I "balzi in avanti" del Concilio Vaticano II (Seconda parte)

Intervista con padre Bartolomeo Sorge

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di Renzo Allegri

ROMA, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo oggi la seconda parte dell’intervista con padre Bartolomeo Sorge, S.J., ex direttore della Civiltà Cattolica, della rivista Popoli, di Aggiornamenti sociali, fondatore e direttore dell’Istituto di Formazione Politica “Padre Pedro Arrupe” di Palermo e direttore del “Centro culturale San Fedele” di Milano. Padre Sorge ha scritto di recente il libro La traversata – La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi.

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Dall’apertura del Concilio sono trascorsi 50 anni, e non sembra che il Concilio abbia portato quel cambiamento che tutti attendevano.

Padre Bartolomeo Sorge: Il Concilio ha indotto a compiere cambiamenti notevoli, anche se non tutti sono già stati realizzati.

I numeri statistici della Chiesa dei nostri giorni, messi a confronto con quelli della Chiesa prima del Concilio, presentano una situazione che non è migliorata. Anzi,  è peggiorata di molto.

Padre Bartolomeo Sorge: I numeri delle statistiche vanno studiati e  interpretati. . Bisogna tenere presente  che in questi50 anniil mondo è cambiato, nel bene e nel male. Tante sfide hanno mutato volto: l’ateismo non è più quello “scientifico” marxista, ma è quello pratico dell’individualismo dominante; l’umanità non è più divisa dal muro di Berlino, ma dai muri della povertà e della fame, dell’egoismo e del razzismo; la minaccia della guerra atomica ha lasciato il posto a quella del terrorismo internazionale. E altre sfide sono arrivate: il relativismo etico, seguito alla caduta delle ideologie e alla crisi dei valori; i flussi migratori in continuo aumento e inarrestabili; le contraddizioni di una crescita economica, culturale e tecnologica  che, come ha affermato Giovanni Paolo II “offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana”. E si devono aggiungere i gravi problemi etici, nati dall’applicazione delle nuove tecnologie soprattutto alla medicina e alla vita umana. In mezzo a questa rivoluzione, tremenda, la Chiesa e i cristiani hanno lottato e lottano. Molti sono stati sconfitti, ma molti hanno fortificato la loro testimonianza.  Chi oggi frequenta la Chiesa, lo fa per sua profonda convinzione completamente libera. Le associazioni del volontariato, che coinvolgono soprattutto i giovani, sono un meraviglioso fenomeno di altruismo spontaneo. Le condizioni di lavoro degli operai (di quelli che il posto ce l’hanno, ovviamente!) sono migliorate. La consapevolezza della dignità della persona umana è più diffusa di un tempo. Nonostante tutte le apparenze, sono molte le famiglie nel mondo che vivono la fede cristiana con impegno serio. E tutto questo è dovuto in gran parte al Concilio Vaticano II.

Quali sono, secondo lei, i cambiamenti che si sono dimostrati più importanti a 50 anni dall’inizio del Concilio?

Padre Bartolomeo Sorge: Giovanni XXIII nel suo discorso all’apertura del Concilio disse che bisognava fare un  “balzo in avanti” verso una  penetrazione dottrinale della fede e  verso una formazione delle coscienze. 50 anni dopo penso che i  “balzi in avanti” più importanti siano stati soprattutto tre.

Il primo è stato l’aver spostato l’accento dall’ecclesiologia societaria all’ecclesiologia di comunione. Ciò significa che la Chiesa non si può più considerare, come avveniva prima del Concilio, una “società perfetta”, un tempio chiuso, riservato ai fedeli cattolici, ma è una “comunità aperta”,  “popolo di Dio in cammino attraverso la storia”; è lo stesso “Corpo mistico di Cristo”, al quale, (come si legge nel documento conciliare Lumen Gentium) “in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine tutti gli uomini, dalla grazia di Dio chiamati alla salvezza”. Il Concilio non nega affatto che il divino Fondatore abbia voluto la Chiesa come un’istituzione visibile, ma mette in luce che l’istituzione è subordinata al mistero di comunione degli uomini tra di loro e con Dio: “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium n.1).

Il secondo “balzo in avanti” del Concilio è stato l’aver messo bene in luce la dimensione storica della salvezza: Cristo è Dio fatto uomo che entra nella storia del mondo, l’assume e la ricapitola in sé. L’Incarnazione, quindi, si compie nella storia dell’umanità, attraverso tutte le epoche e le culture. Ecco perché la Chiesa, che continua l’Incarnazione e la attua, s’incarna nella storia e cammina con il mondo, sentendosi “realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (Gaudium et Spes n.1). Pertanto, la fedeltà nella trasmissione delle verità rivelate, che compongono il cosiddetto depositum fidei, non va intesa in forma statica, quasi si trattasse di conservare la verità in una sorta di scrigno sigillato, da trasmettere ben chiuso e conservato di generazione in generazione; la fedeltà va intesa in forma dinamica: non solo non vieta, ma esige che si tenga conto dell’evoluzione nella conoscenza delle verità rivelate, grazie al divenire delle situazioni storiche e culturali. La verità rivelata aiuta a meglio comprendere la storia, e la storia aiuta a meglio comprendere la verità rivelata. 

Il terzo importante “balzo in avanti” sta nella rivalutazione dell’autonomia e della laicità sia delle realtà terrestri, sia della missione propria dei fedeli laici. La salvezza evangelica e la promozione umana, pur essendo distinte, non sono estranee una all’altra; tra i due piani non vi è dicotomia o dualismo, ma integrazione e complementarità. Perciò, il Concilio ha ripensato in modo nuovo il rapporto tra fede e storia, tra Chiesa e mondo.

Questi tre “balzi in avanti”, o “aggiornamenti teologici” (con le conseguenti ricadute pastorali) sono stati possibili, grazie alla riscoperta della Parola di Dio. Infatti, il Concilio Vaticano II ha restituito alla Sacra Scrittura il valore di fonte primaria da cui promana la teologia, e ha messo in luce l’unione strettissima che c’è tra Sacra Scrittura e Tradizione: “La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio affidato alla Chiesa”, si legge nella Costituzione Dei Verbum. Pertanto, sebbene “l’ufficio poi d’interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa sia affidato al solo Magistero vivo della Chiesa”, bisogna dire che il “Magistero non è superiore alla Parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando solo ciò che è stato trasmesso”.

*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese.

Ha pubblicato finora 53 libri, tutti di grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco, cinese e russo. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondatori).

[La prima puntata è stata pubblicata ieri, mercoledì 3 ottobre. La terza ed ultima puntata uscirà domani, venerdì 5 ottobre]

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ZENIT Staff

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