"Giovani, giocatevi la vita e scommettete su grandi ideali!"

Il messaggio del Papa ai giovani brasiliani per l’Incontro nazionale della Pastorale giovanile, in corso a Manaus fino a domenica 25 gennaio

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“Non perdete la speranza ed il sogno, voi siete profeti di speranza, siete il presente della società e della nostra amata Chiesa e, soprattutto, siete coloro che possono costruire una nuova civiltà dell’amore”. Così Papa Francesco nel suo messaggio inviato in occasione del IX Incontro nazionale della Pastorale giovanile del Brasile (Enpj), in corso a Manaus fino a domenica 25 gennaio.

Il documento – riportato in ampi stralci dal sito della Radio Vaticana – è indirizzato ad Aline Ogliari, segretario nazionale dell’Enpj, e ad Alberto Chamorro, membro della Commissione nazionale degli assessori della Pastorale giovanile. In esso, il Pontefice invita i ragazzi a “giocarsi la vita ed a scommettere su grandi ideali”, perché “siamo stati scelti dal Signore non per cose piccole, ma per cose grandi”.

Tema dell’Incontro è tratto dal Vangelo di Giovanni, “Maestro, dove abiti? Venite e vedrete!”. Questa stessa domanda – ribadisce il Papa – “alberga nel cuore dell’uomo in tutte le circostanze”, tanto che “anche oggi questa domanda bussa alla porta della nostra coscienza: cosa desideri della vita? Che senso dai al tempo? Come gestisci i momenti della tua storia personale? Hai presente il tuo futuro in modo definitivo e il tuo contributo per il bene di tutti?”.

Tutti questi quesiti hanno un’unica risposta, evidenzia Francesco: ‘Venite e vedrete’, “la risposta di Gesù che rimane come modello per tutti i pellegrini della verità”.

Il Papa esorta quindi a “lasciarsi plasmare” dal Signore, a “vivere insieme a Lui, a condividere la Sua vita, ad accogliere il Suo sguardo penetrante, a lasciarsi attrarre ed afferrare da questa esperienza gratificante che risponde alle aspirazioni più profonde del cuore umano”. Si tratta, cioè, di fare come i discepoli che “dal Maestro hanno imparato il modo per realizzare la loro missione: curare i malati, sfamare gli affamati, vivere con gioia sincera, lasciarsi guidare dall’amore universale e generoso che Dio ha per noi, accogliere i deboli e gli emarginati”.

Come gli apostoli inoltre è necessario soprattutto “andare ai quattro angoli della Terra ad annunciare la vocazione più alta di tutti gli esseri umani, ad avere cura della dignità della persona, a costruire relazioni sulla base della regola d’oro ‘Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te’, a riconoscere che la civiltà dell’amore manifesta, nel modo migliore possibile, una convivenza sostenibile nella società”.

D’altronde, ricorda Papa Francesco, “a cosa servirebbe dire che siamo seguaci di Cristo se restiamo indifferenti ai dolori dei nostri fratelli?”. Come dice l’apostolo Giacomo, “Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”. Per questo, il Santo Padre ripone le sue speranze nei giovani affinché “diano testimonianza, con le loro vite, di Cristo liberatore”.

“La Chiesa vi ama” conclude, quindi non bisogna ascoltare chi oggi parla in modo sprezzante dei giovani, perché “sono gli stessi ragazzi a dare prova di impegno, fedeltà e gioia”. 

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ZENIT Staff

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