Giovanni Paolo II in Sicilia, anatema contro la mafia

Vent’anni con il Parlamento della Legalità, i Consigli Comunali dei Ragazzi e le Navi della Legalità

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Sono trascorsi vent’anni dalla visita di Papa Giovanni Paolo II in Sicilia. Nei giorni 8 e 9 maggio del 1993, la Sicilia ricevette la prima importante visita del Papa polacco e, tra i tanti eventi collegati a quel ricordo, è passato alla storia il discorso pronunziato il 9 maggio 1993 a conclusione del solenne Pontificale celebrato a Piano San Gregorio, nella Valle dei Templi, ad Agrigento, quando lanciò l’anatema contro la mafia e i suoi “carnefici”.

Le sue parole con tono accorato e vibrante risuonano ancora oggi nella storica e antica Valle: “Lo dico ai responsabili… Verrà una volta il GIUDIZIO DI DIO”. E il monito al “pentimento”, anzi l’imperativo: “Pentitevi!”, veniva rivolto a tutti coloro che operano nel male affare della criminalità e non solo quella dichiarata.

Parole meditate, pensate, ripensate e urlate alla coscienza di chi fingeva che il discorso non fosse indirizzato a lui.  

Passano gli anni e un giornalista Rai intervista Mons. Carmelo Ferraro, oggi Arcivescovo Emerito della Diocesi di Agrigento, dicendo “Eccellenza, ma il grido del Papa ha prodotto qualcosa?”. Il Pastore della Chiesa agrigentina si ferma un attimo, riflette e dice: “Si, la nascita del Parlamento della Legalità”. 

La risposta del saggio Pastore ha dato grande soddisfazione ai volontari operatori del Movimento che, guidato dal prof. Nicolò Mannino, opera capillarmente nelle scuole e non solo della Sicilia, per promuove la cultura della legalità.

E’ questo un impegno sociale oltre che ecclesiale che coinvolge tutti ed in particolare i giovani, la nuova linfa della società siciliana che intende operare per il riscatto dell’isola, liberandosi dal triste marchio “mafioso”, che la caratterizza.

Anche la manifestazione del 23 Maggio potrà essere considerato un positivo germoglio scaturito dal celebre discorso-anatema di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento. Nel giorno dell’anniversario della strage di Capace, infatti, le Navi della legalità mobiliteranno migliaia di studenti provenienti da tutte le scuole d’Italia, i quali, a Palermo, presso l’aula bunker dell’Ucciardone, presenteranno le loro esperienze e riflessioni sulla legalità non solo proclamata e nel pomeriggio parteciperanno al grande corteo fino all’Albero Falcone.

Dunque, il seme della cultura della legalità messo a dimora in terra di Sicilia si diffonde e si ramifica in tutte le regioni del Sud e del Nord, apportando una significativa lezione di impegno civico che comincia sui banchi di scuola ed è proiettato alla formazione integrale dell’uomo e del cittadino onesto e rispettoso delle norme.

La capillare azione di educazione alla Cittadinanza e Costituzione, promossa dalla Direzione Generale per lo Studente presso il Ministero dell’Istruzione, con la guida del Direttore generale, dott.ssa Giovanna Boda, è in linea con il processo educativo per la formazione di una corretta coscienza civica.

La prassi della democrazia partecipata, la presenza e la diffusione in Italia dei Consigli Comunali dei Ragazzi, l’esperienza di democrazia applicata attraverso l’imparare facendo con la simulazione del Consiglio Comunale della scuola “piccola città”, sono tutte prassi che rivelano impegno e ricerca di legalità e promuovono un reale apprendimento capace di modificare il modo di pensare, di sentire e di agire negli studenti e quindi anche presso i genitori.

Ogni anno, il 9 Maggio, il Centro Studi Parlamento della Legalità celebra il suo “battesimo” e quest’anno ha promosso un incontro presso il Provveditorato Regionale delle Carceri a Palermo per riflettere su cosa fare per essere veramente “Ambasciatori” di una cultura di vita. 

La mafia, infatti, è segno di morte e di distruzione, e soltanto la cultura della vita, la centralità dell’uomo-persona, la difesa dei diritti umani, costituiscono un positivo antidoto al male che riappare sempre anche sotto forme nuove e moderne.

Il richiamo al Giudizio di Dio, fatto con autorevolezza da Giovanni Paolo II dovrebbe trovare positivo riscontro anche nell’azione catechetica e formativa della pastorale di nuova evangelizzazione che rimane sempre radicata alla Tradizione e al Magistero della Chiesa.

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Giuseppe Adernò

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