Hilarion: oltre 26mila chiese ricostruite o nuove in Russia

In visita in Italia, il ‘ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca ha parlato al Sinodo, ha incontrato Francesco e Benedetto e tenuto una prolusione a Napoli, presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale

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Dal 14 al 18 ottobre scorsi il metropolita Hilarion, ‘ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca, è stato in visita ufficiale a Roma (alloggiato presso la Casa Santa Marta). Il suo soggiorno, pur nei giorni ‘bollenti’ del Sinodo, non è certo passato inosservato. Da una parte il suo intervento del 16 ottobre  in Aula – come delegato fraterno – è stato tale da suscitare interesse per almeno due motivi (oltre a quelli riguardanti la problematica dei divorziati risposati e del celibato sacerdotale). Il primo: l’appello vigoroso perché cattolici e ortodossi uniscano le forze, facendo “fronte unico per la tutela della famiglia di fronte alle sfide” laiciste, “in nome del futuro della società”. Si tratta di “difendere le nostre posizioni sia nel dialogo con i poteri legislativo ed esecutivo dei singoli Paesi che anche presso le organizzazioni internazionali”. E di “non limitarsi agli appelli, ma usare tutti i mezzi per ottenere la tutela giuridica della famiglia”.  Il secondo: l’evidenza data alla questione ucraina e l’opinione espressa da Hilarion che “l’uniatismo non riavvicina ortodossi e cattolici, ma al contrario li separa maggiormente”.

D’altra parte Hilarion, spesso accompagnato dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ha incontrato sempre il 16 ottobre Benedetto XVI (“che vive in una casetta relativamente modesta in Vaticano, su una collina da dove si ha una vista magnifica”, anche sulla chiesa ortodossa di santa Caterina – ha detto in un’intervista del 25 ottobre alla televisione Vesti-24), il 17 ottobre papa Francesco (“E’ perfettamente informato sull’ortodossia, anche sulle questioni delicatissime come le nostre relazioni con i greco-cattolici”) e lo stesso giorno il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin (con cui ha tra l’altro convenuto “sull’attualità degli sforzi comuni nell’ambito della difesa dei valori morali tradizionali”).

Sempre il 17 ottobre il metropolita ha però anche tenuto a Napoli, per l’apertura dell’anno accademico della Facoltà teologica dell’Italia meridionale, una lectio magistralis che è passata fatalmente in secondo piano. Quale l’argomento della prolusione, pronunciata in presenza del cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe? “La teologia della libertà, il cristianesimo e il potere temporale dall’Editto di Milano ai giorni nostri”. Argomento non da poco, che Hilarion ha sviluppato ampiamente con quella riconosciuta chiarezza (che può essere anche scomoda) di cui è dotato. Della prolusione ci sembra utile fornire alcuni assaggi utili a stimolare qualche riflessione sul tema.

Chiesa e Stato dopo l’Editto di Milano (313 d. C.): L’epoca costantiniana, seguita alla pubblicazione dell’editto di Milano, non soltanto inaugurò una nuova pagina nella vita dell’Impero romano: essa predeterminò il paradigma dello sviluppo delle relazioni tra Stato e Chiesa nei Paesi che sorsero più tardi sulle sue spoglie o sotto la sua influenza culturale. Malgrado l’opinione diffusa, il cristianesimo non divenne semplicemente il sostituto del paganesimo ormai deteriorato nell’Impero romano: esso entrò nella sua vita e nella sua struttura come un principio sostanzialmente nuovo. Esso non si sottopose ai diktat del potere laico, influenzò il potere stesso, talvolta scontrandosi con esso in conflitti di forza impari. In altre parole la Chiesa, entrando a far parte della struttura del potere statale, non si fuse con esso. 

Il secondo battesimo della Rus’ : Da questi avvenimenti lontani 1700 anni, vorrei rivolgerniadesso a fatti del passato recente. Ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo quarto di secolo, e che continuiamo a vivere oggi, può essere chiamato con sicurezza “secondo battesimo della Rus’ “. Infatti, com’è noto, la Rus’ fu battezzata nel 988 dal santo principe Vladimir nelle acque del Dnepr. Da quel momento iniziò il cammino salvifico della fede cristiana (nella sua variante bizantina e ortodossa) nelle città e nei villaggi della Santa Rus’. La Santa Rus’ è quello spazio storico che unisce le attuali Russia, Ucraina e Bielorussia. I tre popoli slavi, oggi divisi da confini statali, un tempo costituivano un unico popolo e possiedono una storia comune, che è durata per oltre milleanni. La Santa Rus’ esisteancora oggi nella forma di quello spazio spirituale unito dalla Chiesa ortodossa russa, che comprende in sé sia l’Ucraina sia la Russia sia la Bielorussia sia un’intera serie di altri Paesi. 

Il tracollo dell’Unione Sovietica: I processi politici alla fine del XX secolo in Urss condussero al tracollo dello stato sovietico. Tuttavia, già prima del momento in cui, nel dicembre del 1991, cessò di esistere l’Unione sovietica, era iniziata la rinascita della vita religiosa in tutto il suo territorio. Ciò accadde, in maniera assolutamente inaspettata, nel 1988. Proprio in quell’anno, nel contesto dei festeggiamenti per il millenario del Battesimo della Rus’, concepiti inizialmente come una celebrazione esclusivamente ecclesiastica, nella coscienza popolare si destò ciò che si usa chiamare memoria genetica, identità nazionale o religiosa. In tutta l’Unione sovietica milioni di persone espressero apertamente la propria posizione prendendo parte alle solennità, riempiendo le chiese e le piazze durante gli uffici liturgici giubilari. Alle autorità non restava che comprendere e riconoscere che la Chiesa non era un pezzo da museo o una fiera in gabbia, ma la forza spirituale di un popolo formato da milioni di persone, capace di farlo rinascere e rinnovare. 

