Gli uomini non possono distruggere la presenza di Dio nel cuore

Presentazione del libro “La soppressione del monastero di Monteluce di Perugia”

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ROMA, venerdì, 2 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Sabato 3 dicembre, Foligno – Monastero Santa Lucia, ore 16,00: Le Clarisse e l’Unità d’Italia.Incontro di presentazione del libro La soppressione del monastero di Monteluce di Perugia (12 maggio 1910). Atti della V Giornata di studio Osservanza francescana al femminile (Peruga – Monastero di Monteluce in S. Erminio, 12 maggio 2010) (Viator,14), Edizioni Porziuncola, Assisi 2011. Intervengono i professori Annibale Zambarbieri e Giuseppe Buffon.

Riportiamo dal suddetto volume il saluto dell’Abbadessa del Monastero delle Clarisse di S. Maria di Monteluce in S. Erminio di Perugia, madre Chiara Raffaella Sara.

Ringrazio la professoressa Casagrande, perché ha introdotto quello che volevo dire: “Il significato è da ricercarsi oltre la dimensione delle contingenze umane, ben al di là di esse”. Abbiamo parlato di mura che si buttano giù, di case che si distruggono – mi è piaciuto molto il prof. Belardi quando citava che “l’uomo si comporta come un vero e proprio cancro del pianeta” – …

Cosa possiamo dire? Possiamo cercare di ritrovare il filo rosso di un progetto buono che c’è dietro le nostre storie, dietro la storia piccola che gli uomini fanno e presumono sia molto grande. Ci sono delle cose che gli uomini possono distruggere, ma c’è la presenza di Dio nel cuore dell’uomo che gli uomini non possono distruggere.

Forse la presenza di Monteluce, delle sorelle che ci hanno preceduto – ed è davvero commovente leggere come hanno vissuto, cosa ci hanno raccontato –, diventa la nostra storia; siamo poche, siamotante, ma portiamo qualcosa, ricordiamo a tutti che nonostante tutto Dio non è stanco degli uomini e il suo progetto d’amore continua. Continua attraverso la nostra presenza, continua attraverso la presenza di tutti voi che siete qui.

Come dice il salmo – la tua via passava sulle acque e le tue orme rimasero invisibili – spesse volte bisogna aspettare e guardare indietro per poter riconoscere il piano, il progetto di Dio e trovare un senso alla storia. Noi possiamo trovarlo qui: le nostre sorelle, che sono state espropriate di tutto, sono diventate davvero molto povere, una povertà che forse a Monteluce non c’era più. Noi siamo qui grate al Signore che ha fatto questa storia.

Forse il nostro compito oggi è ricordare a noi e a tutti voi che il Signore vuole bene alla nostra storia e ha cura di noi, e questo il nostro monastero testimonia dal 1218 fino ad oggi.

Dal Memoriale di Monteluce. Cronaca del monastero delle Clarisse di Perugia dal 1839 al 1927, introduzione di G. Zarri e R. Chiacchella, vol. II, Assisi 2003, p. 189 [cronaca del 12 maggio 1910, giorno della forzata partenza dal monastero]:

«Maggio 12. Questa è la data funesta che segna il più triste dei nostri giorni, la partenza cioè dal nostro amato monastero. Qui la penna si arresta, ricusa di andare innanzi, le parole mancano a descrivere l’infausta scena […]. Pallide, mute, impietrite dal dolore, passammo l’ultimo dì del nostro soggiorno nel caro Monteluce in una penosa agonia. Stanche dalle lunghe fatiche dello sgombro, abbattute da un dolore indescrivibile, giravamo smarrite per i vuoti ambienti, e ora si dava il doloroso addio all’amato coro ricco di sante memorie, ora alle nostre piccole celle testimoni delle nostre gioie e dei nostri dolori, Giunse la sera e l’angoscia sempre crescente, opprimeva i cuori […]. L’ora fatale arrivò e alle ore 17 e½un omnibus ed un’automobile ci strapparono dal nostro caro asilo. Non un grido s’udì, non un lamento, ma forti di quella fortezza che solo Dio può dare, si varcò quella soglia, che se non erano gli empi solo da morte si doveva ripassare».

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ZENIT Staff

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