"Grazie, neocatecumenali, per quello che fate nella Chiesa e nel mondo!"

Il Papa incontra oltre 10.000 rappresentanti del Cammino Neocatecumenale, invia 414 famiglie in missione nel mondo ed esorta a cercare sempre la comunione e l’unità ecclesiale

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Un tripudio di gioia. Non si può definire diversamente il primo incontro di oggi, in Aula Paolo VI, di Papa Francesco con i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale. Circa 10.000 le persone presenti, “anche di più” ha osservato qualche gendarme, azzardando una cifra intorno ai 12.000. Al di là dei numeri – sempre esorbitanti negli incontri neocatecumenali – ciò che colpiva questa mattina era la composizione dell’assemblea.

Sotto le volte della “Aula Nervi” si sono radunati giovani, sacerdoti, seminaristi, itineranti, catechisti, famiglie. E spiccavano sul grande palco anche 50 vescovi e 11 cardinali, tra cui Vallini, Filoni, Cañizares, Schönborn, i due Stanislaw, Dziwisz e Rylko, Rouco Varela e Romeo. E ancora: gli emeriti Di Giorgi, Cordes e Stafford, e l’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, che riceverà la porpora il prossimo 22 febbraio.

I veri protagonisti dell’incontro, però, erano i bambini. Così tanti da emozionare anche il Santo Padre, che appena entrato – in ritardo e quasi a sorpresa, accolto dalle note di un inno a Maria – ha rivolto loro un “saluto pieno di affetto” e ha chiesto: “Possiamo vederli?”. In quel momento, le mamme e i papà hanno sollevato i loro piccoli (alcuni anche di pochi mesi), per far giungere sulla loro testolina la benedizione del Pontefice.

Una benedizione speciale l’hanno poi ricevuta anche gli stessi genitori, direttamente dalle mani del Papa che, al termine dell’incontro, ha inviato 414 famiglie in missione “per annunciare e testimoniare il Vangelo” in ogni parte del mondo, come già fecero i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Di questi nuclei familiari, 174 faranno parte delle 40 nuove “missio ad gentes” che verranno aggiunte alle 52 già esistenti. Asia, Vietnam e Mongolia le principali destinazioni, ma anche Europa e Stati Uniti: terre accomunate da una quasi totale scristianizzazione, per cui è “un miracolo” che si sia aperta una strada per il Vangelo di Cristo, come ha sottolineato l’iniziatore Kiko Argüello. E per cui è probabile incontrare non poche difficoltà: a cominciare dal dover imparare una lingua nuova e “difficile”, che – ha detto l’ex pittore – è comunque un modo per “evangelizzare non come conquistatori, ma umilmente come poveri tra i poveri”, come insegnava il mistico francese Charles de Focauld, fonte di ispirazione della prima evangelizzazione di Argüello nelle baracche di Madrid.

Ma non solo, ha osservato poi Papa Francesco nel suo discorso: è necessaria anche “una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare”, visto che il più delle volte “si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite”. È “apprezzabile” pertanto la “fatica” di apprendere un nuovo idioma, ma “tanto più importante sarà il vostro impegno ad ‘imparare’ le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo”. Tranquilli però – ha rassicurato Bergoglio – “dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Questo è importante. Il Signore sempre ci precede!”; “Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo”, anche “nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse”.

Un incoraggiamento, dunque, a proseguire questa nuova Evangelizzazione che il Cammino persegue da oltre trent’anni portando un annuncio cristiano in tutti e cinque i continenti, soprattutto in quelle “periferie esistenziali” dove esistono bambini che non sanno neanche che vuol dire farsi il segno della croce. Il Papa, infatti, ha espresso viva gratitudine ai membri di questo “itinerario di formazione cristiana” per “la gioia della vostra fede e l’ardore della vostra testimonianza cristiana”. E ha aggiunto: “La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo”.

Come un padre amorevole, “a nome della Chiesa, la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica, come amava dire Sant’Ignazio di Loyola”, il Papa ha voluto lasciare alcune “semplici raccomandazioni” per rendere ancora più efficace il servizio del Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie e nel mondo. Innazitutto: “Avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare”.

“Il Cammino ha un proprio carisma, una propria dinamica, un dono che come tutti i doni dello Spirito ha una profonda dimensione ecclesiale – ha sottolineato Francesco – questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali”.

“La comunione è essenziale”, ha ribadito il Papa, suggerendo che “a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”. In virtù di questa unità a cui tutta la Chiesa è chiamata, il Pontefice ha esortato quindi “ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli”.

Il Cammino, inoltre, è un “itinerario di scoperta del proprio Battesimo”, come aveva evidenziato Kiko, illustrando al Santo Padre un tabellone con le diverse tappe che scandiscono il percorso neocatecumenale. In quanto tale, “è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste”, ha osservato Bergoglio, raccomandando che, in questi casi, “l’esercizio della pazienza e della misericordia da parte della comunità è segno di maturità nella fede”. Inoltre, ha affermato, “la libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche l’eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”.

Prima di concludere, Papa Francesco si è nuovamente rivolto alle “care famiglie” e ai “cari fratelli e sorelle”, e ha esortato: “Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati”. “Per questo Dio ha inviato il Suo Figlio – ha aggiunto – perché Lui prendesse i nostri peccati su di sé”. I Neocatecumenali siano dunque “messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre”.

Infine, l’affidamento alla Vergine, Colei che – aveva detto prima Kiko – “ci ha ispirato a formare comunità cristiane sull’esempio della Sacra Famiglia di Nazareth”. “Vi affido alla nostra Madre Maria – ha concluso il Santo Padre – affinché ispiri e sostenga sempre il vostro apostolato. Alla scuola di questa tenera Madre siate missionari zelanti e gioiosi. Non perdete la gioia! Avanti!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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