Giornata Mondiale della Gioventù: occhi e cuori nuovi

Il malessere della società del benessere

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di Rafael Navarro-Valls*

MADRID, mercoledì, 13 luglio 2011 (ZENIT.org).-A poco meno di un mese dal suo inizio, la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Madrid è già quella che ha ricevuto il maggior numero di iscrizioni da parte dei giovani. Un buon augurio per ciò che sarà questa Giornata che si svolge a 28 anni dalla prima giornata realizzata a Roma. È curioso che, allora, l’attenzione dei media era incentrata sul rischio di devastazione delle zone verdi, ad opera della “orda dei giovani” che sarebbe avanzata su Roma: uno di quegli scoop catastrofici che a volte la stampa tira fuori per poi sospirare sollevata nel constatare che tutto si è risolto in una “pacifica invasione” che ha rallegrato il cuore dei romani e rispettato le scarse zone verdi di Roma.

La verità è che queste Giornate hanno visto le concentrazioni più “oceaniche” che la storia abbia mai conosciuto. Per esempio, nella Giornata che si è svolta a Manila nel 1995 si sono concentrati quattro milioni di giovani. Nell’ultima Giornata, a Sydney, i convenuti hanno superato quelli presenti ai Giochi olimpici del 2000. Per Madrid ci si attende un numero tra un milione e mezzo e due milioni di giovani.

Perché Dio interessa così tanti giovani, a prescindere di chi sia il suo araldo: un Papa riflessivo di 84 anni come Benedetto XVI o uno più attivo come Giovanni Paolo II? Nelle diverse GMG sono stati intervistati molti dei partecipanti e le risposte sono solitamente state: 1) Nessuno (nessun professore, familiare, ecc.) mi ha mai parlato con la chiarezza e l’esigenza del Papa; 2) Non so se sarò all’altezza dell’etica che ci sta chiedendo; 3) Che viva o non viva ciò che dice, “quel signore” (il Papa) ha ragione.

Queste risposte danno ragione a quei sociologi che ritengono che in questo XXI secolo, “Dio va alla grande”; probabilmente sarà “il suo” secolo. Lo sarà – beninteso – nella misura in cui i suoi portavoce – che normalmente agiscono nel contesto delle democrazie, alle quali sembrano puntare le grandi correnti sotterranee del XXI secolo – sapranno risvegliare le sensibilità sopite che stanno dietro le quinte. È noto che l’opinione pubblica nelle democrazie è composta solitamente da un insieme di sensibilità per certi mali e di insensibilità per altri. Tra questi ultimi figurano la mediocrità morale e altri valori spirituali dormienti nel flusso circolatorio della società.

I giovani – e meno giovani – che ad agosto invaderanno le strade di Madrid vogliono qualcosa di diverso dal solito messaggio dell’ideologo di turno secondo cui non esiste né il bene né il male, ma solo una densa nebbia che avvolge le azioni e le persone nel suo relativismo morale. Il Papa probabilmente dirà esattamente il contrario: di fronte al soggettivismo etico, parlerà di verità oggettive; di fronte all’edonismo consumista, insisterà sulla solidarietà e la temperanza; di fronte a un orizzonte culturale tinto di pessimismo, farà leva sulla bellezza della verità.

L’importanza di questa nuova visita a Madrid di Benedetto XVI (forse la sua ultima visita in Spagna), risiede nel fatto che in questa occasione i suoi giovani interlocutori rappresentano un terreno particolarmente avido di assorbire gli affabili, ma energici, richiami a risvegliare quei valori sopiti. Dal valore di non sacrificare tutto sull’altare della carriera (compresa l’etica e la solidità familiare), all’avvio di una rivoluzione religiosa silenziosa, che mostri la dimensione globale dell’iceberg di miseria spirituale occultato in una società orfana di stimoli morali.

Ciò che ci si attende dalla visita di Benedetto XVI è che dissipi quella nebbia di “malessere” che si cela nelle società del “benessere”. In una parola, aiutare a formare occhi e cuori nuovi per superare la visione meramente biologica del vivere umano.

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*Rafael Navarro-Valls è docente della Facoltà di diritto dell’Università Complutense di Madrid e segretario generale della Real Academia de Jurisprudencia y Legislación spagnola.

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ZENIT Staff

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