Giovanni Paolo II sarà Santo (Prima parte)

Monsignor Sławomir Oder racconta dell’attesa per la canonizzazione del Papa polacco

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 maggio 2012 (ZENIT.org).- In occasione del VII anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del I anniversario della sua beatificazione, Włodzimierz Rędzioch ha intervistato mons. Sławomir Oder, postulatore nel processo di beatificazione del Papa polacco.

di Włodzimierz Rędzioch

Monsigno Sławomir Oder è nato a Chełmża in Polonia nel 1960 ed è stato ordinato sacerdote 28 anni dopo a Pelplin, ma la maggior parte della sua vita sacerdotale l’ha vissuta fuori dalla sua Patria, a Roma. Nella capitale della cattolicità, ha studiato alla Pontificia Università Lateranense dove ha conseguito il dottorato in utroque iure; ha lavorato come educatore nel Seminario Maggiore e nel Tribunale di Appello del Vicariato di Roma di cui è diventato Vicario Generale.

Non ha mai dimenticato la Polonia, così presso la Congregazione delle Cause dei Santi ha seguito i processi di beatificazione dei Polacchi: rev. Stefan Frelichowski, rev. Władysław Korniłowicz e madre Elżbieta Czacka.

La vita di questo giovane sacerdote polacco è cambiata radicalmente quando il card. Camillo Ruini, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, gli assegnò il compito di postulatore nel processo di beatificazione di Giovanni Paolo II.

Per mons. Oder è stata “l’avventura della vita” che l’ha arricchito come sacerdote e come uomo.

In occasione del settimo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del primo anniversario della sua beatificazione ho incontrato mons. Oder per ricordare gli anni intensi del processo, ma anche per parlare del culto del nuovo Beato e della eventuale prossima, canonizzazione.

Come ha vissuto il 2011, anno della beatificazione di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: L’anno 2011è stato per me un anno molto particolare: il 1° maggio si è svolta la cerimonia della beatificazione di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre si è celebrata la prima festa liturgica del nuovo Beato. Così l’anno scorso, dopo sei anni d’intenso lavoro, ho raggiunto un traguardo importante: finalmente la Chiesa ha potuto offrire al popolo di Dio e al mondo questa splendida figura del nuovo Beato. Ma l’anno 2011 ha segnato soltanto la prima tappa perché il processo non si è fermato. Dal punto di vista teologico, “santo” o “beato” cambia poco. Cambia, invece, l’estensione del culto: per il beato il culto proposto è locale, nel caso del santo il culto è universale. Cambia anche il coinvolgimento dell’autorità pontificia: il pronunciamento sulla santità, cioè la canonizzazione, coinvolge l’infallibilità del Pontefice.

Questo vuol dire che il processo non viene rifatto per canonizzare un beato?

Mons. Sławomir Oder: Per quanto riguarda la canonizzazione, non viene rifatto il processo per accertare l’eroicità delle virtù perché tale eroicità è stata già accertata. Per poter raggiungere il traguardo di canonizzazione la prassi della Chiesa richiede un secondo miracolo che deve avvenire già dopo il giorno della beatificazione.

Torniamo agli anni del processo: Quali momenti salienti del processo di beatificazione Le sono rimasti impressi nella mente?

Mons. Sławomir Oder: Sicuramente il momento in cui il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma mi ha affidato questo incarico. E’ stato il giorno della visita di Benedetto XVI nella basilica di San Giovanni, il suo primo incontro con il clero di Roma. Nello stesso giorno il Pontefice ha reso nota la sua decisione di dispensare l’attesa per l’apertura del processo. E’ stato un grande segno di fiducia del Cardinale nei miei confronti. Io sono vicario giudiziario e già allora lavoravo come presidente del Tribunale di Appello del Vicariato di Roma. Questa nuova realtà si è aggiunta al mio lavoro quotidiano. Era una grande sfida professionale ma anche personale perché dovevo completamente riorganizzare la mia vita.

Il secondo momento importante è stata l’apertura del processo, il giorno della solennità dei santi Pietro e Paolo con la presenza dei rappresentanti delle Chiese locali, tra cui la Chiesa di Roma e la Chiesa polacca, ma anche i rappresentanti delle Chiese sorelle come il Patriarcato di Costantinopoli. Il carattere ecumenico dell’apertura del processo corrispondeva con uno dei tratti più significativi del pontificato di Giovanni Paolo II, cioè la dimensione ecumenica.

Poi è venuto il lavoro processuale: la raccolta di documenti e gli incontri con i testimoni. Tra i testimoni c’erano le persone che, insieme con il Papa, hanno contribuito al cambiamento della storia contemporanea. Dal punto di vista umano ho vissuto la bella esperienza di poter incontrare questi grandi protagonisti della storia.

Un momento molto emozionante è stato quando, poco dopo l’apertura del processo, sono stato chiamato in Francia per conoscere l’evento, che poi la Chiesa ha riconosciuto come miracoloso: la guarigione della suora Simon Pierre. Ho vissuto quel momento con grande commozione.

Non nascondo le emozioni con cui ho vissuto le varie tappe processuali: la consegna della Positio, il riconoscimento del miracolo e la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù.

Ma il momento più gratificante per me è stato il momento dello scambio della pace con il Santo Padre durante la Messa di beatificazione. Da un lato vedevo la grande gioia di Papa Benedetto XVI che sin dall’inizio voleva accompagnare questo processo con la sua benevolenza, con la discreta preghiera e con varie omelie ed interventi che erano il suo indiretto contributo a questo processo.

Dall’altro lato, subito dopo la Messa, quando ho lasciato piazza San Pietro ho visto l’entusiasmo della gente da tutto il mondo, la Chiesa in festa, allora ho sentito una grande gratitudine nei confronti di Dio e una grande soddisfazione personale.

Che cosa Le ha dato “indagare” sulla santità di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: Il processo di beatificazione è diventato per me l’avventura di guardare da vicino una storia sacerdotale, perché Giovanni Paolo II è stato Pontefice, cardinale e vescovo, ma è rimasto sempre un sacerdote, ha vissuto tutta la sua vita con lo spirito sacerdotale. “Indagare” su Giovanni Paolo II mi ha permesso di accostarsi ad un esempio splendido di sacerdozio, che mi ha entusiasmato, ha rafforzato la mia vocazione e mi ha dato molti stimoli per una crescita personale.

[La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata domani, lunedì 7 maggio]

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ZENIT Staff

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