?”.

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Per leggere il testo completo della catechesi si può cliccare qui.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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