I bambini adottati da omosessuali, i nuovi discriminati

Parla Ingrid Tapia, esperta di diritti umani

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di Omar Árcega

QUERÉTARO, mercoledì, 26 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Ingrid Tapia, avvocato, esperta di Diritto Costituzionale e diritti umani, docente decano di Diritto Romano presso l’Istituto Tecnologico Autonomo del Messico (ITAM), “devota della famiglia, delle cause di genere e dei bambini fin da quando sono nel ventre delle loro madri”, ha parlato con ZENIT del “matrimonio omosessuale” a seguito delle recenti disposizioni che in Messico lo permettono ad esempio nell’area del Distretto Federale.

Era necessaria la creazione dei “matrimoni” omosessuali?

Ingrid Tapia: Tutte le persone di un Paese devono essere riconosciute dallo Stato, tutti dobbiamo compiere uno sforzo per includere e non discriminare le persone per le loro preferenze sessuali o le loro credenze religiose. Essere impegnati nella non discriminazione non vuol dire che le leggi delle maggioranze debbano essere sottoposte al capriccio delle minoranze. E’ un peccato che nel Paese non esista un riconoscimento che doti di sicurezza giuridica le persone con una preferenza sessuale omo, ma è anche un peccato che si degradi l’istituzione del matrimonio.

Perché si degrada?

Ingrid Tapia: Perché permettendo il “matrimonio” omosessuale si fa credere che il matrimonio serva per regolamentare le relazioni di coppia, e questa non è la sua funzione; le coppie di adulti non hanno bisogno di alcuna legge per amarsi o lasciarsi. Il matrimonio è stato fatto per difendere la famiglia, non la coppia, e rendendo il matrimonio una mera regolamentazione della vita di coppia lo si degrada. Il matrimonio è per costituire la famiglia.

Dalla relazione eterosessuale (uomo e donna) derivano i figli; il matrimonio è stato fatto per regolamentare l’esistenza di quelle persone, per garantirne la sussistenza. La relazione omosessuale non rientrerà mai in questo caso; il matrimonio è un vestito taglia 40 che si vuole adattare a relazioni “taglia 10”, ma sta troppo grande.

Che dire sulle adozioni da parte di omosessuali?

Ingrid Tapia: In Francia, Inghilterra e in 46 Stati dell’Unione Americana è proibita l’adozione omogenitoriale. Ciò che ha fatto la corte è una barbarie, concepisce i bambini come oggetto di soddisfazione e non come soggetti che richiedono soddisfazione. Crede che sia un dovere offrire i bambini e che esista il diritto di adottare. Quello che esiste è il diritto di essere adottato.

Che criteri sono stati presi in altri Paesi?

Ingrid Tapia: Dove è stata negata l’adozione omogenitoriale, l’argomentazione è stata: finché non si sa se procura un danno o meno crescere con due persone dello stesso sesso non possiamo dare bambini in adozione, perché non possiamo fare esperimenti con loro. In Messico, nei dibattiti della plenaria della corte, un Ministro in poche parole dice: “Diamoglieli e vediamo che succede”.

Si mettono a tacere le voci contrarie…

Ingrid Tapia: Tutti parlano dello Stato laico, dicono che non si vuole ascoltare ciò che dicono sacerdoti, religiosi e laici impegnati, ma chi si fa maggiormente carico degli orfanotrofi è la Chiesa. Il minimo che si possa fare quando si vuole disporre di un bambino è chiedere l’opinione di chi se ne prende cura.

Quali problemi affrontano i bambini adottati?

Ingrid Tapia: Il bambino oggetto di adozione diventerebbe candidato al disprezzo per le decisioni dei genitori. Mi spiego. In un programma radiofonico di Città del Messico è stata posta una domanda ai radioascoltatori: Lascereste andare vostro figlio a giocare a casa di un amichetto che ha due papà o due mamme? Più dell’80% ha detto che non gli permetterebbe di andare in una casa con due papà, ma permetterebbe di andare in una casa con due mamme. E poi dicono che non c’è discriminazione.

Di fronte alle decisioni legali, si può fare qualcosa?

Ingrid Tapia: Un atto validamente celebrato in uno Stato ha validità in tutta la Repubblica, e le coppie omosessuali si basano su questo. Non dimentichiamo, però, che questa è in primo luogo una battaglia culturale. Sicuramente si recheranno in ogni Stato della Repubblica a promuovere questa visione distorta. I gruppi della società civile e le maggioranze devono reagire per avere leggi conformi al loro pensiero. Lo spirito democratico è che la legge riflette il sentimento e il pensiero delle maggioranze, senza offendere le minoranze. C’è un abisso tra non discriminare chi la pensa diversamente ed esserne ostaggio.

Questa minoranza è così ben organizzata che prevale su di noi nei mezzi di comunicazione formali e alternativi; non è che i messicani siano a favore dell’aborto, ma se lo sono coloro che conducono i notiziari principali diamo l’impressione di esserlo. Dobbiamo formare meglio i nostri leader d’opinione, dobbiamo avere una base di risposta, essere più proattivi come società.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
 

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ZENIT Staff

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