Daniele Crespi

WIKIMEDIA COMMONS

Giubileo, indulgenza e misericordia in San Carlo Borromeo

Il perdono, luogo dell’unione tra pietà umana e pietà religiosa 

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San Carlo Borromeo con testamento del 9 settembre 1576, ossia l’anno della peste, istituì suo erede universale l’Ospedale Maggiore di Milano. Intanto il papa Pio II accordò in occasione della festa dell’Annunciazione a cui era dedicata la Chiesa del medesimo ricovero il cosiddetto “Perdono”, ossia l’indulgenza in forma di Giubileo per anni alterni, cioè quelli dispari. Successivamente Pio IV – zio dello stesso Carlo Borromeo – diede valore perpetuo a tale indulgenza. Così si può vedere che il trinomio giubileo, indulgenza e misericordia si intreccia nella vicenda di san Carlo. Il 24 marzo 1962, proprio in occasione della festa del “Perdono” all’Ospedale Maggiore milanese l’arcivescovo cardinal Giovanni Battista Montini – futuro Paolo VI, recentemente beatificato – ebbe a evidenziare tale rapporto tra pietà umana e religiosa. 

È facile passare dalla pietà umana a quella religiosa che si volge a Maria. Sì, perché da secoli si verifica questo passaggio dalla considerazione di sé alla preghiera, dalle speranze umane a quelle celesti, perché soprattutto in questo luogo di dolore è possibile ridurre a preghiera le condizioni di vita che qui andate svolgendo. 

La prima [condizione per tale passaggio] è quella della contemplazione. Mediante questa via si scopre un’anima nuova ed inaspettata in Maria salutata “piena di grazia”. E in queste parole vi è non solo la bellezza, la perfezione estetica, ma quella che nasce dall’equilibrio interiore che è proprio della Madonna. Se gli ammalati saranno in grado di svolgere questa via di contemplazione, ad essi deriverà un conforto rasserenante, malgrado il dolore.

Ma non è sufficiente: la contemplazione si esprime in un bisogno di colloquio, di preghiera. Ecco la seconda via: quella della preghiera, mediante la quale si instaura una comunicazione tra la pietà umana e la pietà celeste. Badate ad esprimere alla Madonna quello che vi passa nel cuore e sarà pace, speranza, dolcezza, voglia di pregare e di godere la vita.

Ma una terza via si deve ancora percorrere quella dell’offerta. Tutto questo che avete nel cuore di spezzato, di dolorante, di scosso dal pessimismo, tutto diventa degno e capace di offerta. Si tratta di un offertorio che non ha prezzo, di una ricchezza notevole che diventa conforto per tutta la famiglia dell’Ospedale. Da tale unione deriverà consolazione a noi, e culto a Lei, alla Madonna. Così vogliamo, così sia.

*

Fonte: G. Colombo, Il Parroco della Ca’ Granda. Giovanni Battista Montini e l’Ospedale Maggiore di Milano, Milano 2013, pp. 115-117.

Per un approfondimento cfr. http://www.zenit.org/it/articles/verso-il-giubileo-con-san-carlo-borromeo

 

 

 

 

 

 

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ZENIT Staff

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