Gli atenei diventino "laboratori di umanità"

Benedetto XVI riceve in Udienza gli studenti universitari internazionali

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 2 dicembre 2011 (ZENIT.org). – Il dialogo tra le culture è uno strumento fondamentale per il nuovo umanesimo. Lo ha detto stamattina papa Benedetto XVI nel corso dell’Udienza ai Partecipanti al III Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti Internazionali.

Il Santo Padre ha esordito ringraziando monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, organo promotore dell’incontro. Ha poi auspicato che gli studenti che affrontano le “sfide del mondo globalizzato e secolarizzato” possano diventare “protagonisti nella missione della Chiesa”.

Il tema trattato per il Congresso è Studenti internazionali e incontro delle culture e, secondo il Papa, richiama “una realtà fondamentale nella nostra epoca e per il futuro dell’umanità e della Chiesa”.

L’incontro tra le culture, quindi, che ha come luogo privilegiato il mondo accademico ed universitario, deve avere come fondamento “i principi umani e cristiani, i valori universali”. È solo attraverso questi principi che gli studenti possono diventare “con la loro formazione intellettuale, umana e spirituale, artefici di un mondo dal volto più umano”.

Benedetto XVI ha poi posto l’accento sul crescente fenomeno degli studenti migranti, dovuto spesso a “carenza di formazione qualificata e di strutture adeguate nella propria terra” e spesso anche a “tensioni sociali e politiche”.

A questi giovani è importante “offrire una sana ed equilibrata preparazione intellettuale, culturale e spirituale”, onde evitare il fenomeno della “fuga dei cervelli” e permettere, piuttosto, che gli studenti internazionali “formino una categoria socialmente e culturalmente rilevante in prospettiva del loro rientro come futuri responsabili nei Paesi di origine, e contribuiscano a costituire dei ‘ponti’ culturali, sociali e spirituali con i Paesi di accoglienza”, ha aggiunto il Papa.

Le università e le istituzioni cattoliche di istruzione superiore, dunque, sono chiamate ad essere “laboratori di umanità” e non basta che stimolino gli studenti soltanto alla ricerca di una “qualificazione professionale”: è fondamentale, ha osservato il Pontefice, che diano una “risposta alla domanda di felicità, di senso e di pienezza, che abita il cuore dell’uomo”.

Gli atenei di aspirazione cristiana, pertanto, quando si mantengono fedeli alla loro identità, diventano “luoghi di testimonianza, dove Gesù può essere incontrato e conosciuto”. La diffusione di ideologie “deboli” è quindi una sfida per “incoraggiare le giovani generazioni nella ricerca e nella scoperta della verità sull’uomo e su Dio”.

“L’incontro fra gli universitari, poi – ha proseguito Benedetto XVI – aiuta a scoprire e valorizzare il tesoro nascosto in ogni studente internazionale, considerando la sua presenza come un fattore di arricchimento umano, culturale e spirituale”.

Il Santo Padre ha concluso esortando gli studenti ad approfittare degli anni universitari per “crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo” durante il proprio “itinerario di formazione intellettuale e culturale”.

“Conservando il vostro patrimonio di sapienza e di fede, nell’esperienza della vostra formazione culturale all’estero, potrete avere una preziosa opportunità di universalità, di fratellanza e anche di comunicazione del Vangelo”, ha detto infine il Papa.

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ZENIT Staff

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