Giustizia, misericordia, fedeltà

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Forse il “giorno del Signore” è già presente tra noi, per cui bisognerà prepararsi ad una fine incombente? Questo rischio era di ieri  (la comunità di Tessalonica), ma è anche di oggi, soprattutto se l’ipocrisia maschera un vuoto interiore e riduce la fede a pratiche di facciata, come i farisei del Vangelo. Sì, il Signore verrà; ma guarderà soprattutto i sentimenti e i pensieri, non le cose meramente esteriori. Nell’attesa della sua venuta, noi restiamo saldi nell’amore, mantenendo le sane tradizioni, ovvero seguendo ciò che viene autorevolmente insegnato e  predicato dalla Chiesa.

Meditazione

Giustizia, misericordia, fedeltà: ecco i capisaldi della Legge di Dio, che Gesù ribadisce a coloro che chiama “ipocriti”. Costoro vengono descritti come dei meticolosi osservanti delle norme “fiscali” della religione, nonché delle pratiche di purità rituale (pulizia di bicchieri e stoviglie, lavaggio delle mani e dei piedi…), però senza riuscire ad associare, a questi, pur giusti doveri, le esigenze di fondo della vera fede. In ogni pratica religiosa, infatti, ci sono prescrizioni più “lievi” e prescrizioni più “gravose”, o importanti. Queste ultime, che devono avere maggior peso, sono condensate nei tre termini usati da Gesù  per descrivere plasticamente la Toràh, così cara sia a lui che al pio popolo ebraico: giustizia, misericordia, fedeltà. Giustizia è, infatti, odio dell’iniquità: chi non la pratica, non è da Dio. Misericordia è quasi viscerale dedizione per l’altro, soprattutto se l’altro fosse debole o indifeso. Fedeltà è coerenza con le esigenze più rilevanti, derivanti dalla fede nell’Altissimo: «Bontà e fedeltà non ti abbandonino», suggeriva già il libro dei Proverbi (Prv 3,3). Giustizia, però, non dice solo riferimento alle aule di giustizia, non solo prevenzione del crimine e redenzione dei criminali. Misericordia non dice soltanto opere di misericordia corporale e spirituale. Fedeltà non riguarda il solo patto coniugale. Non si deve mai rischiare di fermarsi. Tutto questo, infatti, è da fare, come sono da praticare le altre osservanze rituali e quanto è suggerito dalla morale e dalla Chiesa. Tuttavia, per chi approfondisce la Legge di Dio, c’è sempre dell’altro, spesso ancora più esigente e radicale. Il modello a cui ispirarsi, infatti, è Dio stesso, il Dio fedele all’alleanza, misericordioso come una mamma, giusto giudice finale.

Preghiera

Signore Gesù, presento a te i pensieri e i sentimenti del mio cuore. Tu li vedi in maniera trasparente e ne verifichi la veracità, la fedeltà a te, la vera compassione per gli altri. Purifica ciò che, in me, è puramente esteriore e non si fa prendere, fin nel profondo, dall’amore per te.

Agire

Che cosa ho fatto, oggi, che non avrei dovuto fare, che cosa ho tralasciato mentre non avrei dovuto ometterlo? Oggi, per ogni mancanza, un’adeguata riparazione.

*

Meditazione del giorno a cura di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it


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ZENIT Staff

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