Oltre 26mila chiese ricostruite o nuove: All’inizio degli anni ’90 la quantità di coloro che desideravano ricevere il battesimo era tale che un comune prete di una comune parrocchia cittadina o rurale poteva arrivare a battezzare in un solo giorno alcune centinaia di persone. Ovunque si ricominciò a ricostruire e ad aprire chiese. Nel corso degli ultimi ventisei anni nella Chiesa russa sono state risollevate dalle rovine o costruite ex novo oltre 26mila chiese. Sono stati aperti oltre 800 monasteri, che si sono riempiti di giovani monaci e monache. La Chiesa si è riappropriata di quei settori di attività che all’epoca delle persecuzioni erano di fatto proibite: attività editoriale, sociale, caritativa. 

In Occidente, invece…: Tutto ciò è avvenuto in quella stessa epoca che in Occidente molti chiamano post-cristiana. Mi è capitato più di una volta di sentir parlare i miei colleghi occidentali della decadenza della fede cristiana, della diminuzione del numero dei credenti, del calo delle vocazioni sacerdotali e monastiche, della chiusura di chiese e monasteri. Per convincersi che non viviamo affatto in un’epoca post-cristiana è sufficiente visitare uno dei Paesi ortodossi dove continua questa rinascita di largo respiro della vita religiosa, ad esempio Russia, Ucraina, Bielorussia, Georgia, Romania, Moldavia. Andate e guardate come il popolo credente vive in questi Paesi, visitate le chiese e i monasteri ortodossi e vedrete l’ardente devozione della gente, la fede forte e salda che nessuna persecuzione ha spezzato. 

Il principio della libertà di coscienza si impone dopo il 313 e anche dopo la metà degli Anni Ottanta in Russia: A mio modo di vedere, la nostra epoca, epoca di rinascita della Chiesa, possiede in sé qualcosa di profondamente simile all’epoca che seguì la promulgazione dell’Editto di Milano. Da legame tra i due tempi funge il concetto di libertà. Il principio della libertà di coscienza, proclamato nell’editto di Milano, divenne la base del nuovo rapporto del potere verso i sudditi. (…) Qualcosa di simile a ciò che avvenne nell’Impero romano nel 313 si compì ventisei anni fa in quella che era stata l’Unione sovietica. Fummo testimoni del fatto che nel nostro Paese la Chiesa, dopo molte prove e vittime, improvvisamente uscì dal ghetto, si alzò in piedi e iniziò il proprio
cammino vittorioso nelle città e nei villaggi. (…) Ma tutto iniziò dal fatto che, alla metà degli Anni Ottanta, al centro del dibattito pubblico in Urss si levò in maniera acuta la questione della libertà di coscienza.(…) In entrambi i casi il dono della libertà religiosa anticipò quello delle altre libertà civili, stimate ai giorni nostri come una delle principali conquiste della società democratica. 

La ‘nuova’ libertà occidentale: Negli ultimi anni possiamo osservare sempre più spesso come nei Paesi dell’Occidente si proclami un’altra libertà: dai principi morali, dai valori comuni a tutta l’umanità, dalla responsabilità per le proprie azioni. Vediamo quanto questa libertà sia distruttiva e aggressiva.

‘Nuova’ libertà intollerante e aggressiva: Davanti ai nostri occhi si dispiegano di nuovo immagini a noi conosciute per gli eventi dei decenni irreligiosi del nostro Paese. L’ateismo militante, non di rado nelle forme più mostruose e grottesche, ha di nuovo alzato la testa e ha osato imporsi all’attenzione negli spazi europei. Il relativismo etico e il permissivismo si elevano a principio fondamentale dell’esistenza. Sentiamo come a Parigi si disperda con manganelli e gas lacrimogeni una manifestazione di sostenitori della famiglia tradizionale, contrari all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Diventiamo testimoni di come sull’ambone della chiesa principale di Mosca si compiano sacrilegi che suscitano l’approvazione di una parte della società, e come poi un’azione analoga sia messa in scena a Notre Dame a Parigi. 

La minaccia totalitaria: Al moderno Stato secolarizzato il regno di Dio predicato dalla Chiesa infonde paura; per il regno dell’uomo, che non tollera concorrenti, sembra una minaccia. Così come ai tempi pre-costantiniani, il cristianesimo resta l’unica forza al mondo che non possa essere inghiottita dal meccanismo gigantesco del nuovo Stato dispotico. Non a caso, perciò, nelle profezie dell’Apocalisse sono utilizzate le immagini dell’impero totalitario, che lotta contro i santi, utilizzando a tal fine tutta la propria forza colossale e i mezzi di controllo. 

Che ci resta da fare: A noi è dato vivere in tempi in cui nelle nostre mani, nelle mani dei cristiani, si è trovato il prezioso dono della libertà, quello stesso dono che i cristiani ricevettero all’epoca dell’imperatore Costantino il Grande. Questo dono della Divina Provvidenza apre davanti a noi enormi opportunità. Ma il dono della libertà ci carica anche di una responsabilità enorme.. La capacità di disporre del dono della libertà esige dalla vecchia generazione degli uomini di Chiesa una particolare saggezza, mentre dai giovani lavoratori del campo di Dio esige un impegno colossale. Voglio augurare a tutti voi e, nelle vostre persone, a tutta la generazione futura di cristiani occidentali, di conservare lo spirito di quella libertà cristiana che stima vanità tutto ciò che non piega la testa dinanzi al Dio vivente e dinanzi al Salvatore del mondo, Gesù Cristo.

[Fonte: RossoPorpora]

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Giuseppe Rusconi

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