"Giovanni Paolo II portò al trono di Pietro il messaggio della Divina Misericordia"

Intervista con il vescovo Josef Bart, rettore della Chiesa del Santo Spirito in Sassia e promotore della devozione al Beato Wojtyla

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di Josè Antonio Varela Vidal

ROMA, mercoledì, 2 maggio 2012 (ZENIT.org) – Più il tempo passa, ancor più si scopre la grande ricchezza lasciata dal Beato Giovanni Paolo II alla Chiesa e al mondo intero.

Grandi messaggi o interventi a favore dei popoli, così come le intermediazioni riservate, dimostrano la grandezza del cuore di un papa che ha pensato e pregato per tutti.

Un cuore che era stato forgiato in giovane età sull’imitazione di Gesù Misericordioso – una delle grandi devozioni nella sua nativa Cracovia – e che ha rappresentato l’impulso guida di tutto il suo pontificato, che ha lasciato un tesoro della fede in questi tempi difficili.

A un anno dalla beatificazione del papa polacco, ZENIT ha visitato la chiesa del Santo Spirito in Sassia, che molti oggi riconoscono come il ‘Santuario della Divina Misericordia’ – o anche di Giovanni Paolo II – visitato ogni giorno da un grande numero di pellegrini.

Nella Chiesa, si conserva una reliquia contenente il sangue e l’olio del Beato in un grande formato, benedetta anni fa dal suo ex segretario e oggi arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz.

Alcuni fedeli visitano la Chiesa anche per vedere la sedia che utilizzò il beato nella sua visita, che è la stessa su cui si poggia ogni giorno il rettore della chiesa, monsignor Josef Bart, che intervistato da ZENIT, ha raccontato come la sua missione, di rettore del Santuario e di polacco, è di far conoscere il dono della Divina Misericordia e dei suoi due più simbolici apostoli: San Faustina Kowalska e Giovanni Paolo II.

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Mons. Bart, che rapporto c’è tra la chiesa del Santo Spirito in Sassia e Giovanni Paolo II?

Mons. Bart: La chiesa di Santo Spirito in Sassia, che si trova a pochi passi della Basilica di San Pietro, è una chiesa che il beato Giovanni Paolo II, per sua personale decisione, ha voluto dedicare al culto della Divina Misericordia. Sappiamo che lui ha portato sulla sede di Pietro, dalla sua Cracovia – capitale del culto della Divina Misericordia – questo grande messaggio trasmesso da santa Faustina Kowalska e ha desiderato che, proprio dal cuore del cristianesimo, si elevasse il “grido” alla misericordia di Dio.

Tra l’altro, la Chiesa è diventata da poco un santuario dedicato proprio a Giovanni Paolo II…

Mons. Bart: Certo, dopo la sua morte in questa chiesa è custodito un cimelio del Beato: una gocciolina di sangue depositata in un antico reliquiario. C’è inoltre una cappella a lui dedicata. Questa presenza aiuta quanti vengono in questa chiesa ad accogliere la grande eredità che Giovanni Paolo II ha lasciato, insieme a quella di santa Faustina.

Giovanni Paolo II , inoltre, è morto proprio alla vigilia della festa della Divina Misericordia. Molta gente, quindi, solo dopo la sua morte ha riscoperto e ritrovato questo grande messaggio, e questo ha fatto sì che anche il flusso dei pellegrini qui crescesse esponenzialmente.

Il Beato Wojtyla aveva visitato questa Chiesa?

Mons.Bart: Sì, il 23 di aprile del 1993 è venuto qui per donarci una grande icona di Gesù Misericordioso e, per la prima volta, la ha benedetta solennemente in Chiesa. All’epoca, non era ancora ufficiale la domenica della Divina Misericordia.

Che ruolo ha avuto la Chiesa nella beatificazione di un anno fa?

Mons. Bart: A tal proposito, basta ricordare il fatto che Benedetto XVI abbia scelto proprio la domenica della Divina Misericordia per innalzare agli onori degli altari Giovanni Paolo II, in virtù proprio di questo stretto legame.

Il papa ha detto infatti che si può riassumere tutto il pontificato del suo predecessore come l’annuncio della Divina Misericordia. In quel giorno, tra l’altro, abbiamo distribuito qui in Chiesa circa di 100.000 sante comunioni….

Le è mai capitato di sentire dalla gente di aver ricevuto qualche grazia speciale dal Beato?

Mons. Bart: La gente ogni giorno quando viene in questo santuario e si avvicina alla reliquia di Giovanni Paolo II, depone delle lettere in cui scrive le proprie intenzioni, preghiere o richieste di conversioni, come ad esempio per il figlio che è andato via di casa.

Vengono spesso a pregare e implorare grazie molti genitori che chiedono l’aiuto per i bambini malati, dal momento che qui vicino c’è l’Ospedale Bambin Gesù.

Secondo lei, in quest’anno, cosa ha conosciuto in più la gente di questo grande Papa?

Mons. Bart: Giovanni Paolo II è stato un uomo di grande coraggio, non dimentichiamo che ha iniziato proprio il suo pontificato dicendo ‘Non abbiate paura!’. Oggi incontriamo tantissimi problemi nel mondo di ordine materiale e spirituale e la gente è tentata a cadere nella disperazione, nella tristezza, nell’angoscia e nella solitudine.

Molte di queste persone ritrovano, perciò, nel pontificato di Giovanni Paolo II, nella sua figura, nel suo magistero così ricco, il coraggio di fissare lo sguardo proprio su Cristo, affidandosi alla sua infinita misericordia dalla quale provengono ogni grazie.

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ZENIT Staff

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